5 mostre da non perdere a Madrid durante le vacanze di Natale
State progettando una vacanza in Europa ma non sapete dove andare? Niente paura vi aiutiamo noi con i nostri consigli. A base di mostre ed eventi da non perdere. Oggi vi portiamo in Spagna, a Madrid…
Il nostro “Grand Tour” europeo, cominciato con Berlino prosegue in Castiglia. Madrid si conferma una meta turistica sempre più interessante per gli appassionati d’arte, e non solo per la presenza dei grandi musei lungo l’asse cittadina che da Piazza Colón porta alla stazione di Atocha. A bicentenario concluso, il Prado resta il polo catalizzatore dell’offerta culturale nella capitale spagnola. Vale la pena, però, guardarsi intorno alla ricerca di itinerari alternativi, non lontano da una delle pinacoteche più belle al mondo.
– Federica Lonati
AL PRADO DUE FANCIULLE ITALIANE A CONFRONTO
Sofonisba Anguissola (Cremona, 1532 – Palermo, 1625) e Lavinia Fontana (Bologna 1552 – Roma, 1614) sono senza dubbio la grande scoperta artistica del bicentenario del Prado. Due pittrici donne che, senza conoscersi, furono entrambe pioniere nel raggiungere la fama in un’epoca e in ambito professionale, quello della pittura, appannaggio del maschilismo dominante. Il gioco di specchi fra le opere delle due pittrici, provenienti non solo dall’Italia ma da tutto il mondo, è davvero sorprendente, così come il livello di qualità della tecnica e dello stile di entrambe. Sofonisba visse e dipinse a lungo presso la corte di Spagna, all’epoca di Filippo II; si autoritrasse in molte fogge e a sua volta ritrasse re e nobiltà del tempo con notevole sensibilità introspettiva. Lavinia lavorò tra Bologna e Roma, diresse una bottega e ebbe successo sul mercato dell’arte; fu fra le prime donne a dipingere scene sacre e sensualissimi nudi a tema mitologico. Al Prado da perdere anche la rassegna di 300 disegni di Goya: un’immersione mozzafiato!
Al Museo del Prado, fino al 2 febbraio
www.museodelprado.es
IMPRESSIONISTI E FOTOGRAFIA AL THYSSEN
Per chi non si perde nemmeno una mostra sugli Impressionisti, il Museo Thyssen offre una proposta curiosa e originale. La fotografia è senza dubbio l’invenzione che più ha cambiato il modo di contemplare il mondo e di rappresentare la realtà. Dalla fine degli anni Trenta dell’Ottocento, con la nascita dei primi dagherrotipi, e soprattutto dal momento in cui la fotografia sperimenta con successo la stampa su carta, pennelli e macchine fotografiche non solo diventano complementari, un po’ persino concorrenti, ma rivelano stretti legami estetici ed iconografici. I soggetti sono infatti più o meno gli stessi in entrambi i campi artistici: boschi e campagne, costi d’acqua, monumenti e città, l’acqua, i ritratti classici e nudi d’autore. In mostra 66 olii, opere su carta e oltre un centinaio di fotografie raccontano i rapporti stretti, e a volte strettissimi fra i grandi nomi della stagione pittorica dell’Ottocento francese e i primi maestri della fotografia. Molti i prestiti internazionali, dalla Bibliotéque Nacionale de France, al Paul Getty di Los Angeles fino al Victoria and Albert Museum di Londra. Chiude la mostra una serie di fotografie di opere di Manet che lo stesso pittore incaricò al fotografo Anatole-Louis Godet, per poi colorarle lui stesso a mano.
