Fluttuante & ancorato (III). Rapporti e dubbio
“Se vuoi veramente arrivare lì dove la scrittura vive, scrivi come se fossi morto”, afferma il poeta irlandese Brendan Kennelly. E la rubrica di Christian Caliandro si inscrive in questo solco di pensiero.
“L’ordine è, a un tempo, ciò che si dà nelle cose in quanto loro legge interna, il reticolo segreto attraverso cui queste in qualche modo si guardano a vicenda, e ciò che non esiste se non attraverso la griglia di uno sguardo, di un’attenzione, di un linguaggio; soltanto nelle caselle bianche di tale quadrettatura esso può manifestarsi in profondità come già presente, in silenziosa attesa del momento in cui verrà enunciato” (Michel Foucault, Prefazione a Le parole e le cose, RCS Libri 1998, p. 10).
Continuare a dire, insistere, inseguire questo senso indefinito – nostalgie dentro altre nostalgie, il ricordo di un ricordo è mai possibile? Forse siamo catturati in questo gioco di specchi, di fantasmi; forse l’unico accesso alla realtà è il suo riflesso. Esistere, vivere, vuol dire poi essere circondati da persone, cose, atmosfere; vuol dire che anche noi – come le opere – siamo sempre dei rapporti. Ricostruire, rafforzare, indagare questi rapporti che noi siamo (e le loro/nostre diverse, sconcertanti possibilità) è il compito che sempre, epoca dopo epoca, si affaccia al pensiero e all’arte. Le relazioni implicite, nascoste (“il reticolo segreto”) – gli intrecci, i rimandi – come nell’installazione/allestimento concepito da Marcel Duchamp per The Art of This Century Gallery di Peggy Guggenheim.
Allontanare, distanziare la prospettiva vuol dire per esempio considerare il copritavolo dipinto a mano da mia madre (su cui è appoggiato il quaderno con la tigre in copertina, sul quale sto scrivendo con la penna del Caffè Bristol-Battista), i cataloghi sugli scaffali che dicono una parte così rilevante della mia esistenza, e più su ancora i grandi libri Garzanti che conosco da quando avevo quattro-cinque anni: MICHELANGELO – L’EVOLUZIONE DELL’ARTE – IL MUSEO DEL PRADO – LA NATIONAL GALLERY DI LONDRA – LE GALLERIE UFFIZI E PITTI – IL MUSEO METROPOLITAN DI NEW YORK. Giù gli Art Dossier, su in alto a destra la fascia arancione della Storia dell’Arte Italiana Einaudi, la copia anastatica del “Politecnico” acquistata durante l’Università accanto al bassorilievo verde di Nero (I Hate Twilight, 2015), i cataloghi di Philip Guston, Asimov Woolf Wolfe Savinio Doctorow Tzara Zweig…
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La maturità vera forse non si accompagna all’assenza del dubbio, alla liberazione dal dubbio – ma viene piuttosto con l’accoglimento e l’assunzione del dubbio come struttura fondante della percezione, dell’esperienza, della pratica e della critica – e non il dubbio cretinetto e scarico dell’ultimo ventennio politically correct, ma proprio il dubbio raggelante e potenzialmente paralizzante –
Un bancale di legno dipinto di blu accanto all’ingresso di Cristal Casa, in alto l’enorme led pubblicizza tutte le offerte più convenienti di questi giorni, “i detersivi per l’igiene della casa e della persona ai prezzi più vantaggiosi”.
La felicità consiste probabilmente in una forma aggiornata di tranquilla disperazione.
“I don’t think we suited a major label. I mean we weren’t even going to play the ‘game’” Graham Bailey (of The Sound) reflects. “We liked being on a major label, but we just didn’t like the meddling, and the contract saying ‘you must make one great album a year’. When Warners were presented with All Fall Down’s final mix there was definitely shock horror and a demand that we ‘make it more commercial’, so we were forced to put the damn thumping bass drum on ‘We Could Go Far’ – talk about irony! At last fans can actually hear it as it was intended: ‘floating but anchored’” (Tim Peacock in The Sound, Warner Music UK Ltd – Demon Music Group 2014, p. 12).
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Perturbazioni. Interferenze.
“Fluttuante & ancorato” vuol dire qualcosa di indefinitamente sospeso nel vuoto, ma che è agganciato – rimane agganciato allo Spirito del Tempo. Lo Zeitgeist esiste, eccome, anche in questo momento esploso e disintegrato (ma non è questa esplosione e questa disintegrazione: troppo facile). Quando rimanete fermi e in ascolto, quando aspettate; quando finite una puntata della serie che state guardando, e ne iniziate subito un’altra; quando non sapete che fare, e “vi-sporgete”, nel dubbio che ogni passaggio non solo non sia logico né consequenziale, ma che proprio logica e consequenzialità siano delle semplici convenzioni, stabilite per trovare un minimo di accordo e di intesa, di comunicazione, un linguaggio condiviso che si basa sulla semplificazione di condizioni ed esperienze che semplici non sono: lì troverete lo Spirito in questione, pronto, fermo, ad attendervi. A scrutarvi.
‒ Christian Caliandro
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