Musei nascosti. La Casa Museo Alberto Moravia a Roma
Vita privata e intellettuale si mescolano tra le pareti della Casa Museo Alberto Moravia a Roma.
Al numero 1 di Lungotevere della Vittoria – naturalmente siamo a Roma – c’è un appartamento sorprendente. È la casa – ci ha vissuto dal 1963 fino al 1990, anno della sua morte – di Alberto Moravia, ed è un vero e proprio cosmo di sovrapposizioni emotive, ricordi, oggetti, opere d’arte e, ovviamente, libri. Tanti libri, tantissimi. È come una tana, in cui si mescolano i registri, il privato con la vita pubblica, le passioni con il quotidiano, con affiancamenti arditi, apparentemente distopici ma che invece ribadiscono la complessità di un uomo e di un intellettuale.
La Olivetti 82 è ancora sulla scrivania, era la postazione di lavoro di Moravia, che il cielo di Roma inondava di luce. Sul divano del soggiorno, amabilmente sdrucito, campeggia un repertorio inconsueto di accostamenti da amare: il grande ritratto che gli dedicò Renato Guttuso, vibrante nelle forme, con una espressività accentuata e con le cromie espressioniste tipiche della produzione pittorica del maestro siciliano. Attorno, maschere africane, recuperate durante i suoi viaggi con Dacia Maraini, e le tele e le carte di Toti Scialoja, Adriana Pincherle, sua sorella, e Mario Schifano. A Schifano era molto legato, si sono frequentati fino alla fine e hanno intessuto un sodalizio fatto di dialoghi e confronti più o meno costanti. Moravia l’aveva capito sin dagli esordi, probabilmente l’ha anche sostenuto nella Roma dei primissimi Anni Sessanta. E in casa ci sono le testimonianze di questo dialogo fecondo, al tempo in cui gli artisti si intendevano con gli scrittori e Roma era un paesaggio di incontri e progettualità intellettuali evidenti.
VITA E PENSIERO
E ancora Piero Guccione, Corrado Cagli, Giulio Turcato, Franco Angeli: Casa Moravia, che rientra nel circuito dei musei civici di Roma Capitale, è una pinacoteca di ricordi.
Fa un po’ strano vedere i cuscini con le rose sul divano e sulle sedie attorno nel soggiorno di casa. Accanto a opere e libri che ricostruiscono la storia del Novecento intellettuale italiano, però, fanno anch’essi la loro parte: rivelano la dimensione prettamente domestica, in cui la vita si mescola con il pensiero e il lavoro e l’intellettuale è un abitante come gli altri, che vive la propria casa anche con accenti kitsch. La casa è visitabile ed è un luogo che accoglie gli studiosi dell’opera moraviana. Di recente vi hanno fatto visita Leonardo Guerra Seragnoli e Alessandro Valenti: hanno scritto la sceneggiatura degli Indifferenti, il libro d’esordio di Moravia, pubblicato nel 1929. E il film arriverà presto.
‒ Lorenzo Madaro
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #13
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