Quando Frida Kahlo incontra la lirica. Lo spettacolo in California
I principali teatri lirici della California scommettono su El Último Sueño de Frida y Diego, una nuova opera lirica dedicata alla celebre coppia di pittori messicani. Il successo? Clamoroso
Per chi crede che commissionare nuove opere liriche sia un’operazione esosa e fallimentare: eccovi una smentita dalla California. È qui che due tra i principali enti lirici dello stato, la San Diego Opera e la San Francisco Opera, hanno unito le forze e co-prodotto El Último Sueño de Frida y Diego. Dietro l’operazione ci sono quindici anni di gestazione, le musiche di Gabriela Lena Frank, il libretto del Premio Pulitzer Nilo Cruz, la regia di Lorena Maza e la direzione musicale di Lina González-Granados.
L’opera lirica su Frida Kahlo e Diego Rivera
Troppo facile, penseranno alcuni, se si gioca con icone usate e abusate come Frida Kahlo e Diego Rivera. Eppure Frank e Cruz non inciampano nella trappola degli stereotipi. Partono da un incontro impossibile tra i due artisti messicani, una sorta di riconciliazione (o resa dei conti) tra un Diego malandato e lo spirito di Frida, scomparsa da anni. Evitando il già detto sulla relazione turbolenta dei due, così come facili ammiccamenti alle loro opere e a un immaginario folklorico da cartolina.
Ma andiamo per ordine. È il 2 novembre del 1957, el Día de los Muertos. Diego (il baritono Alfredo Daza) partecipa ai rituali popolari per invocare i morti e Frida (l’ottimo mezzosoprano Daniela Mack) risponde alla sua richiesta. Ad accompagnarla nel mondo dei vivi c’è forse il personaggio più straordinario dell’opera, Catrina, a cui dà voce il soprano Ana María Martínez. Catrina è una sintesi di diverse tradizioni spirituali, una sorta di regina degli inferi, custode delle anime, umana e divina insieme. L’ispirazione arriva da uno dei murales mastodontici di Diego, Sogno di una domenica pomeriggio nel parco di Alameda (1947), in cui Catrina è raffigurata nelle sembianze di uno scheletro sontuosamente agghindato. Vocalmente è una parte virtuosistica e ricca di colorature, che la rendono una presenza sinuosa e imprevedibile. Ma è anche un personaggio che ride spesso, rivelando ogni volta una diversa tavolozza di colori, nel canto come nella scrittura orchestrale: si va da una risata di gusto a quella beffarda, sino a esplosioni più ambigue e inquietanti. Ed è proprio l’umorismo uno dei fili conduttori di tutta l’opera. C’è anche Leonardo, interpretato dal controtenore Key’mon W. Murrah, che torna tra i vivi per perfezionare le sue interpretazioni di Greta Garbo. E lo fa per accontentare i fan nostalgici della diva, senza sapere che Garbo è ancora in vita e che si è volontariamente allontanata dalle luci della ribalta. E si scherza molto anche intorno all’appetito di Diego e al suo pancione.
Le musiche dello spettacolo dedicato a Frida Kahlo
Musicalmente, il momento più ispirato è la prima scena dell’opera, tra i sussurri del coro e le trasparenze dell’arpa che accompagnano i rituali in onore dei defunti. Frank non cede alla tentazione del folklore, all’imitazione del repertorio musicale messicano. Esplora piuttosto un linguaggio fatto di sospensioni, trasparenze e pulizia dei suoni. Una dimensione quasi astratta, trasognata e a tratti ambigua, ma mai distaccata dalla materia che vuole rievocare. Alle grandi scene corali si alternano momenti più raccolti, specie negli incontri/scontri tra Diego e Frida o tra Catrina e Frida, con l’orchestra ridotta a una formazione cameristica. Visivamente è uno spettacolo maestoso, con le scene complesse ma essenziali di Jorge Ballina, i costumi di Eloise Kazan, le coreografie di Ruby Tagle Willingham e le luci di Victor Zapatero. Un grande successo di pubblico: teatri europei prendete nota e non trascurate i nuovi repertori.
Edoardo Pelligra
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