Le sculture di Tony Cragg sul tetto del Duomo di Milano. La cattedrale aumenta le sue guglie grazie all’installazione presente per tutta la durata di Expo 2015
Il cielo di Milano era grigio come vuole la tradizione della città, lo scorso 16 aprile, sebbene nel tardo pomeriggio alcune lame di luce siano riuscite a fendere le nubi cariche di pioggia. Donando così all’inaugurazione in corso sulle Terrazze del Duomo qualche suggestione discreta. Probabilmente, la Veneranda Fabbrica del Duomo sperava in una tersa […]
Il cielo di Milano era grigio come vuole la tradizione della città, lo scorso 16 aprile, sebbene nel tardo pomeriggio alcune lame di luce siano riuscite a fendere le nubi cariche di pioggia. Donando così all’inaugurazione in corso sulle Terrazze del Duomo qualche suggestione discreta.
Probabilmente, la Veneranda Fabbrica del Duomo sperava in una tersa giornata primaverile e conseguente tramonto in technicolor, per esporre al meglio della loro resa estetica le sculture di Tony Cragg appena installate sul tetto dell’edificio religioso. Se anche l’atmosfera – in senso meteorologico – era quella tipica del capoluogo lombardo, non ha in alcun modo offuscato la bellezza delle opere portate sul tetto del Duomo.
Realizzate in acciaio (Eliptical Column, 2009), fibra di carbonio (Luke, 2008), bronzo (Ever After, 2006) e fibra di vetro (Split Figure, 2014): se variano i materiali impiegati dall’artista per concretizzare i suoi volumi organici, si è percepito costante l’effetto spettacolare del risultato, nonché il dialogo con tutta la decorazione scultorea che costella le Terrazze, tra pinnacoli sormontati da statue e contrafforti minuziosamente traforati.
In generale, l’intero percorso artistico di Tony Cragg si basa appunto su un’esplorazione del mondo circostante, di cui lo scultore britannico ha inizialmente prelevato elementi già fatti – i cosiddetti found objects, riproposti in nuove composizioni – per poi passare alla creazione di forme nuove. Da metà degli anni Ottanta, l’artista si è dedicato alla valorizzazione dell’elemento costituente la realtà stessa: la materia. Tale sforzo si traduce, nella scultura di Cragg, in volumi e ritmi che si ispirano direttamente alla natura e alla lavorazione del materiale, scelto per la singola opera.
Philippe Daverio, Direttore Artistico del Grande Museo del Duomo, pur presenziando all’iniziativa non ha fatto mistero dei suoi dubbi in proposito, perché a suo dire il linguaggio dell’edificio e quello dell’intervento contemporaneo sono così estranei, l’uno all’altro, da riuscire reciprocamente incomunicabili.
Ci permettiamo di esprimere qui non tanto un parere, quanto la sensazione – visiva ed estetica in generale – che l’accostamento risulti in realtà piacevole, in virtù del fatto che poche ma sostanziali caratteristiche accomunano lo stile tardo-gotico del Duomo e il biomorfismo delle opere di Cragg; la spinta ascensionale, innanzitutto, controbilanciata dalle movimentazione delle superfici a livello di dettaglio.
Non ultimo, quell’aggettivo “pop” che abbiamo sentito Daverio attribuire all’iniziativa e che, a ben guardare, non è estraneo alla storia complessiva del Duomo: la stessa chiesa-simbolo di Milano nasce in uno stile – e per una committenza – che chiaramente guarda all’estero più che alle altre scuole italiane. E continua, secolo dopo secolo, a mostrare un’interessante ambizione ad aggiornarsi, come la comunità che l’ha eletta a propria rappresentanza.
– Caterina Porcellini
Tony Cragg. Dialogo con il Duomo
Terrazze del Duomo di Milano
16 aprile – 31 ottobre 2015
www.duomodimilano.it
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