L’amore (per la cultura) ai tempi della tecnologia. L’editoriale di Fabio Severino
L’economista della cultura Fabio Severino approfondisce il dialogo tra cultura e tecnologia. Individuando nella qualità del messaggio lo strumento per contrastare l’obsolescenza tecnologica.
Si parla molto di cultura e tecnologia e di come questo connubio possa essere d’aiuto, se non chiave, nella divulgazione, comprensione e diffusione dei contenuti. Per fortuna, per i più avveduti – ovvero quasi per tutti – è evidente la forza, se non la necessità, di questa relazione. Viviamo in un mondo iperconnesso, ubiquo, totalmente digitale, almeno nelle comunicazioni. Sforzarsi di tenerne la cultura alla larga è ottuso anacronismo, se non peggio: ostinato elitismo.
Compresa quindi l’urgenza di questa relazione, sorge immediato il problema della sintesi tra i due termini che confliggono: l’“eternità” dei contenuti culturali da una parte e la frequente obsolescenza della tecnologia dall’altra. Sappiamo bene che le istituzioni culturali, soprattutto quelle dedite alla conservazione, non godono di importanti budget economici annuali in grado di rinnovare di continuo le tecnologie, quantomeno al passo della obsolescenza hardware e software. Quindi, investire in macchine e programmi che dopo “poco” possono rivelarsi vetusti e inefficaci alle intenzioni di divulgazione può essere un deterrente invalicabile per le istituzioni culturali.
“Non bisogna raccontare la storia, l’arte o la cultura con la tecnologia, ma far sì che la tecnologia interpreti la storia, l’arte, la cultura”.
Un autorevole progettista di tecnologie per la cultura e la divulgazione, ormai “secolarizzato” nella sua esperienza trentennale nel settore, tra gli epigoni potremmo dire, ci racconta – e dimostra soprattutto – che, se il contenuto è di oggettiva qualità e il messaggio è concepito in uno storytelling originario tecnologico, allora non è condizionato dalla obsolescenza tecnologica. Il nostro testimone è Paco Lanciano, che tutti conoscono come partner dagli Anni Ottanta di Piero Angela nel programma televisivo Quark nella divulgazione scientifica, ma progettista soprattutto di decine e decine di musei e mostre culturali in tutto il mondo. Due casi a dimostrazione della sua tesi: la Domus romana sotto Palazzo Valentini a Roma e il nuovo museo su Roma in corso Vittorio, Welcome to Rome. La Domus è un progetto di ormai 14 anni fa, che ricostruisce con proiettori e fasci di luce al laser una villa romana dalle sole fondamenta e altri pochi reperti a raso. Il secondo, Welcome to Rome, è un museo aperto un anno fa che, con l’uso di macchine meccaniche, video ed effetti visivi dentro stazioni peep show, ricostruisce la storia di Roma.
Lanciano sostiene che non bisogna raccontare la storia, l’arte o la cultura con la tecnologia, ma far sì che la tecnologia interpreti la storia, l’arte, la cultura. Solo così il visitatore sarà sempre e solo attratto dal messaggio che riceve e dal contenuto che apprende, e non invece sorpreso e affascinato dalla tecnologia che lo stupisce. Perché, finito lo stupore, è finito anche l’amore. E questo è di facile comprensione per tutti, non serve essere tecnologi.
‒ Fabio Severino
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #47
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