Occhi puntati sulla Collezione Schulhof. A Venezia
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia ‒ fino al 18 marzo 2019. Ultimi giorni di tempo per visitare il focus dedicato alla raccolta dei coniugi Schulhof, donata alla Fondazione Solomon R. Guggenheim nel 2012.
È una passeggiata nell’arte europea e americana del dopoguerra quella offerta dalla mostra che anima gli spazi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. A fare da guida di eccellenza, lungo un itinerario dispiegato fra gli Anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso, sono le opere della raccolta di Hannelore B. Schulhof e del marito Rudolph B. Schulhof, oggi custodite dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim in seguito al lascito del coniugi.
Esposta pressoché nella sua interezza, la collezione Schulhof illumina alcuni snodi dell’arte novecentesca, presentati al pubblico attraverso una sequenza tematica che trova nel gesto e nella forma i suoi contorni ideali. Si va allora dall’Espressionismo Astratto di Rothko, de Kooning e Mitchell al segno, graffiante e poetico, di Twombly, Tobey e Jasper Johns. Il contributo italiano al dibattito sull’astrazione è garantito da Fontana, Afro Basaldella e Burri, mentre la materia stratificata di Dubuffet prende possesso di un’intera sala e le griglie, non necessariamente ortogonali, di Martin e Diebenkorn cedono terreno alla materia quasi tangibile di Kiefer e Tàpies.
La linea torna alla ribalta negli interventi di Hartung, Guston e Marden per poi riempiersi di sostanza scultorea nelle opere di Chillida, Andre e Chamberlain. Spazio anche alla fotografia, con le eccezionali prove dei Becher, cui seguono, per ulteriore sottrazione, le astrazioni di Judd, Stella, Noland, Kelly: sintesi di un percorso avviato trent’anni prima.
‒ Arianna Testino
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