Tutta la scultura di Joan Mirò a Santander nel Centro Botín progettato da Renzo Piano. Le immagini
L’affascinante mondo plastico di Joan Miró. Il Centro Botín di Santander, firmato Renzo Piano, ospita fino a settembre un’imperdibile retrospettiva di sola scultura.
Nelle luminose sale progettate da Renzo Piano per il nuovo centro culturale della Fondazione Botín, a Santander, è esposto un centinaio di sculture realizzate da Joan Mirò fra il 1928 e il 1982. La mostra antologica – ben allestita e curata da Maria José Salazar e da Joan Punyet Mirò, nipote del pittore nonché erede del suo legato artistico – si propone di cambiare la visione dell’opera di Mirò e di svelarne tutta la straordinaria attualità. Concepita unicamente per il Centro Botín, l’esposizione si avvale di importanti prestiti provenienti dal MoMa, dal Centre Pompidou, dal Reina Sofia e da molte collezioni pubbliche e private, spagnole e internazionali.
A 125 ANNI DALLA NASCITA
Nato nel 1893 a Barcellona, Joan Mirò è uno dei più longevi e prolifici artisti del Novecento. Si dedica alla scultura durante tutta sua la vita, un po’ per gioco e un po’ per assecondare la sua innata voglia di sperimentare, che unisce senso di libertà, estro e poesia. Di piccolo, medio e grande formato, in legno, ferro, gesso, con inserzione di ossa, pietre, cartone e di altri svariati materiali, fuse in bronzo e talvolta anche colorate, le sculture di Mirò si rivelano un contraltare inaspettato alla pittura grafica, surrealista e simbolica dell’artista catalano. Viste tutte insieme e da vicino, svelano un’impensabile affinità con le carte e i dipinti ad olio, perché sono il frutto della medesima irresistibile inclinazione dell’artista verso figure fantasiose, irreali, a volte mostruose ma molto spesso ironiche e divertenti, che nascono dall’incontro fortuito fra la natura e il subconscio.
MIRÓ COLLEZIONISTA DI ROTTAMI
Miró creava opere tridimensionali ispirandosi alla quotidianità. Utilizzava di tutto: ceste di vimini, chiodi, pentole, bottiglie e lattine, passeggini per bebé, seggiole, tavolini, scatole di cartone. Erano autentici rottami, oggetti comuni trovati qua e là, ma anche pezzi di legno, pietre, ossa o altro ancora raccolto durante le passeggiate in campagna. Miró assemblava pezzo per pezzo con assoluta libertà creativa, badando solo agli equilibri statici ma senza fini realistici, per esprimere tutta la sua poesia.
La mostra a Santander racconta la diverse fasi del processo creativo dell’artista: delle 94 sculture esposte, 45 per la prima volta vengono esposte accanto agli oggetti originali utilizzati dal maestro per crearle (molti restaurati per l’occasione); insieme a 26 bozzetti preparatori e a 32 immagini d’epoca che ritraggono il maestro con i suoi improbabili prototipi, fotografati proprio allo scopo di mostrare il lavoro da realizzare ai laboratori che li avrebbero poi fusi in bronzo. Uno fra tutti, la Fonderia italiana Fratelli Bonvicini, che a Caselle di Sommacampagna, vicino a Verona, negli anni Settanta e Ottanta si accredita come la fucina di alcuni dei più importanti capolavori dell’arte moderna.
– Federica Lonati
Joan Miró: sculture 1928-1982.
A Santander, Centro Botín,
fino al 2 settembre
www.centrobotin.org
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