Al Museo Thyssen, fino al 26 gennaio
www.museothyssen.org
TUTTO IMMERDORFF AL REINA SOFIA
Il compito del pittore, secondo l’artista tedesco Jörg Immendorff (1945-2007), era quello di cambiare la realtà. E la pittura figurativa il mezzo più facile, comprensibile e immediato per esprimere le proprie idee politiche e sociali rivolgendosi a un pubblico il più ampio possibile. Il Museo Reina Sofia ospita la prima grande retrospettiva dedicata al pittore tedesco, morto nel 2007 perché affetto da ELA. Realizzata in collaborazione con la Haus der Kunst di Monaco, presenta un centinaio di opere, tra dipinti anche di grandi dimensioni, sculture e disegni, dall’esordio espositivo a sedici anni agli ultimi collage, realizzati con l’aiuto di un assistente, quando Immendorff era già quasi totalmente paralizzato. L’antologica, la prima dopo la scomparsa dell’artista, non segue un percorso cronologico, ma attraversa i temi cruciali e i punti chiave del pensiero artistico di Immendorff, la cui biografia si riflette nelle sue opere ed è strettamente legata al contesto storico della Germania, tra gli anni Sessanta e la fine del Ventesimo secolo. Ogni pezzo è una dichiarazione di impegno e un piccolo manifesto politico.
Al Museo Reina Sofia, fino al 13 aprile 2020
www.museoreinasofia.es
ARTE INTANGIBILE ALLA FONDAZIONE TELEFONICA
E’ possibile emozionarsi senza trovarsi di fronte un’opera d’arte autentica, ma una copia rielaborata in forma digitale? Per riflettere su come l’esperienza estetica sia cambiata attraverso la rivoluzione tecnologica, la Fundación Telefonica propone Intangibles, un progetto digitale innovativo, altamente sperimentale e interattivo. L’esposizione, infatti, in contemporanea con la Spagna si svolge anche in otto capitali del Sudamerica. Al terzo piano dell’omonimo grattacielo sulla Gran Via, simbolo dell’avveniristica Madrid anni Trenta, nove installazioni riproducono altrettante opere chiave di una delle collezioni più importanti di Spagna, che comprende 1400 pezzi di artisti poco rappresentati nei musei spagnoli. Capolavori di Juan Gris, Roberto Matta, René Magritte, Paul Delvaux, Eduardo Chillida, Joaquin Torres-García, Antoni Tapiese Maria Blanchard si trasformano e rivivono attraverso sofisticatissimi software, attraverso l’impiego di tecnologie come il videomapping, la fotogrammetria, VR o 3D. Si può così entrare nell’opera stessa o conoscere da vicino la mente dell’artista che l’ha prodotta; immergersi nell’atmosfera magica di un quadro di Delvaux o attraversare letteralmente una scultura in ferro massiccio di Chillida; lasciarsi avvolgere dai colori di una tela di Tapies o dipingere a quattro mani con Matta.
Alla Fundación Telefonica, fino al 23 febbraio 2020
www.fundaciontelefonica.es
PITTURA, UNA SFIDA CONTINUA. AL CAIXAFORUM
Decadenza, morte e resurrezione della pittura. La tecnica artistica più tradizionale, che trionfò da Giotto a Picasso, nel corso del Ventesimo secolo ha subito le più svariate trasformazioni, adottando aspetti inconsueti e stabilendo nuove alleanze con altre discipline. La mostra allestita negli spazi del Caixaforum – l’edificio costruito dalla coppia di architetti svizzeri Herzog e De Meuron sul paseo del Prado – nasce per riflettere sulla capacità della pittura di adattarsi al cambiamento dei tempi, uscire dai limiti bidimensionali della tela, elaborando di volta in volta insieme con la fotografia, la scultura, l’installazione, il collage e persino il design linguaggi nuovi, ibridi realmente inediti. Si tratta di un’occasione interessante per riflettere sul tema e ammirare 32 opere della collezione La Caixa Arte Contemporanea, alcune mai esposte prima a Madrid, firmate da una trentina di artisti spagnoli e internazionali dagli anni Settanta a oggi. Tra questi Gerhard Richter, Georg Baselitz, Ettore Spalletti, Gunter Forg, Sean Scully, Carlos Bunga e Angela de la Cruz.
Caixaforum, fino al primo marzo 2020
www.caixaforum.es
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati