Nasce a Lecce l’Archivio Vivente di Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret
Dopo Carmelo Bene e Silvio d’Amico, la Biblioteca Bernardini omaggia un altro maestro del teatro contemporaneo italiano, aprendo negli spazi dell’ex Convitto Palmieri un archivio “delle isole galleggianti”, che torna alle origini del Terzo Teatro
Nel 2021 era stata la volta del Fondo-archivio Carmelo Bene (Campi Salentina, 1937 – Roma, 2002), acquisito due anni prima dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica di Puglia e dalla soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, a seguito dell’accordo firmato con le eredi del maestro del Nuovo teatro italiano. Così cinquemila volumi della biblioteca personale di Bene, oltre a manoscritti, dattiloscritti, materiale audiovisivo, foto di scena, registrazioni e dischi erano confluiti negli spazi dell’ex Convitto Palmieri di Lecce, dove si scopre la Biblioteca Bernardini (fondata nel 1863), che da allora ne garantisce la consultazione al pubblico. Del resto la sezione della biblioteca dedicata al teatro e allo spettacolo – che custodisce anche il Fondo Silvio d’Amico – è impegnata da anni con l’obiettivo di ampliare le sue collezioni per valorizzare l’operato dei grandi protagonisti italiani della storia teatrale. Come Eugenio Barba (Brindisi, 1936), regista e fondatore dell’Odin Teatret, tra le esperienze più rivoluzionarie del teatro contemporaneo, fondata sul “baratto”, nata proprio in Salento nel 1974.
L’Archivio di Eugenio Barba alla Biblioteca Bernardini di Lecce
A lui è dedicato l’archivio “vivente” Living Archive Floating Islands (LAFLIS), espressione che rievoca le “isole galleggianti”, i gruppi e le reti teatrali confluite nelle sperimentazioni del Terzo Teatro iniziate negli Anni Settanta. Frutto di un accordo tra la Fondazione Barba – Varley e la Regione Puglia, prende ora forma dopo due anni di lavoro intenso portato avanti dal Polo Biblio-museale di Lecce; e si presenta al pubblico, dal 4 al 6 ottobre, con un programma di mostre, installazioni, presentazioni di libri, film e spettacoli, che coinvolgerà il Museo Castromediano e i Cantieri Teatrali Koreja (chiudendosi con il tour nei luoghi salentini dell’Odin Teatret). Poi, l’Archivio Vivente delle Isole Galleggianti sarà alimentato dal partenariato con la Fondazione Barba – Varley, fondato sull’atto di donazione con il quale Eugenio Barba ha ceduto al Polo Biblio Museale della Regione Puglia i fondi bibliografici e documentari relativi alla sua esperienza artistica e a quella dell’Odin Teatret. L’accordo prevede una collaborazione scientifica di ricerca e di supporto alla didattica per la valorizzazione dell’Archivio, allestito dall’architetto Luca Ruzza con Daniela Dispoto e Laura Colombo, in uno spazio interattivo animato da campi di papaveri rossi “narranti” disegnati dalla OpenLab Company con Francesca Carallo e la sua antica tecnica della cartapesta, dalle mappature digitali di Natan A. Ruzza e dalle partiture video di Zeno M. Ruzza.Un Comitato Scientifico, individuato dallo stesso Barba, si occuperà della gestione culturale dell’archivio.
Gli obiettivi dell’Archivio Vivente delle Isole Galleggianti
LAFLIS sarà il luogo dove riflettere su cosa è stato e ancora è il movimento del Terzo Teatro, che all’esperienza dell’Odin Teatret si è ispirato diffondendosi in ogni parte del mondo, anche nei luoghi “senza teatro”, fondando una “nuova tradizione”, non necessariamente vincolata alle dinamiche di produzione e consumo di uno spettacolo. “L’archivio vivente” scrive Barba “protegge i documenti e gli artefatti dei “passati” per ritrovare il silenzio che è Memoria dell’antichissimo. E questa Trasmissione sviluppa relazioni, collaborazioni, pubblicazioni, filmati, incontri teorici, scambi di esperienze, corsi di specializzazione, formazione. Infine, l’archivio vivente è Trasformazione, metamorfosi, palingenesi, cambio di forme e linguaggi che lascia volare l’immaginazione e ridà un’esistenza sensoriale a documenti solo apparentemente taciti e inerti. L’archivio vivente è un ambiente di approfondimento, di studio archeologico e di futurologia dei passati teatrali e di creatività”. Dunque spazio operativo, sociale ed emotivo, a disposizione di archivisti, studiosi, gente di teatro e danza, artisti di arti visuali: “un rifugio di studio pratico che sia un trampolino efficace per l’immaginazione, l’equivalente del ‘teatro laboratorio’ del secolo scorso”, chiosa il regista.
Livia Montagnoli
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