Fato, arte e destino. In mostra a Mantova
L’esposizione allestita al Palazzo Ducale di Mantova evoca la tematica universale della sorte. Ripercorrendone le sfumature attraverso la storia dell’arte passata e recente.
Alzi la mano chi non si sia augurato un po’ di fortuna almeno una volta nella vita. Benché consci che gli artefici del nostro destino siamo noi, non c’è nessuno che non abbia mai rivolto il pensiero alla sorte. Il fato, il caso o, per i credenti, la Provvidenza de I Promessi Sposi segnano la nostra esistenza. Questo tema universale e antichissimo viene esposto in mostra presso il Palazzo Ducale di Mantova, nello splendido appartamento della Rustica, nel Giardino dei Semplici. L’apertura di Fato e Destino. Tra mito e contemporaneità, a cura di Renata Casarin e Lucia Molino, con la collaborazione di Michela Zurla, durante il Festivaletteratura ha ricordato giustamente la matrice letteraria dell’argomento. La mostra si accompagna a conferenze e numerosi eventi collaterali. Il soggetto infatti è particolarmente suggestivo, declinato per interessanti ed evocative sezioni; quelle dedicate all’antico, con numerose opere provenienti dalla Collezione Cariplo, sono sicuramente le più accattivanti.
DAL MITO ALLA VANITAS
Ecco allora le Verità Celate, perfette in un’epoca di fake news, con una sfinge romana del I secolo d.C. e il delicato Ritratto femminile con maschera di Charles-Antoine Coypel, premier peintre del re di Francia dal 1747 e direttore dell’Accadémie Royale. Quindi il dipinto La cartomante (1856) di Dehaussy e scene con giocatori di dadi e partite a scacchi. Il fato tocca la sfera religiosa, col bisogno dei Santi di rivolgersi al Cielo: la Maddalena in estasi ne è la protagonista. Nel mito gli Argonauti e Prometeo sfidano la sorte. Nella vita gli innamorati legano il loro destino, come nel dipinto Sogno e realtà (1905) di Angelo Morbelli, dove una coppia di anziani addormentata rivive in sogno l’amore giovanile. E ancora le guerre, le vanitas, le tempeste marine… Compaiono inoltre un disegno di Gustav Klimt, un languido nudo femminile disteso del 1914-15, con lei che alza lo sguardo con fare sognante, come a immaginare il proprio futuro, e alcuni lavori di Adolfo Wildt, tra cui L’albero della vita, La fontanella santa del 1921, sorta di simultanea allegoria della vita e della morte, in marmo, bronzo dorato, onice e mosaico azzurro.
GLI ARTISTI CONTEMPORANEI
Le opere contemporanee presentano nomi poco conosciuti al grande pubblico, ma il tema è comunque pienamente affrontato. Così, tra i migliori, il gruppo ravennate CaCo3, ovvero Giuseppe Donnaloia, Aniko Ferreira da Silva, Pavlos Mavromatidis, ha realizzato nel 2017 il trittico di una Cattedrale di vetro blu cangiante, per un lavoro che intende alludere allo spazio, al tempo e all’intero cosmo, mentre la mantovana Sonia Costantini, che riprende la pittura analitica, sfoggia Icone auree. La mostra è una prova intelligente di come costruire un godibile percorso narrativo, puntando soprattutto sulle possibilità locali, con prestiti da diversi musei mantovani, ma, considerando le numerose altre scelte possibili, accoglie solo parzialmente la complessità e la ricchezza dei nostri giorni.
‒ Vera Agosti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati