Civitas romana e civiltà multiculturale. La mostra ai Mercati di Traiano
I plastici in mostra ai Mercati di Traiano evocano la storia multiculturale di Roma, mettendola a confronto con il presente.
Civis Civitas Civilitas è la mostra appena inaugurata ai Mercati di Traiano a Roma e che rimarrà aperta fino al 6 settembre 2020. Un titolo latino e colto per un evento che sottende ambizioni: una fra tutte, proporre un modello, ovvero il cittadino, la città e la civiltà romani inseriti nel contesto urbano fatto di architettura civile, di spazi pubblici, di infrastrutture. Per raggiungere questo e altri obiettivi che la mostra si propone, sono stati utilizzati i plastici in gesso realizzati negli Anni Trenta per il bimillenario della nascita di Augusto ed esposti al Museo della Civiltà Romana finché quest’ultimo era aperto, ovvero fino al 2014. Mentre si procede alla ristrutturazione e al riallestimento del museo, alcuni di questi plastici sono stati restaurati ed esposti nella splendida sede dei Mercati Traianei, con vista mozzafiato sui Fori e piazza Venezia. Altri plastici verranno rimessi a nuovo e un’ultima parte dell’esposizione sarà allestita, in coincidenza con il Natale di Roma del prossimo aprile 2020, sulla via Biberatica adiacente ai Mercati.
LA MOSTRA AI MERCATI DI TRAIANO
All’ingresso dell’esposizione, nella Grande Aula, sono collocati i modelli rappresentativi dei sette macro-temi della mostra, ovvero: gli spazi pubblici, l’acqua nel decoro della città, lo spettacolo, il trionfo, l’onore e il passaggio, il commercio, la memoria individuale familiare e dello Stato, e infine le infrastrutture. I sette temi si dipanano nelle altre sale in allestimenti armonici e scenografici, alcuni accompagnati da brani di autori classici, in italiano e in inglese. Salta subito all’occhio la centralità di monumenti romani come il Foro di Augusto, il Colosseo, la Mole Adriana, gli Archi di Tito e di Costantino, per citarne alcuni; ma, al tempo stesso, ci sono un gran numero di riproduzioni i cui modelli si trovano in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, alcuni nei teatri di guerra odierni: dal Foro di Pompei, che domina la Grande Aula, alla Curia di Sabratha in Libia, dalle Terme di Treviri in Germania al Tempio di Minerva a Tebessa, in Algeria, dalla Tomba dei Giulii a Saint Rémy in Francia al Mercato di Dougga in Tunisia. Una Roma che si propone al visitatore, italiano o straniero, nel suo aspetto multiculturale; ma che si fatica a riconoscere oggi per stile e autorevolezza.
ROMA IERI E OGGI
Il sovrintendente capitolino ai Beni culturali e direttore dei musei archeologici e Polo Grande Campidoglio, Claudio Parisi Presicce, spiega così le motivazioni e gli obiettivi della mostra: “Il modello romano mirava a creare lo spirito di comunità anche in chi era straniero, in un contesto di forte mobilità, interna ed esterna. I monumenti pubblici erano un riferimento per tutto l’Impero e ampliavano il senso di comunità”. Ammirando l’armonia astratta e perfetta dei plastici (alcuni dei quali riproducono la realtà del 1937, altri la ricostruzione dell’aspetto di epoca romana con gli strumenti d’indagine dell’epoca fascista), viene spontaneo chiedersi quanto di tutto questo viva ancora nella nostra Capitale e nell’attualità. Risponde Parisi Presicce: “Il concetto di città non è inteso in senso materiale, ma come base di valori condivisi attraverso gli edifici che ne compongono il tessuto. E gli edifici non vanno visti nel loro aspetto edilizio, ma nelle funzioni universali riferite a una comunità che oggi si va allargando”.
Sono in via di pubblicazione la guida breve della mostra e un atlante fotografico dei plastici dopo il loro restauro.
‒ Letizia Riccio
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