“Uccelli” di Hitchcock diventa uno spettacolo teatrale
Parole e musica che creano pathos al festival IF di Roma. Attori vincolati davanti ai leggii, il palco diviso in due da stendardi e proiezioni. Incredibile come un testo del 1952 riesca a parlare del presente e del futuro del pianeta
Teatro e fantascienza. Un binomio solo apparentemente insolito, come dimostra il festival IF/ Invasioni (dal) Futuro_New Era, progetto multidisciplinare che incarna a pieno lo spirito di un’invasione creativa, estrinsecandosi in diverse forme, dal teatro alla musica, dall’arte alla filosofia. Del resto, IF non potrebbe definirsi come “Invasioni (dal) Futuro” se fosse privo di quella fluidità necessaria per affrontare la contemporaneità attraverso tematiche a prima vista lontane dalla stessa e invece estremamente urgenti e attuali; caratteristica propria di molte opere fantascientifiche che, seppur scritte nel secolo scorso, colpiscono ancora oggi per l’inquietante valenza profetica.
GLI UCCELLI DI HITCHCOCK IN VERSIONE MELOLOGO
Il 3 agosto ha debuttato a IF, in prima nazionale, lo spettacolo Gli Uccelli, con regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Un melologo Sci-Fi multimediale, tratto dal racconto di Daphne Du Maurier che ispirò il celebre film di Alfred Hitchcock. Il melologo è la particolare forma di teatro adottata da IF, un concept in cui musica inedita e parole si compenetrano, accompagnate dalle immagini proiettate su cinque stendardi semitrasparenti che dividono lo spazio del palco in due. Le proiezioni, al centro dell’essenziale impianto scenografico, sono l’unico elemento in movimento della scena, dal momento che gli attori sono “vincolati” ai loro leggii. Tutto il pathos è creato attraverso parole e musica, composta da una fusione tra suoni elettronici e suoni concreti, tra melodia, rumori e voci. Gli Uccelli, nella versione di lacasadargilla, offre una visione diversa rispetto al film thriller, dal momento che, nell’adattamento di Roberto Scarpetti, la parola è data non solo agli esseri umani ma anche agli uccelli, per far esprimere loro tutto il rancore provato nei confronti degli uomini, responsabili della distruzione del pianeta.
UNO SPETTACOLO IN CUI PARLANO ANCHE GLI UCCELLI
Lo spettacolo/melologo è frutto di un sapiente lavoro di scrittura, grazie al quale i suoni si trasformano in vivide immagini. Il testo è fortemente onomatopeico, soprattutto quando la parola viene data agli uccelli. Le loro battute sono scandite in modo particolare, suggestivo, facendo sì che i suoni pronunciati siano sempre brevi, così da ricordare il cinguettio, il calpestio e il frullio dei volatili. Gli attori – Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Stefano Scialanga, Camilla Semino Favro –, essendo limitati nei movimenti, compiono un lavoro magistrale sulle voci, andando di pari passo con la musica di Alessandro Ferroni all’elettronica e Fabio Perciballi alla chitarra elettrica. Gli abiti, gli accessori, i drink tenuti quasi casualmente in mano contribuiscono a creare un’atmosfera distopica, proiettando così il pubblico in una dimensione in bilico tra un passato, un presente e un futuro incerti.
DISASTRO CLIMATICO E INSTALLAZIONI AL TEATRO INDIA
Stupisce come un testo del 1952 possa aver descritto in maniera così dettagliata le conseguenze catastrofiche del climate change che stiamo vivendo, prefigurando una ribellione della natura agli esseri umani, innescata da una brusca variazione climatica. E se, come afferma uno dei protagonisti, “le cose bisogna viverle in prima persona per esserne toccati”, Gli Uccelli è da vedere per respirarne a pieno il dramma. Lo spettacolo, come tutti i melologhi Sci-Fi dell’IF Festival, è preceduto dalla proiezione, sulla facciata del Teatro India, dell’installazione multimediale site specific Across the Universe into a Paper Cup #3, a cura di Alessandro Ferroni e Maddalena Parise.
– Ludovica Palmieri
https://www.lacasadargilla.com/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati