Tarocchi e Trionfi. In mostra a Torino
Museo Ettore Fico, Torino ‒ fino al 14 gennaio 2018. Il mondo degli enigmatici Tarocchi tra gioco, arte e divinazione. Una grande mostra a Torino ne ripercorre l’affascinante storia.
“Questo quadrilatero di carte che continuo a disporre sul tavolo tentando sempre nuovi accostamenti non riguarda me o qualcuno o qualcosa in particolare, ma il sistema di tutti i destini possibili, di tutti i passati e i futuri, è un pozzo che contiene tutte le storie dal principio alla fine tutte in una volta”. Inizialmente considerati un passatempo noto come i Trionfi, di cui Calvino si serve per costruire la struttura narrativa de Il castello dei destini incrociati senza un apporto metodologico bensì interpretandoli secondo un’iconologia immaginaria, i Tarocchi nascono nelle corti rinascimentali dei Visconti e degli Estensi intorno alla metà del ‘400, con l’obiettivo primario di diffondere la filosofia ermetica e neoplatonica riportata in auge dagli umanisti dell’epoca.
Risultato della fusione tra le carte da gioco provenienti dal mondo arabo (Arcani Minori) e i 22 Trionfi (Arcani Maggiori), il cui repertorio figurativo è facilmente rintracciabile negli affreschi e nei codici miniati del XVI, iniziano a essere utilizzati per la divinazione solo dalla fine del XVIII secolo, quando l’archeologo massone Antoine Court de Gébelin diffonde la leggenda secondo cui i Tarocchi fossero un testo esoterico risalente all’Antico Egitto. In realtà sarebbe da attribuire al duca Filippo Maria Visconti nel 1441 la commissione del primo mazzo di Trionfi in occasione delle nozze di sua figlia Bianca Maria con Francesco Sforza. Ed è proprio da questi preziosissimi Tarocchi, miniati e punzonati su lamina d’oro e provenienti dalla bottega di Bonifacio Bembo, che prende avvio l’esposizione, su oltre mille metri quadri di superficie, di una vastissima raccolta di mazzi antichi e moderni e opere custodite in collezioni private, oltre a incisioni, matrici di stampa, bozzetti, immagini e documenti, attraverso un allestimento interattivo dato dal supporto di materiale audiovisivo e di applicazioni multimediali per un vero e proprio viaggio, dal Rinascimento a oggi, attraverso i molteplici aspetti che li caratterizzano: sia dal punto di vista storico, artistico e letterario sia da quello simbolico, spirituale, psicologico e sociologico.
I TAROCCHI E L’ARTE
Tra i più significativi troviamo il Sola Busca, il più antico mazzo a stampa completo, realizzato a Venezia nel 1491 con interventi di tempera e oro; i Tarocchini dell’incisore bolognese Giuseppe Maria Mitelli, creati per la famiglia Bentivoglio; antiche edizioni di Tarocchi marsigliesi e piemontesi, oltre alle Minchiate fiorentine (mazzi di 97 carte utilizzate esclusivamente come gioco di società); il mazzo di Etteilla, pseudonimo di Jean-Baptiste Alliette, esoterista francese cui si deve la divulgazione dei Tarocchi al grande pubblico come strumento divinatorio a iniziare dalla metà del XVIII secolo. E ancora la prima edizione degli innovativi Rider Waite (1909), ideati da Arthur Edward Waite e dipinti da Pamela Colman Smith: 78 carte tutte illustrate per la prima volta con personaggi che compiono azioni simboliche sostituendo i semi, per una lettura più facile e immediata.
Tra i mazzi contemporanei, che ne documentano la continua evoluzione iconografica, I Tarocchi Mistici, quelli Universali e quelli Erotici, cui è riservata un’ampia produzione. E se anche il mondo del fumetto ne subisce il fascino e rappresenta gli Arcani coi supereroi della Marvel, coi personaggi di Bonelli ma anche con quelli di Corto Maltese e Diabolik, sia in Italia come all’estero si sviluppa una ricca produzione d’opere d’arte legate alle carte del destino.
DA DAVID BOWIE A NIKI DE SAINT PHALLE
Nel 1995 David Bowie inizia un mazzo, insieme a Davide De Angelis che lo ha completato di recente (sarà pubblicato nel 2018 da Lo Scarabeo e si chiamerà Starman Tarot), con l’obiettivo di illustrare i concetti dei suoi testi attraverso gli Arcani. E ancora Elisabetta Trevisan, Franco Gentilini, Antonio Lupatelli, Emanuele Luzzati e Renato Guttuso sono alcuni degli artisti contemporanei che si sono lasciati sedurre dall’iconografia dei Tarocchi che ora sembra ispirarsi perlopiù al fantastico e alla fantascienza attraverso una contaminazione di linguaggi iniziata negli Anni Ottanta e che, nonostante i progressi tecnologici, si configura come un’arte che ancora conserva una componente artigianale.
A chiusura di questa grandiosa ricognizione, una serie di opere ispirate a uno dei più visionari progetti di Niki de Saint Phalle: il Giardino dei Tarocchi. Monumentale testamento artistico, unico nel suo genere, realizzato a Capalbio ventiquattr’anni dopo la visita al Parc Güell di Gaudí, attraverso il quale l’artista restituisce una personalissima interpretazione degli Arcani Maggiori. Esseri antropomorfi dall’aspetto ludico quanto grottesco, ricoperti di mosaici ceramici e a specchio, che s’innalzano dal suolo imponendosi tra sentieri immersi nella più rigogliosa natura sono ora in parte visibili nelle sale del Museo Ettore Fico. Tra tutti emerge il Diavolo dal pene tripartito e dai seni sporgenti, simbolo di una sessualità incontrollata e insana. Inquietante retaggio delle violenze subite dall’artista quando era ancora bambina.
‒ Roberta Vanali
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