Ecco com’è il Padiglione Spagna alla Biennale Arte 2019 di Venezia
Il Padiglione Spagna alla Biennale Arte 2019 “perforato” dagli artisti baschi Itziar Okariz e Sergio Prego. Ecco come sarà, secondo il racconto del Commissario Peio Aguirre
Né monografico né collettivo. Il Padiglione Spagna alla 58 Biennale di Venezia presenta quest’anno una coppia di artisti, cosi come avveniva negli anni Ottanta e Novanta: “Il format è lo stesso di allora”, spiega il Commissario Peio Aguirre (Vizcaya, 1972), “ma lo spirito è diverso. Non si tratta dell’accoppiata fra un artista veterano, consolidato, e un giovane emergente, bensì del confronto fra due interpreti della stessa generazione, invitati a dialogare attraverso la mediazione dello spazio architettonico”. Itziar Okariz (San Sebastián, 1965) e Sergio Prego (Guipúzcoa, 1969) provengono dallo stesso ambiente culturale, i Paesi Baschi, si conoscono e collaborano da anni. Pur lavorando con mezzi espressivi diversi, hanno condiviso esperienze artistiche simili, non solo ma anche attraverso il lungo apprendistato a New York. Entrambi vantano una traiettoria solida, multidisciplinare e con un interesse comune per la performance, intesa in relazione al linguaggio artistico contemporaneo – video, fotografia e scultura – e in una chiara estetica minimalista, soprattutto nella scelta dei materiali.
PERFORADO POR, NUOVE QUESTIONI TRA SPAZIO E TEMPO
Il progetto veneziano, ideato dal commissario basco Peio Aguirre – anche lui appartenente alla medesima generazione – si intitola Perforado por ed è stato selezionato da una commissione di esperti presieduta da Manuel Borja Villel, direttore del Museo Reina Sofia e presidente della Giuria della Biennale di Venezia nel 2017. “Perforado por è un titolo volutamente ambiguo, astratto”, prosegue il commissario Aguirre, “allude al testo di Susan Sontag L’estetica del silenzio dove si dice che qualunque silenzio si carica di identità in funzione del periodo di tempo perforato dal suono”. Lo spazio interno ed esterno del padiglione sarà infatti perforato, ossia parzialmente bucato da opere di performance, suono, immagini, scultura e architettura. L’unione fra l’arte dello spazio di Sergio Prego (con le sue sculture pneumatiche, collocate nei Giardini sul retro e in facciata) e l’arte del tempo di Itziar Okariz (con le sue performance trasposte in documenti visivi e sonori che dialogano con lo spettatore all’interno del padiglione) rappresenta la sintesi della proposta spagnola alla Biennale del 2019.
CONVERSAZIONI CON STATUE, RESPIRAZIONE E FLUSSI VITALI
Okariz, che proviene dal mondo della body art, della cultura pop e del videoclip, presenta a Venezia tre progetti: ne Le statue (2018-2019) l’artista mantiene una conversazione immaginaria, faccia a faccia, con figure e oggetti d’arte da museo, speculando sul senso della dissociazione fra suono, immagine e testo; in Respirazione oceanica (2018-2019) propone un esercizio soggettivo e introspettivo attraverso esercizi di respirazione davanti a un microfono; entrambi i lavori prevedono anche performance dal vivo nei giorni di inaugurazione della mostra. A questi si aggiunge un video inedito della serie Fare pipí in spazi pubblici e privati, risalente agli anni 2001-2006. Prego, che tra il 1997 e il 2002 ha lavorato nell’équipe dello Studio di Vito Acconci, negli Stati Uniti, a Venezia occupa invece gli spazi esterni del padiglione per esplorare i limiti della scultura in relazione con l’architettura, attraverso la creazione site-specific di costruzioni effimere e smontabili. Sono sculture pneumatiche, fatte cioè di materiali flessibili e leggeri come borse di plastica nelle quali l’aria, l’acqua e i fluidi in generale si insinuano creando forme distinte. Si convertono così in membrane che lasciano trasparire dall’esterno il fluire della materia organica, dando il senso della vita e della morte come in qualsiasi processo vitale. L’installazione è accompagnata da disegni di carattere botanico e biologico che illustrano il processo creativo dell’artista.
SPAGNA, PADIGLIONE STORICO AI GIARDINI
La Spagna è una delle presenze nazionali più antiche ai Giardini, essendo presente alla Biennale d’arte già dalla prima edizione nel 1895. L’edificio in mattoni ai giardini risale però al 1922, progetto dell’architetto Javier Luque con la facciata restaurata nel 1952 da Joaquín Vaquero Palacios. Tra i trentasette padiglioni storici dei Giardini, vi esposero negli anni artisti come Chillida (1958), Tàpies, Santiago Sierra (2003), Dora Garcia (2011), Lara Amarcegui (2013) e Jordi Colomer (2017). Ospita anche la mostra della Biennale dell’architettura, per la quale la Spagna si è aggiudicata nel 2016 il Leone d’Oro con il progetto Unfinished. La mostra è organizzata da Aecid, Agenzia spagnola di Cooperazione internazionale per lo sviluppo, diretta emanazione del Ministero degli Esteri spagnolo e responsabile della gestione del padiglione veneziano, per il quale ha investito quest’anno 400mila euro. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con AC/E, Acción Cultural Española, entità pubblica che promuove l’eccellenza dei prodotti culturali spagnoli nel mondo.
–Federica Lonati
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