Liguria paradossale: se i musei genovesi sono nel caos, il MACI di Imperia cresce
Situazione paradossale in Liguria: mentre le istituzioni museali genovesi vivono una crisi che non sembra risolvibile, il MACI, il Museo d’Arte Contemporanea, è in crescita…
Liguria a due facce almeno sul fronte dei musei d’arte contemporanea. Da un lato Genova, di cui vi abbiamo raccontato a più riprese le vicissitudini legate in particolare al Museo d’arte contemporanea Villa Croce e, più recentemente, le complessità legate al bando per il nuovo direttore di Palazzo Ducale. Dall’altro Imperia, una realtà sicuramente più piccola, ma con un andamento decisamente più virtuoso per quel che riguarda il MACI, il Museo d’Arte Contemporanea della città, che sta proponendo una programmazione culturale di buon livello. Una realtà interessante che rende ancora più stridente il confronto con la vicina Genova…
LE VICISSITUDINI DI GENOVA
Un caos difficile da dipanare quello che ha investito Genova negli ultimi mesi. Un groviglio che coinvolge politica, sistema dell’arte locale, direttori di musei, dipendenti pubblici e società di servizi a scapito di una realtà istituzionale come Villa Croce che ha abdicato da tempo alla sua funzione museale per essere ridotta a circolo ricreativo. Il museo d’arte contemporanea di Genova, da mesi vive una condizione che non ha precedenti nella storia museale italiana. Una querelle infinita iniziata il 18 gennaio con la decisione da parte di Open Srl di non aprire il museo al pubblico a causa dello scarso numero di visitatori e di costi di gestione troppo alti rispetto agli incassi. Decisione arrivata all’improvviso, pochi giorni dopo l’insediamento di Carlo Antonelli, il nuovo curatore scelto in seguito ad un bando internazionale, la cui nomina è diventata effettiva a partire dal 1 gennaio 2018. Situazione paradossale che ha portato Antonelli e Anna Daneri, l’altra curatrice di Villa Croce, a non poter espletare il proprio progetto curatoriale e a congelare il programma espositivo presentato in sede di concorso e, di fatto, mai realizzato.
IL CASO VILLA CROCE
Mesi di lavoro saltati, mostre già programmate e non inaugurate, eventi collaterali non realizzati ed un clima incandescente che ha buttato alle ortiche l’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dal curatore precedente, Ilaria Bonacossa, oggi alla guida della fiera Artissima a Torino, per riportare il museo all’interno del sistema dell’arte italiano. Come se il quadro non fosse di per sé già drammatico, si sono verificati alcuni episodi gravissimi come la festa degli Ultras della Sampdoria, che si è svolta tra venerdì 8 e sabato 9 giugno a Villa Croce con bandiere e striscioni a coprire la facciata dell’edificio protetto dalla Soprintendenza per i beni archeologici, le belle arti e il paesaggio, i post imbarazzanti su Facebook di Mario Mondini, legale rappresentante di Open srl, la società di servizi che gestisce Villa Croce, con tanto di battute omofobe all’indirizzo di Andrea Fustinoni, presidente degli “AmiXi”. A buttare benzina sul fuoco sono arrivate anche le dimissioni dell’assessore alla Cultura, Marketing territoriale e Politiche giovanili Elisa Serafini in seguito ad una riunione di Giunta dopo un litigio feroce con il sindaco Bucci. Ma sulle esatte motivazioni, l’assessore ha preferito non commentare, anche se su Facebook, in un accoratissimo post, si è sbottonata in merito a quelli che saranno i suoi prossimi passi: “Da alcuni mesi lavoro alla realizzazione del primo “incubatore” di politiche pubbliche. Un centro studi che possa aiutare gli amministratori di tutta Italia, a realizzare soluzioni efficaci sui territori. Quello sarà, da domani, il mio unico progetto pubblico. Per il resto, io mi fermo qui. Tornerò a essere un politico “di passione”, e non di professione, come scriveva Max Weber”.
A PALAZZO DUCALE IN CERCA DI DIRETTORE
Anche Palazzo Ducale sta vivendo settimane roventi. L’istituzione museale è alla ricerca di un nuovo direttore per i prossimi cinque anni, dopo la direzione durata 27 anni di Pietro da Passano (Genova, 1946), ininterrotta dal 1992, anno in cui Palazzo Ducale venne riaperto al pubblico, dopo un lungo restauro, in occasione delle celebrazioni in onore di Cristoforo Colombo. Il consiglio direttivo ha dato il via libera alla tanto invocata selezione del nuovo direttore da cercare, come da prassi internazionale, attraverso un bando. Questione risolta, dunque? Non proprio. Tutti in città sono pronti a scommettere che il prossimo direttore sarà Serena Bertolucci (Camogli, 1969), professionista assai ben voluta dall’entourage del governatore regionale Toti, dirigente al Museo di Palazzo Reale – Polo Museale della Liguria, classe 1969.
IL DIVERSO REGISTRO D’IMPERIA
Contraltare ideale della difficile situazione genovese è, invece, la politica culturale messa in campo dall’amministrazione di Imperia. In particolare, il MACI, il Museo d’Arte Contemporanea della città, sta proponendo una programmazione che fa sperare in un nuovo avamposto culturale nella regione. Si è conclusa da poco la mostra POST PUNK SITUATION, incentrata sulla storia e l’estetica del movimento punk a partire dal suo gruppo più iconico, i Sex Pistols. Ottimo successo di pubblico per la mostra fotografica che è stata accompagnata anche da una rassegna cinematografica. Nei mesi a venire, invece, si prevede il riallestimento multimediale per la visita alla Collezione permanente Architetto Lino Invernizzi, progetto realizzato in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Imperia e con l’Adac Archivio Arte Contemporanea Genova e finanziato dal Comune. Una Collezione piccola ma che vanta opere importanti di artisti italiani ed europei della prima metà del Novecento: da Lucio Fontana a Gerhard Richter, da Josef Albers a Max Bill, da Marino Marini a Enrico Castellani. Sono circa 60 opere che compongono il lascito che la vedova Invernizzi, Teresa Dané, cittadina onoraria di Imperia, oggi non più in vita, ha donato al Comune di Imperia nel 2014.
– Mariacristina Ferraioli
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