Musei della scienza. L’editoriale di Lorenzo Taiuti
Un focus su due musei della scienza conosciuti in tutto il mondo: l’Exploratorium di San Francisco e la Città della Scienza di Napoli.
Fra i molti Musei della Scienza che in questi anni hanno seguito una linea di ricerca sulle connessioni fra linguaggi creativi digitali e scienze, uno dei primi e più creativi è stato (e resta) l’Exploratorium di San Francisco. Attraverso un approccio molto vasto con il campo educativo, il museo si colloca in molteplici direzioni: la didattica sulla scienza, i rapporti fra scienza e arte, l’indagine percettiva sui nuovi linguaggi. Aperto dal 1969, mantiene oggi l’impronta liberal degli Anni Sessanta: una scienza a portata di tutti e una divulgazione continua. Sempre pronti a superare l’ordine prestabilito e la normale aspettativa sull’idea di scienza e creatività, e a rappresentare le istanze che fanno crescere l’idea di scienza. Le collaborazioni con diverse grandi organizzazioni hanno dato sin da subito un carattere globale alle loro iniziative. La NASA, ad esempio, con le sue ricerche sui voli spaziali, e la NOAA, struttura per lo studio degli oceani e del clima globale. Una fitta attività espositiva presenta lavori digitali collegati alle tematiche del museo e sviluppati secondo i modelli del digitale estetizzato della media art. Spazi di esperienza come i Temporary Immersive Environment Experiments, fra cui la Infinity Room di Refik Anadol, videoproiezioni ambientali e immersive per sperimentare il potere di trasformazione della luce e del colore sulla percezione dell’ambiente e dello spazio.
“La mission dei Musei della Scienza di colmare il gap tra società e mondo scientifico si sviluppa all’infinito in potenziali nuove funzioni”.
Fin dalla nascita del World Wide Web, il museo crea collegamenti online con tutto il mondo e studia le soluzioni per creare contatti significativi attraverso la Rete, diventando così il primo museo in rete e interattivo. Ma le sfide difficili possono essere vissute dappertutto: la Città della Scienza di Napoli è stata fra i primi musei in Italia a collegarsi con mostre scientifiche e new media come Futuro Remoto e a ospitare installazioni digitali. Operazioni ardite e d’avanguardia che sono state seguite poi da altri musei e strutture nazionali. Bruciata alcuni anni fa dalla Camorra (giustamente ostile a tutto ciò che non le somiglia), è ora ricostruita e rinata con nuove iniziative e si dirige (nella difficile città di Napoli) verso un ruolo importante nelle strutture di innovazione che muovono la metropoli verso un altro futuro. Collegamenti internazionali, collaborazioni con strutture e professionisti sia creativi che scientifici. La mission dei Musei della Scienza di colmare il gap tra società e mondo scientifico si sviluppa all’infinito in potenziali nuove funzioni. La contrapposizione fra arte e scienza potrebbe quindi essere risolta con un ribaltamento dei punti di partenza? La Mossa del Cavallo di Sklovskij può muoversi in molte direzioni e capovolgere le regole.
‒ Lorenzo Taiuti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #44
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