Musei nascosti. Il Museo Civico Emanuele Barba di Gallipoli
A Gallipoli c’è un museo che vale la pena di riscoprire. È il Museo Civico Emanuele Barba.
C’è una Gallipoli invasa da orde di giovani che d’estate ballano fino al mattino sulle spiagge, che forse è la stessa che affitta persino i garage per far dormire i turisti low cost a tutti i costi. Zero regole e zero visione. E poi c’è una Gallipoli che sta dalla parte della cultura, di un centro storico che, silenzioso, vive ogni giorno anche d’inverno, quando “l’isola” – qui il centro storico lo chiamano così – è un’oasi di silenzio. Non lontano dalla straordinaria cattedrale e dal castello sospeso tra cielo e mare, il Museo Civico Emanuele Barba è un luogo da scoprire, perché appartiene a quell’immaginario “selvaggio” (come l’avrebbe potuto definire il poeta Antonio Verri) del Salento, poiché è un museo outsider per queste aree e rivela un gusto eclettico e avventuroso del collezionismo, vera e propria Wunderkammer di tracce, gesti, segni, storie, vite, esperienze, visioni, curiosità, immagini.
Diretto con amore da Paola Renna, è stato riaperto al pubblico di recente dopo circa dieci anni di chiusura e poi di restauri che (per fortuna) non gli hanno tolto quella patina di “vecchio” che è il suo punto di forza. Nasce nel 1823 con la donazione di una biblioteca alla città, a cui si aggiunsero i lasciti di alcuni conventi cittadini. Ma si deve allo scienziato e docente Emanuele Barba la nascita del Gabinetto zoologico.
UNA STRATIFICAZIONE ORDINATA
Entrare nel museo a lui dedicato è come immergersi in uno straordinario spazio. L’aula unica a doppia altezza (l’ordine è gigante) consente un flusso visivo ampio, che riesce a captare la stratificazione ordinata di tutto lo scibile immaginato da Barba e dagli altri studiosi e donatori che hanno amato questo luogo, il quale oggi ben si presta a un confronto articolato con la contemporaneità, attraverso interferenze attive e studiate di opere – anche piccole – d’arte contemporanea nelle teche e negli interstizi in cui sono custodite armi, reperti archeologici e piccoli animali che costituiscono un fantastico zoo.
Armi e sciabole, abiti d’epoca, ceramiche e vetri, dipinti dei gallipolini Giovanni Andrea Coppola e Giulio Pagliano, numismatica, malacologia, talassologia, zoologia, mineralogia, ornitologia: sono tutti mondi che qui si uniscono e dialogano all’unisono. Compreso il piccolo e riservato ambiente nel piano ammezzato: in grandi vasi di vetro sono conservati i piccoli corpi di bambini malformati morti ben oltre un secolo fa, donati a Barba da alcune famiglie (e che farebbero rabbrividire molti artisti che utilizzano tale estetica). Il clima in cui il museo si è formato è quello del positivismo e la collezione è lo specchio di tale epoca, governata dalla ricerca della ragione attraverso gli strumenti della scienza. Oggi questo museo nascosto è un luogo che va riscoperto, attraversato, indagato da chi transita da una terra di frontiera come il Salento contemporaneo. In tal senso potrà essere importante anche il dialogo tra questo e la rete dei musei civici, coordinata dal polo biblio-museale della provincia di Lecce.
‒ Lorenzo Madaro
Gallipoli
MUSEO CIVICO EMANUELE BARBA
Via Antonietta de Pace 108
0833 264224
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #14
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