Gli spettacoli di teatro da non perdere ad aprile. Da Pirandello a Fahrenheit 451
Il cartellone di aprile vede molti classici della letteratura teatrale ma anche gli atti unici di Pinter riletti in chiave originale e contemporanea. E, poi, l’attesa nuova creazione della pluripremiata compagnia toscana Sotterraneo
Si conclude a Roma la tournée di La locandiera, la forse più nota commedia goldoniana, riletta da Antonio Latella e incarnata in scena dalla suadente Sonia Bergamasco; mentre altre due primedonne del teatro italiano, Daria Deflorian eFederica Fracassi, sono le protagoniste di La vita che ti diedi, dramma pirandelliano diretto dal regista francese Stéphane Braunschweig. L’attore e regista napoletano Lino Musella, invece, affronta tre atti unici del premio Nobel Harold Pinter, creatore di un teatro inquieto e perturbante, qualità, quest’ultima, che ben descrive una tragedia tuttora attuale come Baccanti, che i bolognesi di Archivio Zeta allestiscono in una location insolita. E sulla nostra contemporaneità riflette anche Il fuoco era la cura, il nuovo spettacolo di Sotterraneo, liberamente ispirato al distopico Fahreneit 451 di Ray Bradbury.
L’ultima possibilità di vedere La locandiera di Goldoni/Latella a Roma
Dopo il debutto in Umbria lo scorso autunno e la ripresa della tournée in febbraio – noi l’abbiamo visto al Teatro Strehler di Milano – arriva a Roma, al Teatro Argentina, (dal 17 al 28 aprile) la commedia forse più celebre di Carlo Goldoni, riletta però da Antonio Latella, regista abituato a sottoporre i cosiddetti “classici” a radicali e nondimeno acute e “fedelissime” reinterpretazioni. In questo caso, tuttavia, Latella realizza una messinscena sostanzialmente tradizionale – malgrado i costumi contemporanei, quali le estrose scarpe con tacco “alla giapponese” sfoggiate dalla protagonista – e programmaticamente mirata a restituire l’originaria intenzione goldoniana, spesso soffocata da letture parziali e antitetiche– troppo “politiche” o, all’opposto, esclusivamente comiche; femministe o, al contrario, reazionarie. Latella, forte della complicità di Sonia Bergamasco, interprete allo stesso tempo intelligente e seducente della protagonista Mirandolina, allestisce uno spettacolo che è un vero e proprio omaggio al genio creativo ed etico del drammaturgo veneziano. “Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo – spiega il regista – un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti.”
Baccanti di Archivio Zeta a Bologna
Uno spazio suggestivo e programmaticamente non teatrale è quello che, dal 5 al 14 aprile, accoglie lo spettacolo che Archivio Zeta – ovvero Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti – hanno tratto dalla tragedia di Euripide. La monumentale ex chiesa di San Mattia a Bologna e, in particolare la sua maestosa navata barocca, sono tramutati in un santuario pagano nel quale vengono officiati i culti destinati al neoarrivato dio straniero, Dioniso. Sangiovanni e Guidotti, autori e registi, mettono in scena, insieme a un affiatato gruppo di giovani interpreti, uno spettacolo che mira – nelle loro parole – “a rileggere la tragedia con occhi nuovi, cercando di rimuovere il deposito di immagini stereotipate accumulatesi nel corso del tempo: andare al cuore dell’antico edificio tragico per far emergere nuove vie sia per quanto riguarda l’analisi del testo che la messa in scena”. In particolare, questo nuovo allestimento di Baccanti si giova di suggestioni tratte dalla cultura indiana e di una partitura musicale, pensata con Patrizio Barontini ed eseguita dal vivo, che è contrappunto costante alla parola. Parallelo al calendario delle repliche di Baccanti c’è, poi, il ciclo Dall’io al tutto/Metamorfosi di un dio: a conclusione di ciascuna recita è infatti previsto un incontro di approfondimento a partire dagli innumerevoli temi sviluppati nella tragedia e guidato da eminenti studiosi di varie discipline – dalla filosofia con Massimo Fusillo, Adriana Cavarero e Paolo Pecere alla danza e al teatro con Giuditta de Concini e Matteo Casari; dalla filologia classica con Federico Condello alla storia con Giuseppe Fornari.
