A Milano il festival diffuso che parla di cura

Corpo, tempo, community care, partecipazione. Sono questi i temi affrontati dal festival milanese Le Alleanze dei Corpi, pensato per dare una forma concreta alle urgenze di oggi

Fino al 23 dicembre spettacoli, performance, residenze, laboratori e talk saranno il fulcro della nuova edizione de Le Alleanze dei Corpi, il festival diffuso che si “propaga” nel tessuto sociale e cittadino di Milano. Ci siamo fatti raccontare i dettagli dai curatori Maria Paola Zedda ed Emanuele Braga.

L’anno scorso Le Alleanze dei Corpi rifletteva sul tema della rigenerazione di spazi urbani secondo una modalità partecipativa, quest’anno il tema è quello della cura. In che modo queste due tematiche sono connesse?
Maria Paola Zedda: Nella precedente edizione la cura era presente, intesa come una rifondazione della vita comunitaria, condivisione dei saperi e dei corpi, ridiscussione del tempo ‒ non più tempo del consumo e della produzione ma tempo del dispendio e della relazione, momento di empowerment e di coesione tra persone, di benessere, di self e community care. Ma anche riconoscimento dei saperi invisibilizzati, spesso di pertinenza delle donne. In questa edizione, la cura si apre a una prospettiva intersezionale: il diritto alla città, la giustizia sociale, la prospettiva decoloniale, le nuove questioni meridionali.
Emanuele Braga: L’autonomia energetica o una casa degna e un reddito per tutt* mi sembrano oggi istanze molto più utopiche rispetto alla possibilità di creare safer spaces, piccole comunità di cura. Le micro-politiche sono l’unico spazio di agibilità politica alternativa che ci è rimasto. Il festival di quest’anno riflette questo bivio.

Come si declina il tema nella programmazione, nei formati oltre che nei contenuti?
Maria Paola Zedda: Via Padova è dedicata principalmente al tema del corpo, del suo potenziale nella riscrittura degli spazi pubblici: processi partecipativi, camminate sul tema della percezione del pericolo della notte da parte di donne e persone non binarie (Valentina Medda), free school di danze urbane e non, sharing training (Ariella Vidach), percorsi itineranti (Francesca Marconi), ma anche proiezioni e pratiche di vogueing (Jacopo Miliani). A San Siro il diritto alla città e la giustizia sociale diventano inchieste, concerti di trap al femminile per decolonizzare il linguaggio della musica e potenziare la presenza delle autrici del Quadrilatero di San Siro (Voci di Periferia), installazioni coreografiche (Sara Mikolai ed Enzo Cosimi).
Emanuele Braga: Cerchiamo di attivare dei processi, attraverso residenze e laboratori che poi diventino dei momenti di condivisione pubblici e di dibattito, tra artisti, non artisti e territorio. Incondizionatamente di Institute of Radical Imagination è un’inchiesta militante nella città sul tema del reddito, del lavoro, del diritto alla casa e della giustizia sociale. Dopo due mesi di lavoro la performance è la messa in scena della presa di parola da parte delle persone che hanno partecipato al processo.
Per Una sauna di Sara Leghissa trasformiamo KIN, uno spazio nel cuore delle case dell’edilizia popolare ALER di San Siro, in una sauna pubblica a disposizione degli abitanti. Il pubblico non è un cliente ma persone con cui fare assieme feste, dibattiti e co-ricerca.

Sara Mikolai. Photo Owen Fiene

Sara Mikolai. Photo Owen Fiene

IL FESTIVAL LE ALLEANZE DEI CORPI A MILANO

Che relazione si crea con il territorio (o i territori) incontrati dal festival e come fare in modo che gli effetti di questo dialogo non siano solo qualcosa di effimero?
Emanuele Braga: Aiutando le lotte che già esistono e gli oppressi che già sono potenziale soggetto di trasformazione. Gli attivist* intellettuali che facevano co-ricerca nelle fabbriche negli Anni Settanta non andavano a insegnare agli operai come fare la rivoluzione, ma andavano a fare inchiesta, a imparare a costruire discorsi di lotta.
È necessario decolonizzare la supposta funzione della cultura istituzionale.
Da artisti dobbiamo ascoltare e imparare dai territori, schierarci al fianco di ciò che già è in lotta e ha esigenza di prendere voce.
Maria Paola Zedda: Siamo stati tentacolari, abbiamo steso reti, alleanze, ma soprattutto abbiamo attivato un intreccio di utopie e forze visionarie. Abbiamo chiesto ai nostri simili di tracciare proposte, e a volte abbiamo accompagnato mondi complessi da avvicinare, procedendo in punta di piedi, attenti a non fare del progetto un atto di appropriazione. Piuttosto abbiamo messo a disposizione i nostri saperi e le nostre realtà, mixato centri e periferie, lavorando su cortocircuiti nomadi. Le Alleanze dei Corpi ritrae il caos e lo riarticola. Questo speriamo possa produrre una prossimità sempre più generativa che crei autonomia. Stare accanto al problema è la nostra attitudine.

Quali sono i partner del progetto? Il PAC ma anche associazioni e istituzioni che operano fuori dall’universo artistico?
Maria Paola Zedda: Oltre al DiDstudio, Landscape Choreography e ZEIT che hanno scritto il progetto, ci sono il KINlab, spazio di Piazza Segesta, Standards, collettivo con cui condividiamo una visione nel campo del suono, progetto Aisha, associazione per la lotta alla violenza di genere, Qcode, magazine di geopolitica, CURE e Micambio, nei quartieri. Ma ci sono altre alleanze, quella con BASE, il PAC, il Cinema Beltrade, 1,2,3 Mosso, MARE culturale urbano. Via via che costruiamo relazioni, le reti estendono le loro maglie.
Emanuele Braga: Molti degli spazi citati da Maria Paola sono luoghi “mostruosi”, irrequieti, altri modelli di educazione e arte militante, spazi politici del contemporaneo.
Il Ministero dei Beni Culturali e il Comune di Milano ci danno gran parte dei fondi che ci permettono di lavorare, e dobbiamo essere responsabili nello spendere soldi pubblici stando in ascolto e dando voce alla città che siamo.

‒ Chiara Pirri

https://www.lealleanzedeicorpi.org/

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Chiara Pirri

Chiara Pirri

Chiara Pirri (Roma, 1989), residente a Parigi, è studiosa, giornalista e curatrice, attiva nel campo dei linguaggi coreografici contemporanei e delle pratiche performative, in dialogo con le arti visive e multimediali. È capo redattrice Arti Performative per Artribune e dal…

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