Il rilancio culturale di Brescia raccontato da Gabriella Belli
La direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia descrive il grande fermento culturale vissuto da Brescia e dintorni. Ponendo l’accento sull’apertura di tre luoghi d’eccezione.
Quando un nuovo museo apre le porte, tutti noi sentiamo di partecipare al grande sogno dell’arte, il più prezioso sogno dello spirito che si possa immaginare, foriero di gioia e bellezza, educazione e sapere, conoscenza e creatività.
Giorni felici dunque per il patrimonio artistico italiano quelli che hanno visto, tra aprile e maggio, l’apertura a Brescia e dintorni di ben tre luoghi straordinari per la cultura, in un crescendo di recuperi, restauri e nuove proposte che hanno ridato grande spinta a un territorio di antica tradizione, ma certamente più noto per il suo ruolo strategico di capitale industriale che di calamita di folle interessate alla cultura.
Eppure il magnifico contesto di antica origine romana lasciava da sempre ben sperare in una rinascita (gloriosi furono i giorni, ormai molto lontani, della prima apertura del complesso di Santa Giulia!) che oggi vediamo palese grazie al lavoro di molti e alla regia di pochi, che hanno saputo interpretare al meglio le istanze del nostro tempo contemporaneo, agendo con determinazione e forte senso di responsabilità civica, seguendo scelte rigorose ma audaci, avviando un percorso di rilancio culturale e turistico che in questo momento non ha uguali nel resto d’Italia.
“Determinazione e forte senso di responsabilità civica hanno garantito un rilancio culturale e turistico”.
Parliamo della riapertura (dopo nove anni di chiusura) della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, al cui comando un geniale presidente, Massimo Minini, e un altrettanto visionario direttore, Luigi Maria Di Corato, hanno restituito dignità, bellezza e modernità. In una gara tra antico e contemporaneo, il nuovo percorso di visita non lascia tregua ai nostri sensi, sollecitati dalla preziosità, ben nota ma qui riscoperta, dello straordinario patrimonio artistico esposto e dalla audacia dei fondali che, ispirati dall’estro di un grande protagonista dell’arte contemporanea, Anish Kapoor, hanno dato origine a una sinfonia visiva di assonanze e dissonanze cromatiche di strepitosa efficacia interpretativa ‒ in chiave contemporanea appunto ‒ della ricchissima e preziosa collezione di dipinti, da Raffaello a Foppa, da Savoldo a Lotto, da Moretto a Romanino, di sculture (Canova e Thorvaldsen) e di manufatti di arte decorativa, che costituiscono per valore e rarità un tassello fondamentale della museografia italiana.
“L’apertura di tre luoghi straordinari ha ridato spinta a un territorio di antica tradizione”.
A pochi passi dalla Pinacoteca ritrova la sua funzione di fonte eccezionale di sapere e bellezza l’appartamento di Paolo e Paolina Tosio, nell’omonimo Palazzo, sede dal 1908 dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti. I raffinati ambienti di quella che a tutti gli effetti possiamo considerare la casa-museo di una delle più celebri coppie di collezionisti lombardi dell’Ottocento furono progettati dall’architetto Rodolfo Vantini e oggi si aprono al pubblico dopo un rigoroso restyling condiviso con Fondazione Brescia Musei, ma che ha visto in particolare il coinvolgimento di Valerio Terraroli, eccellenza della didattica universitaria italiana, al cui amore per archivi e biblioteche si deve questa riapertura in linea con la missione di centro per la ricerca della storia e dell’arte che il luogo dovrà sempre di più interpretare.
Alla intelligente e competente regia di Stefano Lusardi, studioso e appassionato museografo, con il supporto di Silvia e Stefano Sorlini, dobbiamo l’apertura di Martes, il museo sognato da Luciano Sorlini nella sua città d’origine, a pochi chilometri da Brescia. Calvagese della Riviera è un piccolo borgo a ridosso del lago di Garda, in posizione amena per clima e paesaggio. È qui, in un palazzo del XVII secolo affacciato su una piccola piazza, che Luciano Sorlini da tempo aveva immaginato infatti di fondare il suo museo, la casa della sua collezione, meta finale di un lungo percorso, di cuore e di mente, che lo aveva portato a esplorare, prima in una ampiezza più universale e poi via via stringendo il campo del suo interesse, le molteplici declinazioni del gusto artistico di quei tempi lontani in cui la grande civiltà veneta, pur in odore di una fine imminente, ancora scriveva pagine memorabili per la pittura italiana, affidata al genio di Canaletto e Tiepolo, Rosalba e tanti altri autori veneziani, tra cui spicca uno stupendo Bellini, origine e maestro di tanti artisti che gli succedettero. Ma non solo. Arredi di sapienti maestri e maioliche antiche, oggetti altrettanto importanti per restituire grazia e calore alla casa-museo, dialogano alla pari per qualità e virtuosismo esecutivo con l’apparato decorativo, gli affreschi e gli elementi architettonici che, sapientemente restaurati, completano il percorso museale di questo Palazzo, che da dimora privata oggi diventa luogo condiviso del patrimonio culturale italiano.
‒ Gabriella Belli
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #11
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