Il Rocky Horror Show ha quasi 50 anni. E arriva sul palcoscenico a Roma
Dopo Milano e Trieste, il musical dei musical è sbarcato al Teatro Olimpico di Roma. Confermandosi un cult del genere. Fra trasgressione e ironia
Uno degli spettacoli più amati e applauditi di sempre debutta al Teatro Olimpico per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana. 45 anni, oltre 30 Paesi, traduzioni in almeno 20 lingue. Un successo di pubblico e di critica e un cast stellare. La regia è di Christopher Luscombe, che firma questo capolavoro di teatro musicale considerato “la madre di tutti i musical”.
IL ROCKY HORROR SHOW TRA PASSATO E PRESENTE
La storia di Rocky Horror non inizia con un film, ma con una piccola produzione teatrale in un teatro londinese il 16 giugno 1973. Un piccolo teatro sperimentale con soli sessanta posti. Nel 1975 viene redatta una versione cinematografica che diventa, di lì a poco, la pellicola più proiettata della storia del cinema. Richard O’Brien, infine, trasforma la storia in un musical di successo, coinvolgendo gli spettatori stessi in una audience participation, facendoli interagire attivamente con travestimenti a tema, battute recitate in risposta a quelle degli attori, e in uno scatenato ballo Time Warp a fondo palcoscenico. Dopo la tappa milanese e quella triestina, lo spettacolo, in lingua originale, conclude a Roma il suo tour di successo. Nonostante il cast internazionale, questa versione contempla la partecipazione di Greg (Claudio Gregori) come narratore, con il suo stile ironico, a tratti sprezzante, il quale ci conduce in questo grottesco viaggio tra corsetti e giarrettiere, che a detta sua “ancora scortica la sensibilità dell’uomo medio e gli urla che prima di giudicare qualcosa bisogna viverla”.
The Rocky Horror Show è uno dei più popolari cult del genere: trasgressivo, divertente, fuori dagli schemi. L’intreccio racconta le vicissitudini di una coppia della provincia americana che casualmente si imbatte nel castello del bizzarro scienziato Dr. Frank-N-Furter. Al di là dei cliché sessualmente espliciti, questo tormentone si ricollega visivamente ad alcune delle opere d’arte più celebri dell’America degli Anni Trenta. In primis American Gothic di Grant Wood, che la versione cinematografica parodizza costantemente, fino a inserire lo stesso ritratto alle spalle del servitore Riff Raff prima della danza rock and roll (Time Warp).
THE ROCKY HORROR SHOW E L’ARTE
Il Rocky Horror Show è uno dei midnight movie per eccellenza, il Museum Lichtspiele di Monaco di Baviera ha riproposto il film settimanalmente dal 1977, offrendo al pubblico uno speciale RHPS-Kit (Rocky Horror Picture Show Kit) per consentire un’opportuna partecipazione del pubblico: conteneva un biscotto, del riso, un fischietto, una candela e le istruzioni cartacee per eseguire il Time Warp. Ma l’immaginario artistico di riferimento non si ferma ad American Gothic, senza soluzione di continuità si inseriscono figure archetipiche, mostri vampiri, scienziati nazisti in incognito e alieni armati di laser. Tutto per denunciare una società repressiva, soprattutto nei confronti della libertà sessuale e della disinibizione. Non a caso il monito dello spettacolo è “don’t dream it, be it”, quasi a voler riecheggiare la celebre massima di Woody Allen ‒ “il sesso è stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere”. La locandina dell’epoca riportava essa stessa un riferimento al film Lo Squalo, recitando la frase “a different set of jaws”, con un riferimento ironico a uno dei film più in voga all’epoca. Raffinati e innumerevoli riferimenti di genere ‒ in puro spirito horror ‒ compongono uno spettacolo imperdibile.
Michele Luca Nero
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