In punta di matita. Il meglio della Biennale Disegno di Rimini
Non fatevi spaventare dai numeri: 30 mostre – senza contare le piccole monografiche del progetto Cantiere Disegno –, circa 2mila opere, sedi diffuse in tutta la città, tra quelle ufficiali e quelle del “Circuito Open”. È la Biennale Disegno di Rimini e fino al 15 luglio espone il meglio di quella pratica che, secondo i curatori, rende “visibile quel che non lo è: l’idea, un pensiero, una visione, un desiderio”.
Edizione dopo edizione – e siamo giunti alla terza – la Biennale Disegno di Rimini si irrobustisce e si conferma come una manifestazione unica in Europa per argomento e per portata. Non solo, le finalità di un progetto così vasto sono molte, e altrettanto variegate: Alessandra Bigi Iotti – che fa parte del comitato scientifico della Biennale – sottolinea in particolare che alcuni eventi rappresentano dei progetti “virtuosi”, sia dal punto di vista della ricerca scientifica sul disegno, sia per l’importante apporto offerto dal Comune per il restauro di carte trovate in precario stato di conservazione, sia infine per il coinvolgimento di prestigiosi enti nazionali e internazionali – ad esempio la Fondazione Mahon di Londra che ha “sposato” la mostra su Guercino –, mentre dal punto di vista “cittadino” la speranza è quella di una valorizzazione di uno splendido centro storico ricco di spunti di tutto rilievo – basti pensare al Tempio Malatestiano –, spesso ignorato dai flussi turistici, da sempre attratti dai litorali.
Viste le dimensioni della Biennale, per chi non ha tempo di vedere tutte le proposte – come vuole il format ormai consolidato, queste spaziano dal disegno antico alle sperimentazioni dei giovani artisti di oggi – vi consigliamo i progetti che ci hanno colpiti e che riteniamo più significativi per la conoscenza del disegno, della sua storia complessa e spesso ancora da indagare nelle sue particolarità, delle sue peculiarità e del futuro, che si preannuncia ancora carico di potenzialità.
PABLO PICASSO E FEDERICO FELLINI ‒ CASTEL SISMONDO
Due mostre che i curatori hanno voluto accostare per richiamare lo spirito di Y Fellini soñò con Picasso, esposizione in corso a Malaga: i due protagonisti non si conobbero mai di persona – ma è abbastanza certo che si conoscessero di fama – tuttavia i legami tra il romagnolo e il catalano sono senza dubbio profondi, tanto che Fellini nel suo Libro dei Sogni dedica ben tre episodi al pittore. Ma le affinità non finiscono qui: il tema circense e l’erotismo sono centrali per entrambi e lo rivela senz’ombra di dubbio la serie La Celestine, una suite di 66 piccole incisioni realizzata da Picasso nel 1968 per illustrare l’omonima tragedia satirica attribuita a Fernando de Rojas; nelle carte, come nelle serie del pittore con la modella, Picasso si diverte a osservare di nascosto scene amorose. A Rimini è esposto anche il già citato Libro dei Sogni di Fellini, un ampio corpus di disegni e un’inedita quanto curiosissima e spiritosa serie di disegni realizzati dal regista durante le riprese di Casanova e donati all’amico Tonino Guerra: si tratta di 42 disegni in cui “una sequenza di personaggi si trova a dialogare col proprio alter ego sessuale”, come elegantemente scrivono Nicola Bassano e Marco Leonetti, auspicandone una lettura psicanalitica. A noi, in realtà, basta il piacere provocato dall’ironia irresistibile di Fellini.
GUERCINO E IL CASO DEL FALSARIO ‒ MUSEO DELLA CITTÀ
Falsi, tanti falsi. Da tempo si sa che i disegni di Guercino sono stati oggetto di numerosissime copie e di conseguenti vendite fraudolente, e ancora oggi si dibatte sull’autenticità di molte carte. Durante la sua carriera Guercino produsse migliaia e migliaia di fogli e altrettanto prolifico fu un anonimo disegnatore di fine Settecento, “dotato di notevoli qualità tecniche e di una capacità imitativa straordinaria” che per tutta la vita copiò l’opera del grande artista emiliano. Definito per quasi un secolo semplicemente “Falsario”, la mostra di Rimini, accostando efficacemente opere attribuite con sicurezza a Guercino e altre di certo contraffatte, tenta di proporre la sua identificazione in un tal Francesco Novelli. Un personaggio emerso attraverso un’accurata ricerca tra le fonti documentarie e la vita di questo artista, il cui padre definisce “così bravo nel disegno da essere in grado di immedesimarsi nello stile dei grandi autori dei quali fece copia”, compreso Guercino, di cui possedeva molte carte. L’indagine allo stato attuale non può emettere una “sentenza di colpevolezza”, ma consente di affermare che il Novelli è il principale sospettato di una consistente operazione di falsificazione.
FORTUNATO DURANTI ‒ MUSEO DELLA CITTÀ
Minato nel suo equilibrio interiore a causa del suo insuccesso come artista e come commerciante, dal 1840 – narrano i curatori in catalogo – Fortunato Duranti si ritirò a Montefortino e lì produsse un numero enorme di disegni, “accompagnati da una scrittura fluviale e dal senso frammentario”. Oggi le 90 carte concesse in prestito dalla Biblioteca Civica di Fermo rivelano il suo tratto assolutamente sorprendente, che in certi disegni sembra quasi precursore delle rivoluzioni di inizio Novecento. Un artista geniale e irregolare che ha saputo superare l’età classica e romantica e che ha affascinato per primi Federico Zeri e Roberto Longhi, i quali ne hanno rispettivamente evidenziato il suo “piglio allucinato” e il suo aver dato vita a “un’eroica scapigliatura neoclassica”.
CANTIERE DISEGNO ‒ MUSEO DELLA CITTÀ
I vastissimi spazi dell’Ala Nuova del Museo della Città ospitano ben cinquanta piccole mostre monografiche dedicate ad artisti più o meno giovani: una panoramica sulla pratica artistica contemporanea che mette in luce quanto ancora permane oggi della tradizione basata su una matita e su un foglio e quanto invece il disegno si sia dilatato sui muri, sia diventato installazione, utilizzi differenti media con un approccio sperimentale, riuscendo talvolta a essere addirittura innovativo.
DAVIDE BENATI ‒ FAR – FABBRICA ARTE RIMINI
Grandi fogli di carta delicata nepalese sovrapposti e incollati su tela, e poi colori creati personalmente da Davide Benati, perché in commercio non esistono più. E una “personale tecnica dell’acquerello, raffinatissima e complessa”, frutto di sapienza antica e disciplina, come spiega Alessandra Bigi Iotti. Le grandi opere formano un percorso di intensa armonia – “un erbario mistico dolcemente orientale, più immaginario che reale” – che si snoda negli ampi spazi al pianterreno dell’antico Palazzo del Podestà, dove in una teca sono esposti anche dei taccuini di viaggio i quali, nelle loro dimensioni ridotte, rendono il senso dell’origine delle opere protagoniste di Arpabirmana.
SERGEI TCHOBAN‒ FAR – FABBRICA ARTE RIMINI
Esagerati al punto da sfiorare il kitsch, pensati sulla base di un gioco evidentemente voluto e spiazzante per chi osserva, i disegni di Sergei Tchoban recuperano l’antica tradizione del capriccio architettonico interpretandolo in chiave contemporanea e mischiando innumerevoli stili e rimandi in composizioni urbane non esenti da un certo senso dell’umorismo.
Ad accompagnare le opere dell’artista russo sono esposte a Rimini anche alcune carte – provenienti da collezioni private locali – raffiguranti soggetti originali del Sette e Ottocento che consentono di comprendere le origini della ricerca dell’architetto e artista.
ERICAILCANE ‒ CASA DEL CINEMA FULGOR
È il progetto indubbiamente più emozionante di tutta la Biennale Disegno. Nel 1985, a cinque anni, il bambino Leonardo disegnò 44 carte con animali reali o fantastici, paesaggi sereni, soli gialli; quei disegni furono accuratamente conservati dai genitori che, a distanza di parecchi decenni, li hanno restituiti, insieme a una lettera piena di amore e stima, al bambino ormai cresciuto, ora noto come Ericailcane. Irresistibile, come è facile intuire, la tentazione di ripetere uno dopo l’altro quei soggetti per l’artista ormai maturo che li ha quindi reinterpretati “in una sfida tra ‘il prima’ e ‘il dopo’ che non può trovare vincitore”. E ai visitatori di Rimini offre ora la divertita sorpresa che rivela la straordinaria forza immaginifica dei bambini, soprattutto di quelli destinati a diventare artisti.
FEDERICO MORONI ‒ CASA DEL CINEMA FULGOR
Carcasse: sono il punto d’unione tra gli insetti e gli orologi, una volta che i primi hanno smesso di vivere e i secondi di ticchettare. Aperti con i loro piccoli ingranaggi offerti alla vista, gli strumenti per misurare il tempo non sono poi così dissimili da quei piccoli esseri insignificanti e anche un po’ disgustosi. Che Federico Moroni ammirasse la poetica di Giorgio Morandi è evidente nei disegni quasi monocromatici, negli sfondi rigorosi e spogli, nel culto di oggetti che, una volta fissati sulla carta, assumono un significato altro rispetto a quello rivestito nel quotidiano.
VANESSA BEECROFT ‒ FAR – FABBRICA ARTE RIMINI
Non possono essere certo definiti dei bei disegni, quelli di Vanessa Beecroft. Lontanissimi dall’accademismo, da una tecnica esatta e impeccabile, rappresentano una nuova fase dell’artista che di recente ha ripreso a dipingere opere di grande formato: dai corpi nudi con tacchi a spillo a inquietanti esseri femminili nascosti dietro burka che lasciano intravedere solo occhi vuoti, più fantasmi che esseri umani, e attraverso i quali Leone Guatteri intravede “un’espressione attonita”. Le gallerie Lia Rumma e Minini rilanciano a Rimini una Vanessa Beecroft che per l’occasione sembra aver preso le distanze dalle performance e dai celebri tableau vivant.
‒ Marta Santacatterina
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