Sotto un nuovo cielo. Artisti e scienziati prima e dopo Galileo

È l’uomo che ha capovolto tutta la precedente astronomia, è uno scienziato, un raffinato letterato, un astuto imprenditore, addirittura un discreto musicista e un aspirante medico. Galileo Galilei e le sue rivoluzionarie scoperte sono ora in mostra a Palazzo del Monte, a Padova, in un percorso che mette in luce ciò che l’arte ha recepito della nuova scienza.

La prima opera che si incontra è Laboratory for a New Model of the Universe, suggestiva installazione di Anish Kapoor realizzata nel 2006. Una scelta a prima vista azzardata, ma, man mano che si attraversano le sale di Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza, si comprende il significato di quel grosso blocco in acrilico entro il quale si percepisce un grumo magmatico: la mostra ha infatti una doppia anima e una doppia curatela e lo scopo di Giovanni Carlo Federico Villa e Stefan Weppelmann è non solo di illustrare al grande pubblico la vita, le scoperte e le opere di Galileo Galilei, ma anche di svelarne l’influsso profondo che queste hanno avuto sugli artisti, a partire dal dipinto di Adam Elsheimerraffigurante una notte di plenilunio con il cielo solcato dalla Via Lattea, prima eco pittorica del Sidereus Nuncius(Villa). Anche chi si dedicava all’arte, infatti, al pari di tutti coloro che hanno vissuto quegli anni incredibili, rimasero sconvolti, intrigati, affascinati, convinti dalle teorie galileiane, fatta salva la Chiesa, com’è ben noto, che mediante l’Inquisizione costrinse il genio alla celebre, scandalosa abiura del 22 giugno 1633.

Cristiano Banti, Galileo davanti all’Inquisizione, 1857. Carpi, Collezione privata

Cristiano Banti, Galileo davanti all’Inquisizione, 1857. Carpi, Collezione privata

SGUARDO PUNTATO SULLA LUNA

Era l’autunno del 1609 quando Galileo puntò il suo nuovo cannocchiale, rapidamente costruito imitando modesti strumenti di provenienza olandese, giusto in faccia alla luna: la scoprì “aspra, et ineguale”, non quell’astro liscio e terso che fino ad allora era possibile osservare senza ausili ottici; la descrisse come “ripiena di eminenze et di cavità, simili, ma assai maggiori, ai monti et alle valli”. Non la illustrò solo a parole, però: nell’allestimento della mostra – curatissimo e dal forte carattere emotivo e scenografico ‒ sono esposti anche gli splendidi acquerelli di Galileo raffiguranti le fasi lunari, verosimilmente eseguiti in presa diretta e che documentano non solo la sua precisione e la tensione all’osservazione diretta, ma anche una notevole padronanza delle tecniche del disegno. Il resto è storia: poco tempo dopo scopre i satelliti di Giove, indaga la Via Lattea, delinea la struttura di Saturno, scruta le macchie solari. In pochi anni, nulla fu più come prima, le antiche e rassicuranti incertezze sull’universo andarono in fumo e si aprì un’epoca nuova, quella della scienza.

Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza. Exhibition view at Palazzo del Monte di Pietà, Padova 2018

Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza. Exhibition view at Palazzo del Monte di Pietà, Padova 2018

UN ALLESTIMENTO EFFICACE

Le opere d’arte accompagnano allora attraverso la rivoluzione del pensiero, dalle premesse illustrate con antichi astrolabi ai mappamondi fantastici ai dipinti che raffigurano i miti delle stelle e dei pianeti e che si affiancano agli strumenti scientifici: le sfere armillari, gli astrolabi, il celebre compasso geometrico e militare del 1606, il cannocchiale di Giuseppe Campani del 1682 lungo ben sette metri, strani aggeggi per la dimostrazione della legge di caduta dei gravi.
Lo stupore è assicurato, se si considera che nelle sale sono presenti capolavori assoluti dell’arte occidentale firmati da Dürer, Rubens, Brueghel il Giovane, Guercino, Luca Giordano, fino ad arrivare a Gaetano Previati, Giacomo Balla e Pellizza da Volpedo. E ancora i manoscritti scientifici, i documenti, le pubblicazioni di Galileo che dimostrano la potenza della sua intuizione e l’immensa portata delle nuove scoperte. Non manca infine l’oggi, rappresentato dalle fotografie e dai video “astronomici” di Michael Naijar e dagli scatti di Trevor Pagien che immortalano le scie dei “nostri” satelliti artificiali e rifiuti spaziali, “spediti in orbita come un secondo firmamento”: “se Galileo scrutava l’universo, ora è l’universo a osservarci e a registrarci nella forma di Big Data”, dichiara Villa, aprendo nuovi interrogativi e nuovi sbigottimenti a chi, ora, osa osservare il cielo.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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