In esclusiva italiana l’acclamata compagnia canadese Kidd Pivot. A Bolzano e a Trento
Le città capoluogo del Trentino-Alto Adige hanno ospitato le uniche date italiane di Assembly Hall, l’ultimo spettacolo della compagnia di teatro-danza canadese Kidd Pivot, guidata dalla coreografa e regista Crystal Pite in collaborazione col drammaturgo e attore Jonathon Young

Dal 27 al 30 marzo al Teatro Comunale di Bolzano e dal 3 al 5 aprile al Teatro Sociale di Trento è andato in scena, in prima italiana, il nuovo spettacolo della celebre compagnia canadese Kidd Pivot, apprezzata in tutto il mondo per avere coniato un particolarissimo vocabolario scenico che contamina teatro e danza, parola e movimento ma anche invenzione scenica e uso “artigianale” della tecnologia.
La compagnia Kidd Pivot
Fondata nel 2002 dalla coreografa e regista Crystal Pite, la compagnia propone lavori – in Italia si è visto qualche anno fa lo struggente Betroffenheit – contraddistinti dalla rara peculiarità di trattare con profondità e ironia temi complessi quali il dolore, la morte, le relazioni interpersonali, la dipendenza… Tematiche che in parte si ritrovano in Assembly Hall, spettacolo che si è appena aggiudicato il prestigioso Laurence Olivier Award come migliore nuova produzione di danza. L’assemblea annuale di un’associazione dedita alle rievocazioni medievali si trasforma lentamente in una rêverie, allo stesso tempo nostalgica e allucinata, sulle contradditorie regole della comunità, su aspirazioni personali e collettive, sulla banalità della morte e sulla contraddittoria sopravvivenza di ideali quali onore e solidarietà…

Di che cosa parla Assembly Hall
Nella sala un po’ fatiscente di un ignoto comune si riunisce l’assemblea annuale del comitato direttivo dell’Ordine Benevolo e Protettore, un’associazione che s’ispira a valori e cerimonie proprie del Medioevo e che, ogni anno, organizza la Quest Fest, una sorta di rievocazione storica incentrata sulle nobili imprese dei cavalieri, specializzati nel salvare caste fanciulle e sconfiggere magiche creature. L’umore dei membri del comitato non è però dei migliori e l’associazione rischia di essere sciolta: molti debiti e, soprattutto, una strisciante disaffezione verso i valori fino ad allora professati. La discussione procede ma la situazione scivola lentamente dall’iniziale realismo a una dimensione man mano più onirica. Compare una fanciulla in lacrime per l’uccisione dell’amato; compare un cavaliere senza nome e ancora appaiono altri personaggi in abiti medievali. Forse stiamo assistendo all’annuale Quest Fest ma il confine fra realtà e sogno si fa sempre più sfumato fino al finale, in cui il ritorno alla contingenza è tutt’altro che certo…
Com’è costruito Assembly Hall
La convivenza di differenti dimensioni, non solo spazio-temporali, si traduce nella stratificazione del palcoscenico: le sedie dei membri del comitato – una rimane misteriosamente vuota, destinata all’anonimo “assente” – poste a semicerchio e, sul fondo, una sorta di ampio quadro celato da un rosso sipario che diviene movimentato tableau vivant durante l’onirica rievocazione, le cui successive fasi invadono progressivamente tutto lo spazio scenico. La surreale narrazione è condotta da un affiato ensemble di danzatori, i quali pronunciano le proprie battute in playback – le voci che sentiamo, fra l’altro, sono quelle di attori professionisti – così da amplificare quell’effetto di ambiguo straniamento che sottende l’intero spettacolo. La danza – coreografati con minimale e allusiva cura sono anche i gesti più apparentemente banali – vede così incrementata la propria connaturata astrattezza, che la recitazione affidata ai ballerini avrebbe inevitabilmente inclinato.
Qual è il significato di Assembly Hall
Un realismo che diviene presto iperrealismo, l’altro volto di quel grottesco astratto che definisce lo spettacolo di Kidd Pivot: ci sono le sedie e i vestiti casual, ma anche stemmi e un incongruo canestro; le uscite d’emergenza e gli snack per ristorare l’assemblea ma anche la succitata sedia vuota e un elmetto medievale. Oggetti e dettagli tutt’altro che secondari ma che, posti uno accanto all’altro, ricostruiscono un disegno registico e contenutistico ben preciso: straniamento e visionarietà concorrono a comporre una riflessione, certo né sistematica né apodittica, su questioni in verità sostanziali, quali la qualità dei legami che definiscono una comunità e la consistenza attuale di valori idealmente universali come onore e difesa dei più deboli.
Il testo di Assembly Hall
Valori che, nondimeno, spesso giustificano crimini – nello spettacolo avviene anche una morte – ritenuti necessari… Ecco, allora, che quello che si presenta come un pur articolato e inventivo spettacolo di teatro-danza si tinge di sfumature inattese e del tutto inedite, palesando potenziali e differenti livelli di lettura e di interpretazione e diffondendo una sottile ma tenace inquietudine: cosa si è disposti a fare per raggiungere un pur nobile obiettivo? D’altronde, la citata e rievocata “quest” è la quête celebrata nei poemi cavallereschi, quell’accidentato cammino percorso dai paladini per conquistare un raro e variamente sacro oggetto magico. Ma dov’è celato oggi il sacro? E siamo certi che ciò che ci ostiniamo a difendere come tale non sia altro che un alibi per giustificare un egoistico interesse? Interrogativi con cui Assembly Hall accomiata il pubblico, dopo un’ora e mezzo di spettacolo contraddistinto da rara inventiva e intelligente qualità.
Laura Bevione
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