Gli Uffizi cambiano il logo. Comunicazione, web e marketing, le nuove sfide per l’arte
Le istituzioni culturali devono sempre più confrontarsi con la comunicazione digitale e le possibilità offerte da internet non solo nei termini di diffusione delle informazioni e produzione di nuovi contenuti, ma anche per espandere il proprio brand e acquisire nuovo pubblico. Ecco gli esempi di due istituzioni italiane…
Parlare di comunicazione digitale, di web, di virtualità e di tecnologie informatiche così tanti anni dopo la rivoluzione di internet e in pieno dominio del 3.0 sembra quasi anacronistico. Eppure il mondo della cultura, in particolare quello legato alle istituzioni, sembra essersi accorto delle immense potenzialità di internet e delle modalità in cui il digitale può trasformare, migliorare, espandere il lavoro nel settore della cultura con notevole ritardo. Dunque, è sempre più importante anche per le istituzioni più prestigiose lavorare sulla linea di demarcazione tra reale e virtuale, soprattutto sul fronte della comunicazione sempre più necessaria per avvicinare nuovo pubblico, ma anche per la didattica, per la diffusione delle informazioni e la produzione di nuovi contenuti. E, mentre Amaci prepara per il prossimo 3 e 4 novembre un convegno proprio sui “Musei alla svolta del post-digital”, alcune istituzioni culturali italiane puntano sulla comunicazione digitale per migliorare ed espandere il proprio brand.
IL NUOVO BRAND DEGLI UFFIZI
Fino a pochissimo tempo fa reperire informazioni o acquistare un biglietto d’ingresso online per gli Uffizi che, insieme al Corridoio Vasariano, Palazzo Pitti e al Giardino di Boboli, rappresentano il più grande polo museale italiano, era tutt’altro che un’esperienza piacevole. Nonostante la fama planetaria del museo, nessuno aveva mai pensato di tutelarne l’identità online. Sono sorti così decine di siti, per lo più di bagarinaggio e vendita di biglietti a prezzi maggiorati, che utilizzavano il nome “Uffizi” per attrarre ignari visitatori causando un grave danno non solo economico ma anche di immagine. Non è un caso che uno dei primi compiti di Eike Schmidt appena insidiato nel ruolo di direttore degli Uffizi sia stato quello di mettere mano alla comunicazione del museo. In primis si è lavorato sulla creazione di un logo sull’esempio di altri grandi musei e fondazioni culturali. Carmi e Ubertis, società milanese specializzata nella creazione, valorizzazione e gestione della identità di marca, ha creato un logo elegante ma molto semplice che nasce dalle iniziali del museo G e U stilizzate. Cantiere Creativo, invece, ha lavorato, in stretto contatto con il Dipartimento di Comunicazione Digitale degli Uffizi, alla creazione di un sito web che fosse trasparente e di immediata consultazione, cercando di arginare in parte il fenomeno del bagarinaggio online diffuso con il nome del museo.
LA NUOVA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE DI MIART
Una campagna visiva in continua evoluzione caratterizza invece miart. Anche per questa ventitreesima edizione, come è ormai prassi da anni, la fiera d’arte contemporanea di Milano si è dotata di un piano di comunicazione che riunisce diversi linguaggi creativi. Lo scopo è quello di dimostrare la dinamicità della fiera ma anche di integrare i diversi linguaggi a partire proprio dalla comunicazione che diventa un linguaggio proprio come tutti gli altri. La campagna visiva 2018 si intitola Prisma ed è frutto della collaborazione, sotto la direzione artistica di Mousse Agency, tra il coreografo Alessandro Sciarroni, il duo di video-artisti Masbedo e la fotografa Alice Schillaci. Una campagna che si articola in più fasi tra reale e virtuale: oltre al una campagna stampa su riviste e periodici, sono previste una serie di teaser video on line, un’opera video e una performance dal vivo.
– Mariacristina Ferraioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati