NAO: a Milano il festival di arti performative rivolto ai giovani
Non più solo danza e non più solo Fabbrica del Vapore: quest’anno NAO Performing Festival si espande in nuovi spazi cittadini con un programma di tre settimane basato sul tema del giardino
NAO Performing Festival compie tredici anni: la manifestazione milanese incentrata sui linguaggi della danza e della performance inaugura l’8 settembre 2022 e continua per tre settimane. Il programma è ibrido e accoglie linguaggi diversi oltre alla danza, sempre generatrice del percorso, come musica, cinema e letteratura, spostandosi fra gli spazi della Fabbrica del Vapore, il DiD studio (da sempre promotore del festival) e la novità di quest’anno, la sede del Nuovo Armenia, luogo di attivazione culturale, sociale e politico nelle ex stalle di Villa Hanau, nel quartiere di Dergano e in dialogo con la manifestazione Across Asia Film Festival.
Un festival che da sempre ha un occhio di riguardo verso le nuove generazioni e verso la scena emergente e che quest’anno sarà inaugurato da un ospite di fama internazionale, scelta non casuale: le parole chiave di questa edizione sono trasformazione e ibridazione, da intendersi sia nella pratica artistica che in quella quotidiana nei confronti dell’ambiente che abitiamo, per questo la scelta di aprire il festival con un lavoro del coreografo francese Jérôme Bel, che da anni si rifiuta di prendere aerei collaborando solo a distanza con i suoi interpreti, come ha fatto per la realizzazione del solo inaugurale Laura Pante, diventa qui un invito a possibili cambi di rotta sul piano comportamentale.
Così il tema scelto quest’anno è il giardino, inteso come habitat interspecie, spazio concluso, ecosistema politico, spazio interstiziale di resistenza, un’oasi dove ripensare prospettive ecologiche e di sostenibilità ambientale e dove far germinare nuove ricerche, anche attraverso una sezione dedicata quale è Dance TAZ -Temporary Autonomous Zone, progetto che NAO porta avanti da anni, uno spazio di libertà, autogestione e sperimentazione aperto a quanti vogliano mostrare il proprio lavoro in un contesto fluido.
Abbiamo parlato con Maria Paola Zedda, curatrice insieme a Claudio Prati di questa edizione, che racconta gli intenti del festival e il lavoro degli artisti in programma.
INTERVISTA A MARIA PAOLA ZEDDA
Da dove arriva il tema del giardino e, di conseguenza, con quale criterio hai scelto, insieme a Claudio Prati, gli artisti ospiti e in quali direzioni tematiche si dirigeranno i lavori proposti?
Il progetto è nato a partire dalle pratiche di trasformazione attivate alla Fabbrica del Vapore nel progetto Vapore d’Estate, con cui il DiD studio collabora. Con VAPORE, Fabbrica e in particolare la Cattedrale sono state trasformate in un giardino, in un luogo di accoglienza per specie diverse, dove ripensare l’interdipendenza tra mondo animale (umano e non) e vegetale anche dal punto di vista performativo.
Gli artisti scelti sono stati pensati a partire dal loro interesse a lavorare su ambienti e su pratiche corporee che considerassero la relazione tra biologico e artificiale, organico e inorganico, che pensassero all’ibridazione, al tropicalismo contemporaneo come giardino planetario, riflettendo sui temi dell’estinzione e della salvaguardia del pianeta. In questa ottica emergono sicuramente i lavori di Simone Montozzi con ARCA, Mike Cooper, Barbara Stimoli e Cosetta Raccagni, nelle pratiche oltre che nelle poetiche il lavoro Laura Pante di Jérôme Bel e quello di Barbara Berti.
In una città come Milano non mancano programmazioni di spettacoli di danza, teatro, performance o proposte musicali di varia natura, dalle più istituzionali a quelle più underground, cosa che tuttavia potrebbe rendere più difficile creare risonanza intorno a ciascuna realtà: dato questo scenario, dove intende inserirsi NAO e a chi si rivolge?
NAO è alla sua XIII edizione. Si distingue per un’attenzione alle nuove generazioni che rispondono a un interesse sull’innovazione e sull’intersezione dei linguaggi. Spesso sono scelti artisti che poi saranno presentati in scenari più ampi e riconosciuti. Rappresenta uno spazio di ricerca dedicato a quanti sono interessati alle scene performative ancora sotterranee, ma anche un’occasione di scambio e di incontro intergenerazionale dove è possibile vivere un momento orizzontale di conoscenza reciproca. Il festival è frequentato per questo motivo da un pubblico giovane.
Novità rilevanti di questa edizione?
Il progetto si apre alla collaborazione per la prima volta con il Nuovo Armenia e con Across Asia Film Festival, con una progettualità legata al rapporto tra corpo e visioni, performative e cinematografiche.
Una seconda sezione si terrà invece nel mese di dicembre con una progettualità specifica e un focus legato alle nuove tecnologie.
‒ Giada Vailati
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