Scultura e armonia. Al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio
Domani, sabato 11 marzo, a Gardone Riviera, nel parco dannunziano della leggendaria residenza, verranno presentate sei nuove sculture. In diversi angoli dei terreni scoscesi, Ugo Riva, Girolamo Ciulla, Federico Severino, Michela Benaglia, Dario Tironi e Cesare Inzerillo offriranno nuovi percorsi e nuovi punti di vista sul Vittoriale.
Saranno sei i nuovi lavori che costelleranno il parco della residenza dannunziana di Gardone Riviera a partire dall’11 marzo, in occasione dell’evento Ho cercato l’armonia: Tregua (bronzo, 1986) e Anita la rossa (terracotta policroma, 1989) di Ugo Riva; Opere senza titolo (due bassorilievi, 2016) e Colonna con tempio (scultura in travertino, 1996) di Girolamo Ciulla; 28 febbraio 1938 di Cesare Inzerillo (tecnica mista, 2017); Senza titolo di Dario Tironi (legno, schiuma poliuretanica, oggetti, resina, vernice acrilica, 2017); Il silenzio di Federico Severino (terracotta policroma satinata, 2017) e Divinità femminile (acciaio inox specchiante, 2015) di Michela Benaglia.
Abbiamo domandato a Giordano Bruno Guerri, dal 2008 presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, di approfondire alcuni aspetti della selezione.
Per quanto riguarda il Vittoriale, sono mai state menzionate, da parte di D’Annunzio, disposizioni in merito al parco e a futuri interventi artistici?
D’Annunzio ha scritto che il Vittoriale non deve subire “intrusioni volgari”. La sua casa è, e rimarrà, immutata, nel parco, non mi sembrano “intrusioni volgari” le opere di scultori nostri contemporanei. Anzi, credo che l’opera architettonica che ci è stata donata indichi chiaramente il desiderio dannunziano di arricchire e completare le numerose nicchie con opere scultoree.
Esiste un comitato scientifico che valuta le donazioni, e quali criteri sono stati delineati?
Il comitato scientifico è formato da Michele Bonuomo e Ugo Riva.
È possibile che anche artisti stranieri, in futuro, possano donare i loro lavori?
Ce n’è già uno: Jacques Villeglé, con la scultura Star. Spero ne arrivino altri.
Potrebbe delineare il ruolo di Ugo Riva in questa nuova apertura del parco?
Riva è un amico, oltre che un grande artista e un uomo generoso. Ha donato al Vittoriale quattro magnifici bronzi e diverse ceramiche. Abbiamo parlato a lungo di come creare un percorso di scultura contemporanea nel parco, e mi ha messo in contatto con molti suoi colleghi.
Quale legame, nell’arte, si delinea tra interno ed esterno della villa?
L’interno della Casa è un’opera di Gabriele D’Annunzio, unica, irripetibile e dunque intoccabile. Il parco è un’opera della natura, di D’Annunzio, del suo architetto Gian Carlo Maroni, degli artisti di allora che vi hanno messo le loro sculture, dello Stato che ha donato – per esempio – la Nave Puglia, e degli artisti contemporanei: tutti costoro sono in continuo dialogo con la Casa e con D’Annunzio. Un dialogo appassionante e sempre in evoluzione, come accade fra grandi intelligenze.
Potrebbe brevemente descrivere da dove trae ispirazione il titolo dell’evento che state per inaugurare, Ho cercato l’armonia?
Tutte le nostre manifestazioni hanno come titolo una frase di D’Annunzio. Questa era perfetta per l’occasione: gli artisti che hanno donato, e io, cerchiamo l’armonia fra l’opera d’arte e il parco, come D’Annunzio la cercò – senza trovarla – fra spirito e natura. D’Annunzio, amante della scultura, diventa così promotore della qualità della scultura italiana figurativa. Ancora una volta rivoluzionario e controcorrente perché a fianco di un mestiere antico che ha fatto grande il nostro Paese, ma in via di estinzione.
Dalla schiuma poliuretanica alla terracotta policroma al travertino, i lavori che verranno posizionati nel parco del Vittoriale presentano una molteplicità di materiali che implicano, anche, una transitorietà effimera dell’opera. È corretto?
Nulla è stato inserito a caso. Gli artisti vengono scelti per la specificità del loro linguaggio. Tant’è che abbiamo evitato concettualismi, installazioni e quant’altro. Il linguaggio della figurazione ha proprio l’intento di rimanere in sintonia e armonia con il luogo e il sentimento del suo creatore. Quanto alla transitorietà, l’opera non è mai effimera, ma può essere effimera la sua collocazione. Alcuni, un’infima minoranza di tradizionalisti, sono contrari a questa “contaminazione”. Se un mio successore vorrà spostare le opere, potrà naturalmente farlo, una volta ottenuto il permesso dalla Sovrintendenza, come l’ho avuto io per collocarle. Gli accordi con i donatori prevedono che se l’opera dovesse venire spostata senza il loro consenso, potranno riprendersela. Io mi auguro che rimangano per sempre.
Come si manifesterà l’armonia tra, ad esempio, Il silenzio di Severino e Divinità femminile di Michela Benaglia, oppure Anita la Rossa di Ugo Riva e 28 febbraio 1938 di Cesare Inzerillo?
L’armonia si manifesta nell’omaggio degli artisti a colui che – evidentemente – ritengono un padre della bellezza, e in un dono al Vittoriale, a sua volta donato agli italiani. L’armonia si manifesta anche nel mettere a confronto – per i visitatori – stili, epoche e tendenze diversi, ma tutti in cerca della bellezza.
In ultimo, potrebbe formulare un pensiero, un augurio che accompagni Ho cercato l’armonia?
Che si realizzi, come si sta realizzando, una superiore armonia: quella di chi viene per vedere una dimora storica e incontri, innamorandosene, l’arte contemporanea. E che addirittura possa un giorno avvenire il contrario: che chi verrà soltanto per vedere le sculture, scoprirà anche il Vittoriale e D’Annunzio. Lui lo chiamava Il libro di pietre vive, e le pietre sono vive quando dialogano con qualcuno, quando molti le frequentano, vivono e godono.
– Ginevra Bria
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