La pittura sbarca sul piccolo schermo
È recente l’arrivo in televisione di un format che indaga una serie di famose opere pittoriche attraverso l’uso del linguaggio animato. Trasformando il supporto bidimensionale per eccellenza in un oggetto a tre dimensioni.
Nella lunga lista di programmi televisivi di divulgazione sulle arti visive si è da poco aggiunto un nuovo piccolo esperimento. Stiamo parlando de I segreti dei capolavori, visto in Italia lo scorso settembre su Rai 5, versione doppiata di una produzione originale francese di Arte, che in ogni puntata ci ha presentato una tela di un artista famoso (tra gli altri: Seurat, Kandinsky, Courbet e Velázquez) attraverso una serie di particolari animazioni visive.
La tecnica in questione, già vista in altri contesti ma piuttosto nuova per questo genere di programmi, permette fondamentalmente di lavorare su un’immagine scomponendola nei vari elementi grafici che la formano. A questo punto, le varie parti possono essere movimentate davanti allo sfondo fisso con il risultato di avere – semplificando – una rappresentazione bidimensionale trasformata in un’animazione tridimensionale. Applicata a una tela, questa tecnica ha consentito agli autori del programma di sezionare e isolare le varie aree dell’opera e raccontare quasi antologicamente le tante storie che ci sono dietro i personaggi che la compongono.
UNA LETTURA APPROFONDITA
Viene in mente I colori della passione, film del 2011 di Lech Majewski che, sulla Salita al Calvario di Bruegel, fece un’operazione di racconto abbastanza simile. Qui non siamo a quel livello di “esplosione” del quadro, non ci sono gli attori in carne e ossa a interpretare i vari personaggi della tela e spesso il racconto va oltre l’opera stessa per parlarci anche del contesto storico e teorico in cui è stata realizzata, ma il risultato finale – ogni episodio dura 25 minuti – è generalmente molto godibile. Si scoprono le tante angolature diverse con cui poter guardare un’opera pittorica, il lavoro teorico che c’è dietro la composizione, il processo creativo a strati che l’ha generata. È come stare vicino a un bravo critico che ci porta dentro quell’opera e ce la fa osservare punto per punto, facendola rivivere. Ma al posto della sua voce abbiamo la possibilità di vedere quella tela, quella lettura critica, quelle storie raccontate con immagini in movimento. Che poi, se vogliamo, dovrebbe essere quello che ci si deve aspettare sempre da un prodotto – nomen omen – audiovisivo.
IN ATTESA DI BOSCH
Il regista è Carlos Franklin, poliedrico artista colombiano che con Arte sta ora lavorando già allo step successivo: trasformare un’opera (il Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio di Bosch) in un mondo virtuale da esplorare in prima persona attraverso le nuove tecnologie VTR, da molti considerate la nuova frontiera dell’intrattenimento dei prossimi anni.
– Alessio Giaquinto
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #34
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