Il Surrealismo al femminile di Rita Kernn-Larsen. A Venezia
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia – fino al 26 giugno 2017. La sede lagunare celebra il periodo surrealista della carriera di Rita Kernn-Larsen, e insieme rende omaggio a Peggy Guggenheim quale intenditrice d’arte e raffinata collezionista. La mostra è anche occasione per inaugurare le nuove Project Rooms, ricavate negli spazi della caffetteria.
Parigi, inverno 1937: si incrociano le strade di Peggy Guggenheim e della pittrice surrealista Rita Kernn-Larsen (Hillerød, 1904 – Copenaghen, 1998), in Francia per una mostra dopo che, nel 1935, ha partecipato alla prima collettiva sul Cubismo e il Surrealismo in Danimarca. Peggy invita la pittrice a esporre a Londra nella sua galleria, cosa che avverrà nella primavera dell’anno successivo. Si tratta della prima rassegna surrealista ospitata dalla Guggenheim, che, a partire da quel momento, comincerà a collezionare anche questo tipo di opere. Per Kerrn-Larsen quell’evento segna l’apice della carriera. La mostra veneziana nasce come ideale continuazione della personale parigina, ricordata dall’invito originale all’inaugurazione e dalla lista delle opere in mostra.
Per quanto contenuta nelle dimensioni, (sette dipinti, oltre ai documenti e alle fotografie), la mostra ricostruisce la personalissima poetica surrealista di Kernn-Larsen, sulla cui tela palpita l’anelito rivoluzionario (in senso lato) di una corrente che volle andare oltre la realtà.
IL SURREALISMO COME AFFERMAZIONE DI SÉ
Per ovvie ragioni di affinità, lo stile di Kernn-Larsen si avvicina al nordico Paul Delvaux anziché al più solare Salvador Dalí; una tavolozza che va di pari passo con una maggior pensosità delle opere.
Allieva di Léger a Parigi, dove soggiorna una prima volta dal 1932 al 1934, è nella capitale francese che si avvicina al Surrealismo, nel cui solco continuerà a sperimentare anche dopo il rientro in patria. Se il Surrealismo è il tentativo di risolvere dicotomie quali luce e oscurità, sogno e realtà, uomo e natura, Kernn-Larsen ne fa anche un mezzo per esprimere la sua personalità, per indagare se stessa e il suo corpo, le sue ansie, le sue attese, le sue paure, così simili a quelle delle altre donne europee negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale. Colori caldi dai toni accesi, forme a metà tra l’antropomorfo e lo zoomorfo, una linea ritmica e ondulata, e sullo sfondo, con discrezione, lei, l’artista, che si mette a nudo; pur ispirandosi alle esperienze personali, il suo subcosciente la porta ad affrontare il suo essere donna, e la responsabilità che tutto ciò implica. Fondamentale l’Autoritratto (Conosci te stesso) del 1937, dove lo specchio (mutuato da Lewis Carroll), è il tramite di un universo interiore, conscio o inconscio che sia, da esplorare e valorizzare. Ne scaturisce una donna con una sua verità, sue opinioni, e la voglia di esprimerle.
La fase surrealista termina a Londra, nel 1944, poiché, a detta della pittrice, la drammaticità della guerra ha travalicato la realtà ben più di quanto riesca a fare l’arte.
UN FEMMINISMO ARTISTICO DI RESPIRO EUROPEO
Alla luce della sua poetica artistica, volta all’affermazione di sé in quanto donna, Rita Kernn-Larsen è partecipe con Carol Rama, Louise Bourgeois e, più tardi, Niki de Saint-Phalle, di un informale movimento di affermazione della femminilità, che si inserisce nella politicamente difficile Europa di metà Novecento. Pur nei loro diversi stili, nonché tipologia di opere, queste artiste sono accomunate dalla dimensione del subconscio che caratterizza il loro lavoro e dalla determinazione con cui, attraverso di esso, hanno valorizzato il loro essere donne. Un aspetto ancora poco studiato, questo movimento informale femminile dell’arte novecentesca, ma che merita invece ulteriori indagini, per rendere giustizia alla portata del contributo delle donne all’arte contemporanea.
– Niccolò Lucarelli
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