Bologna dopo Morandi. La mostra raccontata da Renato Barilli
Il critico bolognese illustra la rassegna da lui curata nelle sale di Palazzo Fava. Un viaggio attraverso la creatività felsinea, dalla metà degli Anni Quaranta all’epoca attuale.
La mostra Bologna dopo Morandi, 1945-2015, in Palazzo Fava, che si chiuderà domenica prossima, 8 gennaio, è stata la naturale prosecuzione della precedente rassegna Da Cimabue a Morandi, in cui solo con pochi casi si andava oltre il Maestro di via Fondazza. Questa volta si è abbracciato un periodo cronologico senza dubbio più breve, ma settant’anni di storia non sono pochi, e vi vengono documentati 66 artisti, con un numero di opere variabili secondo la rispettiva importanza. E ci sono pure altri 14 artisti con opere video. Ho articolato queste numerose presenze in “stazioni”, ognuna delle quali concilia i singoli talenti con i passi essenziali che la ricerca nazionale e internazionale ha compiuto nel frattempo. Si parte dal primo dopoguerra, quando anche da noi arriva il postcubismo, con un protagonista eccellente quale Sergio Romiti, ma non va neppure dimenticata la resurrezione del più anziano in mostra, Carlo Corsi. Viene data attenzione anche ai due più importanti scultori nostrani del periodo, Luciano Minguzzi e Quinto Ghermandi.
I PROTAGONISTI
Senza dubbio il momento più importante di questa storia felsinea è stato rappresentato dall’Ultimo naturalismo di Francesco Arcangeli, con cui Bologna ha partecipato a pieno titolo all’Informale, il grande movimento degli Anni Cinquanta, con Pompilio Mandelli, e, subito a ridosso, Vasco Bendini, Giuseppe Ferrari, Bruno Pulga, Sergio Vacchi. Nell’occasione, per onorare appieno l’attività critica di Arcangeli, ho pure ammesso all’esposizione l’unica triade, diciamo così, extra-comunitaria, Alberto Burri, Mattia Moreni, Ennio Morlotti. Tra altri aspetti degni di nota, il precoce New Dada messo in opera da un talento eclettico quale Vittorio Mascalchi, già in uscita da quel decennio, a saggiare nuovi orizzonti. Di questi l’esploratore più vigile è stato Concetto Pozzati, che ha guidato la nave felsinea passo dopo passo nelle acque agitate dell’oggettualità Anni Sessanta, nelle sue varie facce, avendo accanto Piero Manai e Carlo Gajani. Poi, la resurrezione incredibile di Bendini, che interrompe le sue squisite tessiture informali per sperimentare installazioni e performance, nell’ampio spazio del Palazzo Bentivoglio, stimolandovi, fra altri giovani, l’avvio dei due talenti di più ampio raggio della Scuola bolognese, Pier Paolo Calzolari, capace di confluire nell’Arte povera e divenirne solida presenza, e Luigi Ontani, cui si deve invece l’aver procurato il grande “ribaltone”, dallo povero dello stare vincolati all’immediato al “qui e ora”, verso soluzioni “ricche”, ispirate alla cosiddetta “citazione”, mosse dalla vocazione di sperimentare in mille modi e tecniche l’essere ”altrove”, l’alibi.
DAI NUOVI-NUOVI A OGGI
A quel modo Ontani si è messo a capo della formazione dei Nuovi-nuovi, che a Bologna ha avuto validi rappresentanti in Bruno Benuzzi, Marcello Jori e Giorgio Zucchini. Questi a loro volta si sono dimostrati affini o addirittura convergenti rispetto alla grande impresa del “nuovo fumetto”, con alla testa Andrea Pazienza, seguito da altri comprimari come Daniele Brolli, Giorgio Carpinteri e Lorenzo Mattotti. Da loro il passo è breve per giungere agli esponenti di una Nuova Officina Bolognese, come ebbe a chiamarla chi ne è stato il più valido interprete, Roberto Daolio. Da notare che in questa squadra di belle speranze si compie un superamento epocale, le donne artiste sono maggioritarie rispetto ai colleghi, se si pensa alle sempre audaci e sperimentali Eva Marisaldi, Sabrina Mezzacqui, Alessandra Tesi, Sabrina Torelli, con le sorprendenti ceramiche di Sissi a chiudere la sfilata. Dall’altra parte solo tre maschi, Luca Caccioni, Pierpaolo Campanini, Alessandro Pessoli, mentre un risultato di pareggio sta nella coppia mista Monica Cuoghi–Claudio Corsello. Queste presenze, diramate in tutte le direzioni della ricerca attuale, costituiscono un sicuro ponte verso il futuro. Confermato dai video di altri 14 protagonisti, anch’essi rivolti a saggiare tutte le possibilità di questo mezzo ormai di massima diffusione.
Renato Barilli
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