Le Vie dei Tesori 2019, a Palermo torna il festival che promuove la cultura e muove l’economia
Tredicesima edizione della manifestazione che, nata nel 2006 dalla volontà di un gruppo di operatori culturali locali, si è trasformata negli anni in uno dei maggiori festival nazionali, tanto da diventare caso di studio e format di esportazione in altre città d’Italia. Ne abbiamo parlato con Laura Anello, presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori
Nato nel 2006 dalla volontà di un gruppo di giornalisti e di operatori culturali locali che ha deciso di mettere insieme le forze per valorizzare il patrimonio materiale e immateriale di Palermo, Le Vie dei Tesori è ormai un appuntamento fisso nella programmazione culturale della città, con visite guidate presso siti archeologici, chiese, oratori, palazzi, ville spesso sconosciuti o non accessibili al pubblico. Un progetto culturale dal grande impatto mediatico e di pubblico, che nel 2018 ha registrato ben 365mila ingressi, permettendo ai palermitani (e non solo) di scoprire e di riappropriarsi di capolavori e monumenti della propria città; un progetto di innovazione sociale che si autosostiene grazie ai coupon acquistati dai visitatori e al supporto degli sponsor, e che dal punto di vista economico fa numeri che non lasciano indifferenti: secondo l’Otie – Osservatorio sul turismo delle isole europee, il 40% dei fruitori del Festival sono escursionisti e turisti, e la ricaduta di ricchezza turistica nella sola Palermo è di oltre 3 milioni e mezzo di euro. Un format di successo insomma, che per tre anni consecutivi ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica e ha avuto patrocinio di Camera, Senato, Ministero dei Beni Culturali e di tutte le istituzioni della Regione. L’edizione 2019 de Le Vie dei Tesori è quasi alle porte, e vedrà protagoniste, dal 13 al 29 settembre, le città di Acireale, Caltanissetta, Marsala, Messina, Naro, Noto, Sciacca, Sambuca, Siracusa e Trapani, mentre dal 4 ottobre al 3 novembre sarà la volta di Palermo, Catania, Ragusa, Modica e Scicli. Sempre dal 13 al 29 settembre, Le Vie dei Tesori arriverà anche a Mantova, dopo l’edizione pilota dello scorso anno. Della storia del Festival, dei risultati raggiunti finora e degli obiettivi futuri abbiamo parlato con Laura Anello, presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori.
Il Festival nasce nel 2006, dalla volontà di giornalisti e operatori culturali di fare qualcosa per valorizzare il patrimonio culturale di Palermo e di farlo conoscere ai palermitani. Come è partito il progetto e come si è sviluppato nel tempo? Quali sono stati i primi siti aperti al pubblico?
Il Festival nasce nel 2006 per celebrare il Bicentenario dell’Università di Palermo. L’allora Rettore dell’Università di Palermo Giuseppe Silvestri mi coinvolse nell’organizzazione e io proposi di aprire alla città i luoghi di interesse artistico e culturale che proprio in quegli anni l’Università restaurava o riscopriva, come le Carceri dell’Inquisizione, la Cripta delle Repentite, il Mulino di Sant’Antonino. Conclusi i due anni di celebrazioni universitarie, mi chiesi con il gruppo di amici che con me aveva organizzato il Festival, che cosa farne di quell’idea. Volevamo gettare un piccolo seme con un progetto di innovazione sociale che si autosostenesse, anche senza l’apporto di risorse pubbliche. Così nacque il Festival.
Una delle caratteristiche della manifestazione è la collaborazione tra associazioni, pubblico e privato. In che modo si sono innescate queste relazioni e come sono cresciute col tempo? Quanti e quali sono i partner coinvolti finora?
Il primo partner che si aggiunse all’Università, finita l’esperienza del Bicentenario, fu il Comune di Palermo con il suo Assessorato alla Cultura allora guidato da Francesco Giambrone. Poi, pezzo a pezzo, arrivarono tutti gli altri. Oggi sono oltre quattrocento, nelle sedici città del Festival, quindici in Sicilia più Mantova. Soprintendenze, musei, comuni, università, diocesi, cooperative, associazioni, fondazioni, opere pie. Sono relazioni che si sono costruite nel tempo e che ormai costruiscono una rete solida.
Da qualche anno, il Festival è uscito fuori dai confini palermitani per approdare in molte città siciliane e addirittura anche italiane. Un esempio virtuoso di management culturale, di un format “made in Palermo” che viene esportato anche in altre città. In che modo è stato possibile allargare la rete della manifestazione negli ultimi anni?
