Invito a Palazzo. A Genova, tra banche e antiche dimore
La 14esima edizione di Invito a Palazzo ha registrato anche quest’anno un grande successo di pubblico. Promossa dall’ABI – Associazione Bancaria Italiana su tutto il territorio nazionale, la manifestazione si è svolta sabato 3 ottobre. Noi abbiamo preso Genova come case history. E questo è il risultato.
I NUMERI DI UN INVITO A PALAZZO
La 14esima edizione di Invito a Palazzo, la manifestazione promossa dall’ABI – Associazione Bancaria Italiana su tutto il territorio nazionale, si è svolta sabato 3 ottobre con grande successo di pubblico. L’orario esteso e l’ingresso gratuito hanno facilitato la possibilità di usufruire di porte aperte e visite guidate a ben 108 palazzi (26 per la prima volta) distribuiti in 55 città di 16 regioni italiane.
Non si può che essere felici del fatto che anche “le banche suggellino l’impegno portato avanti negli anni a sostegno dell’arte, della cultura e del progresso del Paese”, come ha dichiarato il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, perché deve diffondersi una sempre maggiore sensibilizzazione verso il nostro ricchissimo patrimonio storico, architettonico, artistico e ambientale.
CASE HISTORY: COSA È SUCCESSO A GENOVA
Abbiamo voluto fare un test e visitare quasi tutte le strutture aperte in Liguria, a Genova. Prendiamola come una case history.
Si parte dalla sede centrale di Banca Carige, in via Cassa di Risparmio, dove il suo presidente, Cesare Castelbarco Albani, ha ribadito l’ottima occasione per “divulgare la cultura a centinaia di persone, e tra queste a molte scolaresche e bambini”, che avevano già prenotato da tempo le visite guidate. Il pezzo forte è la mostra Arte ed eleganza: importanti gioielli da Christie’s Ginevra – la città svizzera nella quale andranno in asta il 10 novembre –, presentata da Marco Trevisan, managing director di Christie’s Italia.
Alle sei preziosissime teche si arriva varcando lo scenografico ingresso del caveau, che tutte le sere viene chiuso da una porta corazzata della Lips Vago del 1964 (la sede venne inaugurata due anni più tardi) di tre metri di diametro e uno di spessore, pesante 350 quintali, risultato di un’unica fusione di acciaio e manganese, con ben venti serrature che garantiscono infinite combinazioni. Oltre a più di 6.500 cassette di sicurezza, le passerelle conducono a una trentina di gioielli, quotati ciascuno decine di migliaia di franchi svizzeri.
CHRISTIE’S E I GIOIELLI IN ASTA
A Rachele Guicciardi, delegata di Christie’s per la Liguria, abbiamo rivolto qualche domanda. Le tendenze del collezionismo di oggi in questo settore? “Pezzi unici, pietre, gioielli firmati, perle naturali”. Chi li acquista? “Molti compratori appartengono a Paesi che all’epoca hanno venduto quegli stessi gioielli”. Si tratta di un buon investimento? “Indubbiamente sì: i gioielli si nascondono e si monetizzano facilmente”. Il top lot all’asta di Magnificent Jewels a Ginevra? “Si chiama ‘In the Pink’ ed è il più grande diamante rosa intenso mai arrivato in asta: è quotato 23-28 milioni di dollari”.
Da Tiziana Appetiti, responsabile del settore Gioielli Italia di Christie’s, ci siamo invece fatti indicare il top lot fra i pezzi selezionati per la mostra genovese: un paio di orecchini di diamanti con una coppia (rara) di singoli diamanti a forma di pera, rispettivamente di più di 9 e 8 carati, con una scala di purezza E e D (che è il massimo valore ottenibile). Questo sogno proibito è opera di Massoni, la casa fondata a Roma a fine Settecento, che ora ha sede in via Margutta, ed è quotato 900.000-1.200.000 franchi. Notevoli anche la spilla di diamanti Belle Époque (Anni Dieci), in forma di nastro pendente asimmetrico, esemplare unico, sui 38.000-50.000 franchi; il bracciale di diamanti snodato di Bulgari (Anni Cinquanta), scomponibile in sette spille o in due clip, conservato nella fitted case originale e quotato 130.000-160.000 franchi; o il gruppo di smeraldi colombiani, un anello e un paio di orecchini a tulipano, firmati De Grisogono e del valore di 100.000-150.000 franchi.
I DIPINTI FRA SALE RIUNIONI ED EX CHIESE
Al 14esimo piano dell’edificio, quello “presidenziale”, è allestita la collezione di dipinti, maioliche e altri oggetti acquisiti nel tempo dalla Banca con focus sull’arte ligure e genovese. Alle pareti delle sale riunioni e dei salotti si possono vedere opere di van Dyck come di Domenico Fiasella e di altri pittori dell’epoca – alcune in comodato d’uso o in temporanea esposizione – mentre, al piano superiore, l’ultimo, si può godere della panoramica balconata, con vista mozzafiato a 360 gradi sulla città.
Merita una visita anche l’Agenzia 8 della stessa Banca Carige, in piazza Santa Sabina, che ha sede all’interno di ciò che rimane dell’omonima chiesa romanica dell’XI secolo. Sono visibili due delle tre absidi, oggi restaurate, e la bella pala d’altare di Bernardo Strozzi, raffigurante la Santissima Incarnazione, databile 1632 e in comodato d’uso dal Conservatorio Interiano di Genova.
INTERMEZZO SARDO
Proseguendo il giro a piedi, in piazza Fontane Marose si entra nel Palazzo Spinola dei Marmi, sede del Banco di Sardegna, che provvide a restaurarlo. L’edificio venne costruito intorno alla metà del XV secolo proprio per volontà di un banchiere, Iacopo Spinola, uno dei maggiori azionisti del Banco di San Giorgio. L’esterno è in stile romanico-pisano, con liste marmoree bianche e nere e cinque nicchie frontali, con altrettante statue dedicate a membri della famiglia Spinola. All’interno si sale uno scalone in marmo per raggiungere la sala principale, con un notevole e vasto soffitto a cassettoni, con le grandi travi di larice provenienti dalla Corsica.
A PALAZZO DORIA CON LA FONDAZIONE CARIGE
Infine, si rivela un’altra bella sorpresa la Fondazione Carige in via Chiossone, che ha sede in Palazzo Doria. Anche in questo caso l’istituzione ha acquistato, restaurato e quindi salvato dal degrado un palazzo storico d’impronta medievale che, nell’assetto odierno, si presenta con una facies cinque-seicentesca.
La visita guidata, con una storica dell’arte preparatissima, Agnese Avena, rende piena giustizia al patrimonio racchiuso all’interno. Si va dal loggiato che affaccia su una parete prospettica dipinta a dilatare gli spazi, fino alle grottesche sui soffitti (con belle lunette seicentesche) e agli oli di scuola genovese – in parte provenienti dall’Accademia Ligustica – della Sala del consiglio di amministrazione della Fondazione, al primo piano. Si prosegue al secondo con gli stucchi Rococò; il magnifico arazzo seicentesco con Vertumno e Pomona, firmato da Ian Raes e di manifattura di Bruxelles, esposto nel salone; le 41 figure in ceramica del Presepe di Antonio Tambuscio, con i costumi tipici della Liguria; gli arredi per il transatlantico Rex e altre opere di pittura, prevalentemente cinque-seicentesca di grande formato, che non sto a ricordare, disseminati in diverse stanze.
La giornata, ricca di esperienze e con un’ottima risposta dei visitatori, dimostra una volta di più il desiderio di cultura che sta circolando nel nostro Paese oggi. Che le istituzioni private facciano la loro parte è estremamente positivo e, poi, un invito a Palazzo non si rifiuta mai.
Linda Kaiser
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