Morto a Milano a 85 anni l’artista Claudio Olivieri
Ripercorriamo la vita e la carriera dell’artista, protagonista più volte alla Biennale di Venezia e artefice audace di una pittura che ha celebrato la luce.
È morto il 16 dicembre 2019, all’età di 85 anni, dopo una lunga malattia, il pittore Claudio Olivieri. Nato a Roma nel 1934, l’artista studia a Milano presso l’Accademia di Belle Arti di Brera nella Milano in cui ha vissuto fino alla sua scomparsa. L’esordio è nel 1959 alla British School di Bologna dove espone insieme a Enrico Della Torre. Segue, nel 1960, la personale al Salone Annunciata di Bruno Grossetti. Le prime opere rivelano fin dall’inizio un importante interesse per la luce e le sue potenzialità espressive. Pur confrontandosi, come tutti gli artisti in quegli anni, con le atmosfere pittoriche legate all’informale, Olivieri opera una sintesi fino ad arrivare negli anni ’70 alle soluzioni che hanno successivamente caratterizzato la sua esperienza artistica. Si inserisce perciò maggiormente in quell’afflato, che negli anni ha avuto come punto di riferimento un critico come Filiberto Menna, ed ha coinvolto nel tempo molteplici artisti, tra cui Claudio Verna, Pino Pinelli, Marco Gastini, Elio Marchegiani, della pittura analitica, che nel frattempo godeva di una piattaforma internazionale sia in Francia che negli Stati Uniti con Support/Surface. Ben presto però arriva a soluzioni sempre più personali e ardite, abbandonando la logica dei gruppi che tutto sommato non l’aveva mai convinto in toto.
LA PITTURA ANALITICA E LE MOSTRE
Dichiara nel 1974, anno della personale alla Westfälischer Kunstverein di Münster: “Non sono d’accordo sulle separazioni tra analisi e operatività, tra contenuto e forma, tra linguaggio specifico e disciplinare. Non mi interessa l’arte come specialità. La pittura è celebrazione di un rito “retorico”, non è manifestazione di un prestigio tecnico o peggio di autoritarismo corporativo; la pittura non c’è certezza. La pittura è il momento in cui mente e prassi possono verificarsi. Maieuticamente in un’attuazione testuale, responsabile e perciò dialettica”.
Il rapporto tra colore e luce, la trasfigurazione dei contorni e dell’oggetto fino alla trascendenza, accomuna la sua ricerca più a un certo Gerhard Richter o all’ultimo Bendini operando però una smaterializzazione totale. Nel corso della sua carriera Olivieri partecipa alla Biennale di Venezia nel 1966. Torna in Laguna nel 1986, trionfando invece nel 1980 e nel 1990 con una sala personale. Nel 1973 partecipa alla Biennale di Venezia, nel 1977, insieme a Baruchello, Carmelo Bene, Ugo Mulas, Giulio Paolini, tra gli altri è tra i pochissimi italiani invitati da Manfred Schneckenburger alla documenta 6 di Kassel. Nel 1991 partecipa alla mostra Intersezioni alla Kunsthalle di Budapest. Nel 1994 vince il Premio Michetti a Francavilla. Dal 1993 al 2011 è docente di Pittura e Arti Visive presso la NABA di Milano. Nel 2006 la mostra antologica presso la Galleria Claudio Poleschi di Lucca, alla quale lo ha legato un sodalizio pluriennale. Nel 2008 diventa membro dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma.
–Santa Nastro
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