Musei, tra affluenza e accoglienza. L’editoriale di Christian Greco

Il direttore del Museo Egizio di Torino riflette sul concetto di accessibilità in riferimento ai musei. Oltre il semplice conteggio dei visitatori.

Città d’arte che si popolano di visitatori provenienti da tutto il mondo, code alle biglietterie di monumenti e musei, mostre affollate: l’estate porta con sé ogni anno una sorta di moto d’orgoglio nazionale per il nostro patrimonio culturale, in virtù dei flussi turistici stagionali nel Paese. Un fenomeno che sicuramente ha il pregio di porre all’attenzione dell’opinione pubblica ‒ seppur un po’ distratta dal clima vacanziero ‒ il valore di questa straordinaria risorsa che l’articolata storia della Penisola ci ha lasciato in eredità e che la stessa Costituzione della Repubblica tutela con l’articolo 9. Al contempo, però, si tratta di un clamore mediatico superficiale che si rifà perlopiù a considerazioni meramente numeriche, trattando cioè il tema in termini di pura “contabilità” turistica e rischiando così di svilire la fruizione di un luogo di cultura, posta alla stregua dell’audience di un programma televisivo.
Non v’è dubbio, il numero di ingressi è un dato importante a cui gli operatori dedicano giustamente attenzione nelle proprie politiche di gestione, ma è altrettanto evidente il rischio di elevarlo al rango di parametro di riferimento, cimentandosi nello sterile gioco delle “classifiche” e dei record come se si trattasse di performance agonistiche. Rischio ancor maggiore è poi che siano gli stessi decisori, i gestori, i professionisti del settore, a cadere nella tentazione di attribuire una centralità a un dato che non può mai essere considerato una finalità della nostra attività, di cui dovrebbe piuttosto restare una delle conseguenze.
Oggi la sfida a cui un museo come l’Egizio è chiamato sta nella capacità di sviluppare la propria accessibilità in termini più ampi: il concetto di accoglienza del pubblico prescinde dall’aspetto quantitativo e guarda soprattutto alla qualità dell’esperienza di visita e all’arricchimento personale offerto.

A un museo non può bastare essere un ente di ricerca, in quanto la sua funzione si completa soltanto comunicando l’opera di studio condotta dal proprio team”.

L’affluenza di pubblico è importante nella misura in cui siamo in grado di trasferire a esso i contenuti dell’attività che si svolge all’interno dei nostri musei, accostandoci anche a fasce della popolazione meno favorite in termini socio-economici. Essere accessibili significa quindi rendere praticabile anche il “dietro le quinte” dell’attività espositiva e, in particolare, quell’opera quotidiana di studio e ricerca che rappresenta la vera essenza del compito a cui siamo chiamati: permettere la comprensione della connessione profonda fra la cultura materiale di una collezione e la componente antropica in cui essa si colloca. Perché a un museo non può bastare essere un ente di ricerca, in quanto la sua funzione si completa soltanto comunicando l’opera di studio condotta dal proprio team.
Assistiamo spesso al paradosso per cui i musei dedicano tempo, energie e risorse ‒ umane ed economiche ‒ alla ricerca, ne fanno la colonna vertebrale, l’intelaiatura su cui si regge la propria attività espositiva, salvo poi non renderne partecipe il pubblico. Pubblicazioni scientifiche, seminari accademici, convegni fra specialisti, pur imprescindibili, paiono spesso esaurirne il “bisogno” di comunicazione, come se si trattasse di terreno riservato alla comunità scientifica di appartenenza. Ma, analogamente a quanto si fa per l’abbattimento delle barriere architettoniche, appare oggi opportuno intraprendere un percorso per il superamento di ogni barriera di carattere culturale, affinché la dimensione più autentica del nostro lavoro non sia più percepita come una sorta di sancta sanctorum riservato a pochi “detentori del sapere”, bensì divenga uno spazio aperto e condiviso al servizio della conoscenza e dell’umanità intera.

Christian Greco

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #18

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più