Questo non è un mausoleo. Il sito web della Fondazione Merz
Musei e case d’asta, fondazioni e centri d’arte. Di loro si parla nella rubrica “Reti didattiche”, ma osservandoli dal lato online. Per scoprire come sono e come funzionano i loro siti Internet e quali eventuali chicche si nascondono fra le pieghe del web. Stavolta siamo andati alla Fondazione Merz di Torino.
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Torino, anno 2005. Nell’ex centrale termica Officine Lancia, inaugura la Fondazione Merz. Una fondazione intitolata a un artista, solitamente, ha come vocazione principale quella di mantenere viva la sua ricerca, continuando a dare visibilità alle opere, preservandole e tutelandole. Non sempre, però, è facile dare seguito, con i fatti, ai propositi e scansare il rischio di creare un mausoleo. La Fondazione Merz – presieduta da Beatrice Merz, coadiuvata da un comitato scientifico composto da Frances Morris, direttrice della Tate Modern di Londra, Vicente Todolí, direttore artistico di HangarBicocca, Richard Flood, direttore Special Project e curatore al New Museum di New York, e Mariano Boggia – invece, sostiene il lavoro di Mario e Marisa Merz riuscendo a non congelarlo nella parentesi storica di appartenenza. Così, negli anni, la fondazione ha alternato “mostre dedicate a Mario e Marisa Merz come momenti di riflessione e studio, a grandi progetti site specific di artisti nazionali e internazionali invitati a confrontarsi con lo spazio della fondazione e con il suo contenuto”, non tralasciando “la ricerca sulle nuove generazioni per cui sono regolarmente organizzati eventi espositivi”.
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Carlos Garaicoa, El Palacio de las Tres Historias, 2017. Courtesy l’artista & Galleria Continua. Courtesy Fondazione Merz. Photo Andrea Guermani
MOSTRE E ARTISTI
Sul sito Internet, alla sezione materiali multimediali, la documentazione di questi confronti, filmati delle esposizioni e degli artisti che danno voce al progetto. Tra questi, l’attuale mostra di Carlos Garaicoa, El Palacio de las Tres Historias, a cura di Claudia Gioia, dove spazio, parola politica e poetica, architettura, potere, società e retorica s’intrecciano per raccontare, tra storia e implicazioni sociali, lo sviluppo dell’industria a Torino, in un’atmosfera temporale quasi favolistica ma quanto mai reale.
Sulla piattaforma online della fondazione si trovano anche brevi video d’interessanti eventi, come nel caso della rassegna Meteorite in Giardino, dove arte e musica contemporanea si fondono. Ancora, notizie sul Mario Merz Price, istituito nel 2013, con l’obiettivo di individuare le migliori personalità emergenti in ambito artistico e musicale. Nella stessa sezione, le immagini di una mostra difficile da dimenticare, per potenza poetica e forza estraniante, quella del primo artista vincitore del premio nella sezione Arte, Wael Shawky. L’artista è stato celebrato per l’occasione al Castello Rivoli con Cabaret Crusades e alla stessa Fondazione Merz con Al Araba Al Madfuna, mostra, quest’ultima, che è stata protagonista di un progetto extra muros della fondazione a Palermo, nella Chiesa dei Santi Euno e Giuliano.
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Wael Shawky – Al Araba al Madfuna – exhibition view at Fondazione Merz, Torino 2016 – photo Andrea Guermani
UNA PROGETTAZIONE NOMADE
La fondazione negli anni è diventata un importante punto di riferimento per il contemporaneo, e il sito testimonia la vocazione di un lavoro che, come dichiara Beatrice Merz, segue “una modalità di progettazione nomade”, dove Torino è cuore, testa e punto di partenza per nuove collaborazioni che vanno oltre la città. Così il 2018 vedrà realizzarsi e consolidarsi altre importanti collaborazioni nazionali, anche con mostre dedicate a Mario e Marisa Merz.
‒ Adele Cappelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #41
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
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