Una storia di collezionismo. In mostra a Roma
Palazzo Venezia // Gallerie Sacconi al Vittoriano, Roma ‒ fino al 4 marzo 2018. Le due sedi capitoline ospitano un racconto visivo che affonda le radici nel collezionismo otto-novecentesco. Sullo sfondo dell’Italia.
Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano è il tema dell’interessante mostra Voglia d’Italia. Una rassegna che ci racconta un’atmosfera, un’epoca, un momento storico e culturale assai particolare, in cui fondamentali sono le presenze del collezionismo straniero. L’indagine è ampia e si rivolge al mercato, ai falsi d’autore, al rapporto che i grandi collezionisti, soprattutto americani, hanno avuto con il nostro Paese, a cinquant’anni dalla sua fondazione. Il Vittoriano, infatti, viene completato su progetto dell’architetto Sacconi, proprio nel 1911.
Nella sede di Palazzo Venezia è proposta la collezione dei coniugi Wurts. Il marito della coppia era un diplomatico alla ricerca delle proprie origini svizzere e tedesche e in tal senso mette insieme un interessante corpus di statue lignee di quel mondo, di epoca rinascimentale.
Ma la passione dei due americani è anche nei confronti di opere di ambito folkloristico, Wurts aveva lavorato come membro dell’ambasciata americana a San Pietroburgo e di quel lontano Paese aveva raccolto oggetti e abbigliamento tipico. I Wurts abitano in un primo tempo in un ampio appartamento a Palazzo Antici Mattei e poi acquistano Villa Sciarra. Creano degli ambienti particolari, delle Wunderkammer, dove trionfa lo stile orientalista, assai di moda in quel periodo come riportano Gabriele D’Annunzio e Matilde Serao nelle loro cronache. In mostra è anche proiettato un curioso film colorato di Nino Oxilia, Rapsodia satanica, del 1917, restaurato un paio di anni fa, che rimanda a quel mondo.
IL MERCATO E I FALSI
Alla loro morte, tra il 1928 e il 1933, i Wurts, simpatizzanti di Mussolini, lasciano la loro collezione all’Italia. La collezione è, infatti, a Palazzo Venezia.
L’immagine guida della mostra è un doppio ritratto di Federico e Irene Perkins opera di Nicola D’Asnasch, esposto nelle evocative Gallerie Sacconi al Vittoriano. I Perkins sono fra i più importanti collezionisti del periodo e sono ritratti alla maniera di Piero della Francesca, nel doppio ritratto dei Duchi di Urbino. In questa seconda sezione della mostra, assai coinvolgente, sempre curata da Emanuele Pellegrini, è analizzato soprattutto il tema del mercato attraverso la presentazione di oggetti esportati, l’analisi delle modalità di vendita. I collezionisti erano in buona parte affetti da un vero e proprio morbo di mal di Toscana e i mercanti se ne sono approfittati ampiamente. Molte navi sono partite alla volta del continente americano cariche di pezzi buoni, ma perlopiù rifatti. Il falso diviene un vero e proprio filone, nella scultura, nella pittura, nel mobile d’epoca, nell’oggettistica.
La sezione intitolata La vertigine del fregio chiude la mostra, è una riflessione sul contenitore della stessa, il Vittoriano, e sul suo fregio bronzeo. Il visitatore viene accompagnato all’uscita da un’opera di grande pregio, il bozzetto del dipinto di Giulio Aristide Sartorio, che campeggia nella Camera dei Deputati.
Da quel momento in poi un’epoca sarebbe definitivamente tramontata e il mondo avrebbe iniziato a parlare di guerra.
‒ Angela Madesani
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