Al Teatro alla Scala la nuova opera è ambientata in una galleria d’arte contemporanea
L’arte è un linguaggio universale e a dimostrarlo è Teatro alla Scala di Milano che, affidandosi al regista canadese Robert Carsen e ad un talentuoso controtenore, attualizza l’opera barocca ambientandola in una galleria d'arte
Una galleria d’arte contemporanea fa da sfondo a un’opera barocca, con il protagonista che toglie i panni dell’eroe per vestire quelli dell’artista. Questa l’esplosiva crasi con cui il Teatro alla Scala di Milano, cavalcando l’onda internazionale di riscoperta delle sonorità del XXVII e XXVIII Secolo, porta in scena L’Orontea di Antonio Cesti, con la direzione di Giovanni Antonini, la regia di Robert Carsen e il controtenore Carlo Vistoli, che veste i panni da protagonista. Romagnolo, classe 1987, Vistoli si sta affermando sulla scena internazionale come contraltista – termine che preferisce a falsettista o controtenore – per il suo timbro vellutato, l’articolazione chiara ed espressiva e la sua serietà professionale.
“L’Orontea” di Robert Carsen e Carlo Vistoli al Teatro alla Scala di Milano
Effettivamente, la musica barocca non è mai stata tanto contemporanea quanto dal 26 settembre al 5 ottobre a La Scala di Milano, quando per la regia di Robert Carsen l’opera del 1656, con libretto di Giovanni Filippo Apolloni, abbandona con nonchalance la corte egizia di Melfi per trasferirsi in una galleria d’arte contemporanea, trasformando il protagonista “giovane di bell’aspetto” Alidoro in un artista spiantato. Ebbene sì, nella visione di Carsen L’Orontea acquista un accento decisamente underground, pur continuando ad esplorare, tra intrighi e travestimenti, momenti seri e intermedi comici, il conflitto tra dovere e desiderio.
Carlo Vistoli non semplice eroe ma artista bohemien
E nel ruolo del protagonista, non più semplice “eroe” ma artista bohemien, Carlo Vistoli si trova perfettamente a suo agio, dal momento che negli anni ha sviluppato un’autentica passione per l’arte contemporanea e il sistema delle gallerie, accrescendo costantemente la sua formazione personale con stimoli culturali diversificati.
Carlo Vistoli: tra musica e teatro
Da un punto professionale, Vistoli che si è formato musicalmente prima con il cantante di Lugo, Fabrizio Facchini, poi al Conservatorio di Ferrara, con William Matteuzzi e Sonia Prina, ha sempre curato anche l’arte scenica; sebbene in Italia tenda ad essere meno considerata rispetto all’estero, dove, specie in paesi come gli Stati Uniti, agli attori spesso durante le audizioni viene richiesto anche di recitare. Come ha dichiarato in una precedente intervista, esplorare la fisicità è un’opportunità che ha avuto lavorando con grandi registi, tra cui lo stesso Robert Carsen e Damiano Michieletto. In particolare, con il regista de “L’Orontea”, Vistoli si è cimentato a Roma in un “Orfeo e Euridice” che “era tutto basato sulla recitazione e sull’intensità della voce e del fisico, in una scena quasi completamente spoglia”, spiega l’artista. “Lì ho imparato ad affidarmi alle mie risorse e ad esprimere pathos senza contare su null’altro che il mio corpo: lo sguardo e i gesti dovevano continuamente mantenere la tensione.” Mentre, a Michieletto riconosce il merito di averlo spinto a sviluppare la massima forza comunicativa.
Il successo della musica barocca è il preludio di un’evoluzione sociale
Il successo di Carlo Vistoli, della musica barocca e l’ambientazione nel mondo dell’artecontemporanea – per definizione libero, fuori dagli schemi e scevro dai perbenismi e dalle convenzioni borghesi – hanno una notevole valenza anche a livello sociale e antropologico per il loro naturale inserirsi nel dibattito sulla fluidità, l’identità di genere e i diritti civili.
Da un punto di vista canoro, il successo dei contraltisti, caratterizzati da sonorità al contempo virili e fanciullesche, eroiche e languide, che solo fino a ottant’anni fa potevano non essere comprese, testimonia un importante mutamento nella sensibilità del pubblico, in grado di tornare ad apprezzare dei talenti, storicamente amatissimi, e coltivati da interpreti di altissimo spessore come Carlo Boschi detto Farinelli, Gaetano Majorano, soprannominato Caffarelli oppure Francesco Bernardi detto Sensino, famosi, come nel caso di Carlo Vistoli, per le loro voci dalle innumerevoli sfumature.
Così, non resta che augurarsi che questo debutto al teatro La Scala possa essere preludio di un’apertura sempre maggiore verso nuove sonorità e più che legittime libertà.
Ludovica Palmieri
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