Parole e musica a teatro con Stefano Massini e Luca Barbarossa. Per raccontare l’amore
L’amore non è una regola ma un’eccezione, che chiede una spietata verità. E invece, indottrinati dagli stereotipi, non ci lasciamo più stupire. L’intervista ai protagonisti de “La verità, vi prego, sull’amore”
Capire l’amore non basta mai. Bisognerebbe avere una pretesa di verità, come vuole la poesia di Wystan Hugh Auden che dà il titolo allo spettacolo di Stefano Massini e Luca Barbarossa, La verità, vi prego, sull’amore, dove musica e parole s’abbracciano sul palco in uno spettacolo che apre la finestra su orizzonti nuovi. Storie narrate insieme a canzoni originali, compatibili o complementari. In scena, dove capita che i due si scambino i ruoli, un tavolo con tanti faldoni straripanti di carte, a raccontare momenti di vita vissuta, d’esperienze fatte. Copioni che si ripetono, modelli che c’imprigionano dentro una scatola stretta, in una melassa già scritta di narrazioni romantiche preconfezionate. Desideroso di ossigeno e stupore, della magia dell’inaspettato, l’amore, sul banco degli imputati, decide di far causa al genere umano per reato di calunnia su colpe che non ha.
Ne abbiamo parlato con lo scrittore e il cantautore, protagonisti in scena.
Intervista a Stefano Massini e Luca Barbarossa
Cerchiamo di essere all’altezza di un amore che già pensiamo di conoscere: arrivare preparati preclude qualcosa?
SM: Quello che è spiacevole, per non dire dannoso, è che l’amore abbia perso la sua dimensione di sorpresa, d’incanto e magia. Lo stupore resta qualcosa che deve appunto sorprendere, lasciare straniti, in certi casi addirittura impauriti. E invece siamo preparati, non da un’educazione amorosa, bensì da stereotipi, copioni che ci vengono serviti dai film, dalle canzoni, dalle arti. Quando arriviamo all’amore non arriviamo certo a lui, ma a dei modelli che ce lo raccontano.
LB: L’amore dovrebbe metterci a nudo, arrivare all’essenza di noi stessi. Molti sono i clichè che ci inibiscono: siamo il risultato di millenni di pregiudizi, discriminazioni, regole più che discutibili. Per fortuna l’amore è sempre un’eccezione.
E quand’è che l’amore è stato libero di vivere lontano da stereotipi e convenzioni?
SM: Prima della stampa, del cinema, della televisione, d’internet. Quando mancava la narrazione intesa appunto come prodotto narrativo, l’amore non subiva questo bombardamento di modelli. Anche se in realtà, in letteratura, già con Dante Alighieri nel canto di Paolo e Francesca, si parlava di una storia d’amore nata proprio da un libro. Quella lettura fu ispirazione, portando i due a darsi il famoso bacio. Oppure nel romanzo in versi Eugenio Onegin di Aleksandr Puškin, dove Tatiana vive l’amore come una condizione letteraria, prima di scoprire il sentimento vero. In qualche modo abbiamo sempre percepito l’ombra di certi danni potenziali. Diciamo che ora siamo particolarmente esposti.
LB: Difficile pensare a cosa succedeva nel cuore e nella mente di chi era ancora completamente digiuno di letteratura, canzoni, cinema, televisione, social, dogmi. Forse avrà pensato di essere malato, pazzo e di perdere ogni controllo.
Luca, oggi tendiamo a definire tutto pensando di evitare momenti di sofferenza?
Pensiamo di controllare i nostri sentimenti, così come abbiamo fatto con tutto. L’uomo concentra molti dei suoi sforzi nell’addomesticare la natura, ma ho la netta sensazione che la natura si stia prendendo la rivincita. In amore invece si rischia tutto, si osa, ci si concede totalmente, non c’è spazio per tattiche o strategie.
Tutto sull’amore. Lo spettacolo di Massini e Barbarossa
L’amore raccontato nelle canzoni, nei film, nelle storie in generale, è spesso pensato per un pubblico piuttosto giovane. Quindi l’amore maturo è meno vincolato dalle aspettative?
SM: Tenendo per mano il mito dell’eterna giovinezza, incontriamo spesso persone mature che simulano i vent’anni che non hanno, costruendo la loro vita su una pericolosa emulazione, con le derive che ne conseguono. Il sentimento dei sessant’anni non può avere le stesse dinamiche di quello adolescenziale.
LB: Sembra quasi obbligatorio essere giovani, anche in amore. E questo è veramente curioso, visto che il mondo è in mano ai vecchi. Però anche loro vogliono apparire quello che non sono. Credo che quando un sentimento è profondo, si alimenti col tempo, invece di affievolirsi. Ho sempre sentito dire tutto finisce, anche l’amore. Vorrei smentire questo luogo comune con tutto finisce, tranne l’amore.
Stefano, qual è la falsità più grande che ci hanno raccontato sull’amore alla quale continuiamo a credere?
Non esiste una verità, il tempo ne ha generate diverse, anche apparentemente inaccostabili. Sono tante: asimmetriche, contraddittorie, opposte, magari lontane. L’amore è così eterogeneo, plastico nelle sue manifestazioni che può contenere elementi che vanno in conflitto, eppure restano dentro la sua grande stessa definizione. Gestirne le tante facce, comprendere e accettare questa realtà non univoca ma plurale, con più capitoli dentro lo stesso libro, potrebbe essere una chiave di lettura.
Luca, chi vince in amore?
In amore vince chi fugge, altra diceria. Neanche fosse uno scippo. In amore “vince” chi resta, chi non si sottrae. Il coraggio a volte è la strada più dura ma credo che si muoia ogni giorno, un po’ alla volta, quando si vive di paura.
Bisognerebbe smettere di “cercare la risposta perché l’amore resterà sempre e solo la domanda”, come dice il testo della canzone L’amore spiegato ai bambini?
SM: Bisognerebbe smettere di cercare la risposta e al contempo, paradossalmente, continuare a cercare di rispondere a quella domanda. Forse dovremmo accettare la complessità, non accontentandoci di soluzioni semplici. A volte la risposta può diventare un vincolo, una gabbia.
LB: L’amore è una domanda, difficile o impossibile trovare delle risposte. A scuola ci insegnano molte cose, perfino l’educazione sessuale, ma in quella amorosa siamo sempre al limite della sufficienza, se non ripetenti. L’album si chiama La verità sull’amore ed è già uscito in forma digitale su tutte le piattaforme. A settembre usciranno vinile e cd. L’amore e la musica hanno una cosa in comune: salvano vite.
Stefano, si può parlare di mancanza d’educazione amorosa?
Dovrebbero insegnarla nelle scuole, insieme all’educazione civica, fisica, artistica. Anche questa mancanza ci fa arrivare mal preparati all’esame sentimentale della vita.
Luca, far chiarezza sull’amore è utile a far chiarezza anche su noi stessi?
Se non conosciamo noi stessi, se non ci diciamo la verità, se nascondiamo le nostre luci e le nostre ombre, difficilmente riusciremo a essere pronti ad accogliere l’altro o l’altra. Sarebbe come ascoltare musica con i tappi alle orecchie o guardare un quadro bendati. L’amore ci implora di essere veri, non costruiti, non virtuali. L’amore è uno specchio, non può restituirti altra immagine se non la tua.
Ginevra Barbetti
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