Sei mostre a Palazzo Collicola Arti Visive a Spoleto raccontate dal direttore Gianluca Marziani
Abbiamo parlato con Gianluca Marziani, direttore di Palazzo Collicola Arti Visive che ci ha raccontato le mostre in corso. Per il vostro week end d’autunno a Spoleto.
Fino al 7 ottobre a Palazzo Collicola Arti Visive a Spoleto sono in corso sei diverse mostre: Ghost Witness Shadow di Eugene Lemay, All’infuori di me? di Andrea Pacanowski, Full of emptiness di Roberta Pizzorno, Where are we going di Yigal Ozeri, f.i.c.o. di Giorgio Ortona, Genius Loci (Reworks) di Ttozoi, Gioielli come sculture, scultore come gioielli di Giorgio Facchini.
Abbiamo parlato con il direttore Gianluca Marziani che ce le ha raccontate una per una.
–Valentina Poli
http://www.palazzocollicola.eu/archivio/archivio.html
EUGENE LEMAY CON GHOST WITNESS SHADOW
“Con l’artista israeliano, Eugene Lemay, reduce da una precedente esperienza italiana al Macro Mattatoio, abbiamo creato un progetto per il Piano Nobile del museo” spiega Gianluca Marziani.
Una mostra, quella di Eugene Lemay, pensata a misura di spazi, per esaltare la potenza iconografica delle singole opere in un contesto gentilizio che nobilita l’energia del contemporaneo. “Ho disegnato una mostra divisa idealmente in due anime: una “cattiva” e una “buona””. Nella prima ecco i volti di alcuni senatori statunitensi, legati alla liberalizzazione delle armi, che diventano una sorta di moloch quadrati. “Nella seconda, quadri disseminati sui vari mobili settecenteschi raffigurano volti di uomini di grandissimo valore culturale e sociale”.
YIGAL OZERI CON “WHERE ARE WE GOING”
“Una grande prova di quali confini mediali può raggiungere la tecnica pittorica al servizio delle idee contemporanee”. L’artista israeliano Yigal Ozeri fotografa giovani e splendide modelle in una serie di location reali, seguendo le regole tipiche di uno shooting per magazine patinati. “Nel suo caso, però, lo scatto fotografico diventa lo spunto per una pittura iperrealista che manda in cortocircuito il sistema concettuale dell’immagine. Le sue modelle diventano apparizioni sospese, soggetti globali che offrono una versione implosa dell’erotismo patinato, un’esasperazione del codice visivo che aumenta il potere pervasivo e universale del pennello”.
GIORGIO ORTONA CON “f.i.c.o.”
Giorgio Ortona dipinge non solo ciò che vede, ma ciò che gli occhi odorano, ciò che le orecchie assaggiano, ciò che la bocca ascolta… un’apparente contraddizione dei sensi, specchio veritiero di un pennello che il contrasto semantico lo risolve al suo interno: pittura sporca eppure chirurgica, brulicante ma asciutta, realistica e al contempo mentale. “Una pittura di contrasti sanati, dove lo stesso telaio di legno grezzo, pur imitando il pallet da cantiere, si trasforma in un distanziatore dalla perfetta calibratura. Una contraddizione che si risolve anche nei fondali: si intravedono linee, numeri e tacche che palesano la natura architettonica della tavola, come se il fondo fosse la cellulosa su cui l’autore progetta le visioni. Qui esce fuori l’anima d’architetto, il passato universitario e la disposizione mentale; emerge l’angolo di sguardo che certifica un imprinting ma anche il suo cortocircuito per merito di un linguaggio, la pittura, che ridefinisce il sentimento profondo dell’architettura”.
ANDREA PACANOWSKI CON “ALL’INFUORI DI ME?”
Andrea Pacanowski presenta a Spoleto una quindicina di lavori fotografici. “All’infuori di me” entra così nel cuore dei culti monoteisti: Cristianesimo, Ebraismo, Islam. Un viaggio fotografico che racconta le metodiche spontanee dei grandi raduni, secondo un approccio che coglie gli equilibri gravitazionali, le scale cromatiche, i ritmi sincretici, le armonie collettive. Una fotografia dal risultato pittorico, modulata per ritmi e griglie, dove il colore diviene struttura plastica, dove il ritmo comprime il dinamismo interno dell’immagine”. L’immagine finale è il risultato di riprese, combinazioni, luci di scena e altri trucchi che il nostro ha affinato nel contesto della Moda, il suo luogo d’origine professionale, spazio di crescita tecnica ma anche di perfezionismi robotici senza emozioni.
TTOZOI CON “GENIUS LOCI (REWORKS)”
Il progetto GENIUS LOCI, ideato da Stefano Forgione e Giuseppe Rossi nasce dall’idea di realizzare opere d’arte direttamente nei luoghi storici prescelti, attraverso l’originale tecnica della proliferazione naturale di muffe su juta, con interventi pittorici successivi.
“La muffa diventa puro codice linguistico, un applicativo biologico che conduce la pittura al punto limite delle sue possibili mutazioni. La grammatica dei TTOZOI rigenera i modelli archetipici di Calzolari e Penone, riportando l’orbita iconografica nei perimetri evolutivi del quadro. L’azione naturale non si disperde ma avviene su superfici circoscritte, sotto il controllo dello spazio d’azione. Un evento tra casualità e controllo che radicalizza il legame tra Arte e Natura, rendendo la biologia un fenomeno elaborativo e partecipativo. Una dialettica viva che porta il fattore creativo nel cuore pulsante del ciclo naturale…”
ROBERTA PIZZORNO “FULL OF EMPTINESS”
Una mostra di progetti a china e di carta ad acquerello per quest’artista di Alessandria, da due anni vicina al museo con una serie di collaborazioni didattiche che oggi culminano in questo progetto espositivo. “I suoi lavori giocano tra automatismi e ispirazioni spontanee, un modello figurativo che rende l’opera una sorta di mandala continuo, un viaggio di allineamento tra processi psichici e conduzione manuale”.
GIOIELLI COME SCULTURE, SCULTURE COME GIOIELLI
Calder, Picasso, Lichtenstein, fratelli Pomodoro e altri maestri sono in mostra con i gioielli che hanno realizzato in carriera. “Giorgio Facchini ha mescolato i suoi gioielli a quelli dei grandi maestri, inserendoli tra le opere della Collezione Collicola. Una splendida contaminazione tra le sale del museo e alcuni gioielli che hanno i crismi e la magia della scultura (piccola solo per formato)”.
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