Come sta la danza italiana? Reportage dalla NID Platform 2024
Vicenza ha ospitato l’ottava edizione di NID Platform, la nuova piattaforma della danza italiana. Spettacoli ma anche open studios in una vetrina della scena coreografica italiana che, destinata soprattutto agli operatori stranieri, ha offerto non pochi spunti di riflessione a quelli nostrani
Il Teatro Comunale, ma anche il Teatro Astra e i suggestivi Teatro Olimpico e Basilica Palladiana sono gli spazi della città di Vicenza che, dal 9 al 12 ottobre, hanno ospitato l’ottava edizione di NID Platform, la nuova piattaforma della danza italiana che, nata biennale, è ora diventata annuale – lo scorso anno (come vi raccontammo) si tenne a Cagliari, nel 2025 sarà in scena a Civitanova Marche. Una vetrina mirata a offrire uno spaccato di tendenze ed eccellenze – o presunte tali – della danza italiana destinata in primo luogo agli operatori stranieri, ma non solo – a Vicenza ne sono giunti in totale 520, di cui 66 internazionali. Questa edizione, programmaticamente intitolata Get Back to Dance a segnalare la volontà di riportare quest’arte al centro dell’interesse di un pubblico più vasto, è stata organizzata, su indicazione di RTO (Raggruppamento Temporaneo d’Operatori) ente promotore del progetto NID Platform, da Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza in collaborazione con Arteven – Circuito Multidisciplinare Regionale.
La programmazione di NID Platform 2024
La sezione Programmazione di NID Platform 2024, scelta dalla commissione artistica coordinata da Pier Giacomo Cirella (segretario generale della Fondazione Teatro Comunale di Vicenza) e composta da Marco Betti, Franco Bolletta, Luisa Cuttini, Roberto De Lellis e Flavia Vecchiarelli, comprendeva quattordici spettacoli, selezionati per mezzo di un bando pubblico fra le produzioni italiane più significative dell’ultima stagione. Per la maggior parte titoli già ospitati nei cartelloni di teatri e festival ma con qualche eccezione e, d’altronde, vista la tutt’altro che capillare presenza della danza contemporanea nella vita culturale italiana, anche i lavori più “visti” possono vantare un numero in fondo esiguo di repliche effettuate…
A Vicenza sono andati in scena spettacoli di accertato valore quali, fra gli altri, il precisissimo e allo stesso tempo “sovversivo” Femina di Abbondanza-Bertoni; il misterioso e “incantante” Stuporosa di Francesco Marilungo; l’immaginifico Le sacre du Printemps di Dewey Dell; l’assolo orientaleggiante di Nicola Galli, Il mondo altrove: una storia notturna; i raffinati Satiri di Virgilio Sieni; la rivisitazione contemporaneamente carnale e mentale dell’agonismo in Sport di Salvo Lombardo. Lavori maturi e convincenti che, pur nella naturale diversità di approcci e linguaggi, testimoniano della presenza nel panorama italiano di voci – alcune delle quali attive e vitali già da decenni quali Abbondanza-Bertoni e Sieni – meritevoli di essere maggiormente ascoltate tanto all’estero quanto nei nostri teatri. Da segnalare ancora, oltre agli spettacoli dei più “giovani” Jacopo Jenna – Danse Macabre! – e Roberto Tedesco – Decisione Consapevole -, Samia, che il coreografo Adriano Bolognino ha costruito a partire dalla storia vera dell’atleta somala annegata nelle acque di Lampedusa. Un titolo che attende di essere ampiamente programmato nel nostro paese – finora sono previste date solo all’estero…
Gli Open Studios di NID Platform 2024
La selezione Open Studios, curata, insieme alla commissione artistica, da Paolo Brancalion, ha offerto invece la possibilità di conoscere sei diversi progetti coreografici ancora in fase di sviluppo, concedendo a ciascuno quindici minuti. Lavori in fasi diverse di creazione, alcuni poco più che embrionali, altri già innestati su strutture solide. Fra i progetti che più ci hanno convinto, Se domani di Elisa Sbaragli; la performance collettiva/comunitaria A Human Song di Chiara Frigo; e, soprattutto, l’intelligente e ironico amәn di Emanuele Rosa e Maria Focaraccio. Nel complesso, sei progetti eterogenei che, se da una parte mostrano l’auspicata pluralità di strade percorse dai coreografi italiani; dall’altra, rivelano come la fragilità di fondo di molti lavori s’identifichi troppo spesso nell’impianto drammaturgico: assente ovvero troppo presente; in alcuni casi esasperatamente cerebrale allorché la danza, fatta salva la sua indubbia valenza anche simbolica o allusiva, è linguaggio eminentemente fisico.
Riflessioni e quesiti suscitati da NID Platform 2024
La NID Platform, com’è naturale per tutte le cosiddette “vetrine” di arti performative, suscita inevitabili dubbi e domande: è davvero necessario inserire nella programmazione compagnie e artisti cui una brillante carriera pluridecennale garantisce già l’interesse dei programmatori? E, poi, qual è la ricaduta della NID? O, detto in termini più pragmatici, quanti degli spettacoli e dei progetti vengono effettivamente venduti o riescono a conquistare uno o più produttori, soprattutto all’estero, fra quelli selezionati nella programmazione e negli open studios?
Accanto a queste questioni più pratiche, a livello artistico: quale idea di danza contemporanea si vuole veicolare e/o stimolare? Gli epigoni di Cunningham oppure quei coreografi che scelgono di interpolare il linguaggio più tradizionale con vocabolari apparentemente alieni? La selezione proposta, infatti, non è sembrata in grado di prendere una posizione netta al proposito, testimoniando la visione non uniforme della commissione, specchio d’altronde degli antitetici punti di vista che abitano la comunità di critici e operatori italiani.
Laura Bevione
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