La vita che ti diedi di Pirandello/Braunschweig da Torino e in tournée
Il 9 aprile debutta al teatro Carignano di Torino (fino al 28 del mese e poi a Pesaro e Bologna,) La vita che ti diedi, il testo più struggente del drammaturgo siciliano e che egli stesso descrisse come una “tragedia”. Pirandello plasmò la protagonista, Donn’Anna Luna, sulle qualità della grande Eleonora Duse la quale, tuttavia, rifiutò di interpretare la parte che, nella sua prima rappresentazione, fu incarnata da Alda Borelli e che, in questa nuova messinscena è, invece, affidata a Daria Deflorian, fra le più sensibili ed espressive attrici della scena nazionale. Accanto a lei un cast di prim’ordine, capeggiato dall’altrettanto incisiva Federica Fracassi e diretto da Stéphane Braunschweig, attuale direttore dell’Odéon di Parigi e appassionato esploratore dell’universo pirandelliano, scrittore di cui già ha affrontato capolavori quali Sei personaggi in cerca d’autore, I giganti della montagna, Vestire gli ignudi e, più recentemente, Come tu mi vuoi. Il regista ha svolto un accurato lavoro di analisi del testo di Pirandello, costruito a partire da una domanda crudele quale “come può una madre sopravvivere alla morte del figlio?”. La risposta escogitata dal drammaturgo per la sua protagonista, Donn’Anna, è altrettanto drammatica, ovvero “fingere che sia ancora vivo”. In La vita che ti diedi tornano, dunque, alcuni dei temi cari all’autore siciliano: la follia, il relativismo, la funzione salvifica del teatro. Come spiega lo stesso Braunschweig: “Nell’opera di Pirandello, la realtà della vita appare spesso come uno scandalo insuperabile, che il teatro o la follia hanno lo scopo di trasfigurare. Nel mondo immaginario del gioco teatrale o in quello parallelo della follia si può evadere, elevarsi, far vivere i morti e sfuggire alla logica paradossalmente mortifera della vita […] Donn’Anna sembra pazza, eppure c’è da chiedersi se non sia lei ad avere ragione – ragione contro la ragione. Pirandello fa vacillare le nostre certezze, i nostri preconcetti: malgrado sappia che la realtà finirà per mettere fine all’illusione, ci fa capire quanto abbiamo bisogno di illusioni – ma di illusioni coscienti e non delle menzogne che ci raccontiamo – per restare in piedi. Quanto abbiamo bisogno di teatro per affrontare la vita.”
Il fuoco era la cura/Sotterraneo a Prato e a Milano
Va in scena in prima nazionale al Teatro Fabbricone di Prato dal 9 al 14 aprile (e poi al Teatro Studio Melato di Milano dal 21 al 26 maggio) il nuovo spettacolo della compagnia toscana Sotterraneo che, questa volta, ha scelto di prendere spunto dal romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury per riflettere sul presente con la consueta acuta e ironica incisività. Sara Bonaventura, Claudio Cirri e Daniele Villa partono dal celebre romanzo distopico, pubblicato nel 1953 ma ambientato in un futuro che corrisponde ai nostri giorni, per interrogarsi sui tempi che stiamo vivendo, percorsi da pressanti inviti a eludere la complessità e a rifugiarsi in confortanti stereotipi. L’obiettivo della compagnia è, infatti, quello di indagare “dove si annidano nel presente i rischi di derive totalitarie che al momento non riusciamo neanche a immaginare”. Lo spettacolo, agito sul palco da cinque giovani performer, esplora e rilegge liberamente il testo di Bradbury, ne ripercorre la storia e ne fa rivivere i personaggi, tracciandone anche una narrazione originale e parallela, nel tentativo ora di scansare, ora di offrire una risposta a quella domanda che inevitabilmente sorge alla lettura del romanzo, ovvero “e se Bradbury si fosse sbagliato solo di qualche anno, se Fahrenheit 451 accadesse davvero, noi cosa faremmo?” Una questione che i Sotterraneo approcciano ricorrendo agli “strumenti dell’ucronia per immaginare come il nostro presente potrebbe portarci a un futuro di totalitarismo anticulturale” e proponendo agli spettatori un viaggio “a ritroso dalla fantascienza al nostro tempo per domandarci cosa significa oggi bruciare libri, proibire il pensiero complesso, soffocare l’intelligenza collettiva”.
Pinter Party/Lino Musella a Napoli
Tre atti unici del drammaturgo inglese, premio Nobel per la letteratura nel 2005: Il bicchiere della staffa, Il linguaggio della montagna e Tea Party. Li porta in scena in un’unica serata, intitolata Pinter Party, il regista e attore Lino Musella, al Teatro San Ferdinando di Napoli, dall’11 al 21 aprile. Contando sulla complicità di un affiatato cast capeggiato dal suo partner artistico Paolo Mazzarelli, Musella affronta l’opera di un autore che fin dagli anni della propria formazione artistica avverte vicino, tanto per il linguaggio e le situazioni evocate quanto per la concezione “etica” del proprio lavoro. Ricorda, infatti, l’attore-regista napoletano: “già allora, nonostante la mancanza di esperienza umana e professionale, sentivo che quelle drammaturgie mi colpivano nel profondo, forse perché Pinter, come Eduardo e Shakespeare, è stato anche attore e le relazioni tra i personaggi e le dinamiche create in scena richiedono agli interpreti una spiccata sensibilità e la capacità di comprendere i contenuti più profondi”. E, a proposito della scelta di proporre in un’unica serata i tre atti unici, accomunati da una tematica squisitamente “politica”, spiega Musella: “la possibilità di un legame tra i tre testi mi era saltata all’occhio, già a una prima lettura, perché proprio in questa successione sono raccolti nel volume Einaudi. Nei tre lavori si alternano in racconti diversi le vicende dei tanti oppressori della Storia: hanno voci e volti di esseri umani, sono protagonisti assoluti, quasi a volte divertenti, sicuramente divertiti, messi dall’autore vicini a chi li guarda così da poterli osservare meglio; la condizione dei popoli oppressi è mostrata attraverso la rappresentazione degli oppressori. Nonostante le evoluzioni nel mondo, continuo a sentire in queste tre opere una forza incredibilmente attuale”.
Laura Bevione
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