Devo dare atto all’ex Assessore Regionale ai Beni Culturali Carlo Vermiglio di averci dato il primo input per portare il Festival fuori da Palermo. Venne a Palermo con la sua famiglia, in incognito, senza neanche chiedere un pass, a vivere il Festival e ne rimase molto colpito. Mi chiamò e mi chiese di ripetere l’esperienza nella sua città, Messina, voleva lasciare la vita pubblica con quello che considerava un regalo al suo territorio. Così, nel 2016, portammo Le Vie dei Tesori a Messina e a Siracusa, con un piccolo sostegno dell’Assessorato.
Cosa è accaduto dopo?
Da quel giorno è partita la corsa al Festival, ormai percepito da tutti come uno strumento di marketing del territorio. Ci sono più di venti Comuni che ci hanno chiesto di entrare nel circuito, ma dobbiamo fare un passo alla volta. Quest’anno, dal 13 settembre al 3 novembre, sono coinvolti quasi tutti i capoluoghi siciliani, e altre città e borghi di grande interesse come Marsala, Modica, Scicli, Noto, Acireale, Sciacca, Sambuca di Sicilia, Naro.
Molti turisti ormai decidono di visitare Palermo a ottobre, proprio durante Le Vie dei Tesori. Condizione, questa, che naturalmente mette in modo tutta una macchina economica legata alle attività connesse al turismo: ristorazione, ospitalità alberghiera, attività commerciali. Quanto Le Vie dei Tesori ha contribuito, finora, all’economia del territorio?
Veniamo ormai studiati dalle Università o invitati a congressi, quest’anno anche al master in Economia e Management dei Beni Culturali del Sole 24 Ore, a novembre a Roma, per raccontare il nostro modello di autosostenibilità e di generazione di ricchezza sul territorio, che ci siamo resi conto rappresenta un unicum nel panorama dei grandi Festival italiani. Detta in estrema sintesi, tutti gli altri grandi eventi hanno sostegni pubblici o di fondazioni certi e pluriennali. L’anno scorso le presenze al Festival sono state oltre 370 mila, cosa che fa de Le Vie dei Tesori uno dei più grandi eventi italiani dedicati alla valorizzazione del patrimonio delle città. Secondo le stime dell’Otie – l’Osservatorio turistico delle isole europee, costituito da docenti e ricercatori dell’Università di Palermo – la sola città di Palermo ha guadagnato più di tre milioni e mezzo dal Festival in termini di spesa turistica (alberghi, trasporti, shopping), oltre ai benefici diretti per i partner privati che partecipano con i loro luoghi. Una rassegna stampa internazionale porta i tesori della Sicilia in tutto il mondo.
Che tipo di risposte ricevete dagli imprenditori locali?
Gli imprenditori del territorio ci sostengono attraverso sponsorizzazioni e presenze sui nostri mezzi, non c’è ancora stata – e mi auguro che ci sia presto – un’azione sinergica con il settore alberghiero, che pure è il primo beneficiario diretto del Festival.
Caratteristica del Festival è anche quella di rendere fruibili luoghi solitamente chiusi o non usualmente accessibili, sia pubblici sia privati. Quali sono le reazioni dei visitatori? Che tipo di feedback ricevete da parte del pubblico?
II pubblico ci sorprende ogni volta. Giovani e meno giovani capaci di mettersi pazientemente in fila per ore, o di uscire di mattina presto per essere certi di riuscire a entrare nel luogo preferito. Questo accade nei siti di solito inaccessibili, ma anche in quelli che di solito sono aperti ma non sono raccontati, perché il primo valore aggiunto del Festival è la narrazione. Un luogo non raccontato è un luogo muto.
Ci daresti alcune anticipazioni sulla prossima edizione del Festival?
A Palermo il Festival si arricchisce di una serie di esperienze che vanno oltre la visita guidata. Dopo i voli in Piper dell’anno scorso, quest’anno per i più coraggiosi ci sono i voli in parapendio dalla spiaggia di Mondello. E poi giri a cavallo in maneggi storici, le gite sulla barca a vela Lisca Bianca, la cui storia è già un tesoro, per guardare Palermo dal mare. Altra novità importante, i pullman per raggiungere da Palermo le altre città, e i pacchetti turistici per chi vuole godersi un Festival su misura, con guide dedicate e tappe gastronomiche.
– Desirée Maida
Dal 13 al 29 settembre 2019
Acireale, Caltanissetta, Marsala, Messina, Naro, Noto, Sciacca, Sambuca, Siracusa, Trapani e Mantova
Dal 4 ottobre al 3 novembre 2019
Palermo, Catania, Ragusa, Modica e Scicli
Le Vie dei Tesori
www.leviedeitesori.com
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