Musica e arti visive nella nuova performance di gruppo nanou
Ci sono anche l’intervento dell’artista Alfredo Pirri e la colonna sonora di Bruno Dorella nella performance “Paradiso”, presentata da gruppo nanou al Ravenna Festival
Un universo liquido, dove sospendere il tempo e fluttuare in uno spazio mesmerizzato. Tappeti specchianti rifrangono un dolore iridescente, un’estasi languida e dilatata che sommerge le pareti e le capriate delle Artificerie Almagià a Ravenna. Luccicanze opalescenti colorano lo spazio, rilasciando e mutando gradienti, avvolgendo come in un’unica superficie la sala. Alle estremità due lingue di luce si estendono verso l’alto, come a pronunciare il senso dell’ascesa. Paradiso è un luogo, un contesto di relazione, uno spazio di attesa, di possibilità. Corpi attraversano, corpi siedono, corpi camminano e roteano, corpi tracciano lo spazio sempre con inedite soluzioni, in una peregrinazione che non ha più meta, bastevole a se stessa, come l’armonia di un canto. Tra lo stare e il mutare, gli astanti sono invitati a prendere posto nello spazio e a condividerlo, a muoverlo, a fluttuare tra gli accadimenti. Ispirata al Paradiso di Dante, la long duration performance di gruppo nanou, Alfredo Pirri e Bruno Dorella incarna due dei motivi che contraddistinguono la Cantica: la diffusione della luce e la presenza del suono che, nel poema dantesco, è “suono armonioso di un’armonia straordinaria che accompagna tutto il corso del Paradiso”, come indicava il compianto linguista Luca Serianni. Lo fa attraverso la collaborazione con Alfredo Pirri, artista visivo che da anni lavora sulla spazialità della luce, sulla capacità di coniugare attraverso essa il visibile con l’invisibile, e riverberare il suo aspetto vibratorio, mutevole, percettivo, immaginifico in e attraverso l’architettura.
LA PERFORMANCE PARADISO DI GRUPPO NANOU
Per Paradiso Pirri ha concepito un luogo di rifrazioni e riflessi, costellato di cupole affioranti in plexiglas che emergono dalla superficie dei tappeti. Appaiono come isole, approdi, gemme, visioni che rifrangono e proiettano nuovi raggi. La composizione sonora è affidata a Bruno Dorella, musicista poliedrico con all’attivo alcune delle formazioni più interessanti del panorama indie, noise, doom italiano (OvO, Bachi da pietra, Ronin). Qui, alle prese con sonorità elettroniche, digitali e analogiche, dilata le pulsioni più tribali e abissali del suo immaginario musicale in una colonna sonora al rallenty, slabbrata, morbida, calda e dissolta come un fade out. Laconiche la gioia e la grazia di questo Paradiso, solcato da roteazioni e traiettorie di danzatori e danzatrici, sulle coreografie concepite da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, che attraversano lo spazio con leggerezza, estensione, rapidità. A volte persino potenza, come nelle azioni della stessa Bracci, cofondatrice del collettivo, che sembra rilucere, folgorare, tra le altre presenze come compagna di splendore, con il suo corpo eroico, possente e insieme delicato, aperto all’essere, allo spazio, al tempo, all’altro, all’altrove.
L’OMAGGIO DI GRUPPO NANOU A DANTE
Volti bendati, costumi strisciati di glitter, avvicinamenti di corpi che vociano, rivelano e sussurrano misteriose parole come in una babele che ha placato il suo caos, perché qui la comprensione si veicola per altre soglie e linguaggi. Una figura in accappatoio rosso e pinne da nuoto attraversa a piccoli passi lo spazio, forse Dante, osservatore che con ironia ricorda l’estraneità umana a quel mondo di anime lucenti. E così si resta, sospesi e costantemente coinvolti, in questa casa del canto, luogo di beatitudine celestiale e possibilità che si espande come una forma di contagio in un invito ad abbandonarci a una stasi dinamica, e insieme a una dynamis statica, dove tutto muta. Un invito che interroga sulla possibilità di partecipare a un nostro Paradiso attraverso una pratica costante del corpo, la definizione di un posizionamento, il prendere e occupare spazio, abitare e condividere un tempo e un luogo di coesistenza. Nell’opacità luminosa di questa visione potrebbero riecheggiare quasi per contrasto le parole di Franco Fortini, lontanissimo dall’eburnea luce dantesca, che ci riportano verso cieli concreti e impuri, forse impazziti, richiamando la possibilità di praticare oggi in forme terrene il nostro paradiso, come forma di resistenza.
“Cercare i nostri eguali osare riconoscerli
lasciare che ci giudichino guidarli esser guidati
con loro volere il bene fare con loro il male
e il bene la realtà servire negare mutare”.
‒ Maria Paola Zedda
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