Ritratti dalla Romagna. In mostra a Imola
Centro Polivalente Gianni Isola, Imola – fino al 5 febbraio 2017. Da un lavoro di documentazione sugli artisti del territorio a una mostra che – grazie ai prestiti di musei e istituzioni delle province limitrofe – vuole rendere conto dell’arte romagnola dal Novecento ai giorni nostri. Attraverso il genere del ritratto.
Non solo una mostra organizzata grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola: alla base del progetto Volti sta il DOC, Centro di documentazione arti moderne e contemporanee in Romagna, che, con il suo forte radicamento al territorio – evidente fin dall’intitolazione – ha come obiettivo quello di “porsi come punto di raccolta di informazioni sulle diverse correnti e attività artistiche susseguitesi in Romagna dagli inizi del secolo scorso a oggi”. Da questo punto di partenza (l’archivio digitale al momento comprende le schede di un centinaio di artisti), le ricerche condotte dal curatore della mostra Franco Bertoni hanno dato vita a una panoramica di ritratti databili da inizio Novecento ai giorni nostri, offrendo un racconto variegato dei personaggi che hanno caratterizzato le province romagnole dal punto di vista artistico, ma anche sociale, culturale, politico e di costume. Non sono solo gli artisti che contano, in questa mostra: i soggetti che emergono dai dipinti, dalle sculture, dalle fotografie sono altrettanto significativi perché testimoniano la vivacità della Romagna e il suo ruolo non indifferente nel corso della Storia.
LE CELEBRITIES
Qualche esempio? Achille Calzi ebbe la possibilità di ritrarre – con una spiccata vena caricaturale – Gabriele D’Annunzio mentre faceva il militare a Faenza; Dino Campana compare nell’unico ritratto eseguito in vita da Giovanni Costetti; Costetti stesso è raffigurato in un gesso dello straordinario Domenico Baccarini, e naturalmente non si può non citare il Fulcieri Paulucci de’ Calboli di Adolfo Wildt, mentre per la seconda metà del Novecento spiccano le opere di Federico Fellini o di Alberto Sughi. I decenni più vicini a noi sono rappresentati da autori come Guido Guidi, Bertozzi&Casoni, Alex Majoli fino ai selfie di Elisa Paolocci Giannettoni, e da volti iconici del panorama culturale contemporaneo come quelli di Vittorio Sgarbi e Dario Fo.
A fare da fil rouge, una serie di opere del ravennate Umberto Folli documenta una sintesi dell’arte figurativa novecentesca operata “in una provincia ai margini dei grandi flussi dell’arte”.
RISCOPRIRE LA STORIA E IL REALE
Leggere il catalogo, e scoprire le storie di tutti quei visi, permette di comprendere quanto sia forte in questa mostra la componente del dialogo e quanto profondi siano i nessi tra tutti i nomi che vanno a costituirne l’ossatura. Completa lo scheletro la netta scelta di condurre una ricerca strettamente legata all’ambito figurativo: fino a pochissimi anni fa il genere del ritratto sembrava aver concluso il suo percorso, mentre proprio “nella contemporaneità – e ne sono testimonianza la diffusione dei ‘volti’, anonimi o meno, premessa e grandemente incrementata da nuovi veicoli comunicativi quali le fotocamere digitali o i social network – si assiste a una massiccia e inedita presenza del ritratto nella vita quotidiana” (F. Bertoni).
Marta Santacatterina
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