Come sarà il 2020 dei Musei italiani? Il caso Palazzo Grassi-Punta della Dogana a Venezia
Intervista a Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi- Punta della Dogana che racconta come sarà il 2020 dell’istituzione di Venezia.
Dopo le interviste a Lorenzo Giusti, Cristiana Perrella, Sergio Risaliti, incontriamo una realtà privata, avamposto culturale fondamentale nel contemporaneo italiano e internazionale come l’accoppiata Palazzo Grassi – Punta della Dogana. Abbiamo incontrato a Venezia il direttore Martin Bethenod e gli abbiamo chiesto di raccontarci come sarà il 2020 dell’istituzione…
Come sarà la programmazione dell’anno 2020?
La programmazione di Palazzo Grassi – Punta della Dogana per il 2020 sarà molto ricca e articolata, comprendendo 3 esposizioni e un calendario culturale ampio e inclusivo per il Teatrino di Palazzo Grassi, che si rinnova con cadenza trimestrale. Palazzo Grassi si concentrerà sulla fotografia con due mostre dedicate a due protagonisti provenienti da generazioni, periodi storici e scenari completamente diversi: Henri Cartier-Bresson e Youssef Nabil. Il primo piano sarà interamente consacrato al maestro francese con la mostra “Henri Cartier-Bresson: Le Grand Jeu”, co-organizzata dalla Bibliothèque nationale de France e realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson. Ideata e coordinata da Matthieu Humery, la mostra mette a confronto lo sguardo di cinque curatori sull’opera di Cartier-Bresson (1908 – 2004), e in particolare sulla “Master Collection”, un insieme di 385 fotografie che il celebre fotografo ha scelto all’interno di tutta la sua produzione, come le più rappresentative della propria carriera, su invito degli amici e collezionisti Jean e Dominique de Menil. Una fotografa, Annie Leibovitz, uno scrittore, Javier Cercas, un regista, Wim Wenders, un collezionista, François Pinault, e la conservatrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France, Sylvie Aubenas, offriranno il proprio punto di vista sull’opera del fotografo, dando al pubblico la possibilità di conoscerne la produzione attraverso una lettura inedita. Al piano superiore, va in scena “Youssef Nabil. Once Upon a Dream”, la personale dell’artista franco-marocchino Youssef Nabil, a cura di Matthieu Humery e Jean-Jacques Aillagon. Un percorso lungo la produzione dell’artista, organizzato per temi, che si estende dai primi lavori sino alle opere più recenti riunendo serie fotografiche realizzate secondo il tradizionale uso degli studi fotografici egiziani di intervenire con la pittura sulle immagini stampate, accanto 3 progetti video “Arabian Happy Ending”, “I Saved my Belly Dancer” e “You Never Left”.
E Punta della Dogana?
Punta della Dogana ospiterà invece una collettiva con più di 60 artisti di generazioni, background e linguaggi differenti con opere provenienti dalla collezione Pinault, ma anche da musei, istituzioni e collezioni private internazionali. La mostra, “Untitled 2020”, è concepita e curata da Caroline Bourgeois, Muna El Fituri e dall’artista Thomas Hauseago. Dopo Slip of the Tongue, curata da Danh Vo, sarà la seconda volta in cui un artista ha carte blanche per immaginare un percorso espositivo inedito a Punta della Dogana, offrendo al pubblico la propria personale visione della Pinault Collection e delle relazioni possibili tra le sue opere e quelle di altre grandi collezioni. La mostra non segue una narrazione, ma si sviluppa in sezioni tematiche dove i lavori esposti intessono numerosi rimandi, echi e citazioni tra loro, spaziando dall’inizio del Novecento sino ai giorni nostri. Le varie sezioni ruotano intorno al cuore pulsante dell’allestimento: il cubo di Punta della Dogana che ospiterà la ricostruzione dello studio e della biblioteca di Thomas Hauseago, dove i visitatori potranno sperimentare i luoghi della sua creazione e consultare le sue fonti d’ispirazione. Tra gli artisti in mostra: Marlene Dumas, Llyn Foulkers, Paul McCarthy, Arthur Jafa, Joan Jonas, Edward Kienholz…
Infine c’è il Teatrino…
Per quanto riguarda invece la programmazione culturale, abbiamo in calendario per il mese di febbraio un grande ritorno: Set Up, la due giorni di musica e arti performative che, nella finestra di tempo tra il disallestimento di “Luogo e Segni” e l’allestimento di “Untitled, 2020”, trasforma Punta della Dogana in un grande palco diffuso. Sono attesi artisti, musicisti e danzatori di portata internazionale per una line-up che riconfermerà l’alta qualità di questo appuntamento, ormai diventato un classico per gli amanti delle arti performative. Sono riconfermate poi le collaborazioni con istituzioni nazionali e internazionali come Lo Schermo dell’Arte Film Festival, Nordic Frames, New Echoes e molti altri ancora. Come ogni anno, saranno poi a disposizione del pubblico moltissimi appuntamenti di approfondimento delle mostre in corso, attraverso i diversi linguaggi della contemporaneità: proiezioni, sessioni di ascolto e concerti, musica da camera e workshop. Anche i Servizi Educativi hanno in serbo per il prossimo anno moltissime novità tra Laboratori per tutti, Masterclass e attività per gli adolescenti e le scuole di ogni ordine e grado.
Ci sarà spazio per l’arte italiana? Se sì, in che modo?
La programmazione di Palazzo Grassi – Punta della Dogana non si concentra sulla ricerca artistica nell’ambito di contesti specifici, come possono essere quello italiano o francese o altro ancora, ma approfondisce temi, sviluppa progetti e propone percorsi e approfondimenti che coinvolgono diverse personalità del mondo dell’arte internazionale e questo comprende chiaramente anche l’arte italiana. Nella mostra Untitled, 2020 ci saranno le opere di oltre 60 artisti internazionali, tra cui alcuni autori di origine italiana come per esempio Gilberto Zorio ed Enrico David. La programmazione culturale al Teatrino di Palazzo Grassi coinvolgerà di nuovo personalità della scena artistica italiana. Nel 2019, il percorso espositivo della mostra “Luogo e Segni” accoglieva, tra gli altri, artisti di origine italiana come Tatiana Trouvé, Carol Rama, Alessandro Piangiamore o Giovanni Anselmo. Allo stesso modo, la programmazione culturale del Teatrino di Palazzo Grassi ha visto il coinvolgimento di curatori, studiosi e artisti italiani come Stefano Collicelli Cagol, curatore alla Quadriennale e curatore del ciclo di incontri “Palazzo Grassi e la storia delle sue mostre”, Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC di Bergamo, il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi, Andrea Bellini, direttore artistico della BIM di Ginevra, oppure la fotografa Letizia Battaglia.
Su quali risorse contate?
Possiamo contare come sempre sull’impegno fedele e costante di François Pinault che crede fermamente nella realtà istituzionale di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, poli espositivi della sua collezione, ma anche piattaforma produttiva di progetti culturali che coinvolgono profondamente il pubblico e le altre istituzioni veneziane.
Contiamo poi sulla collaborazione con i nostri partner storici e con i nostri più prossimi “vicini di casa”, con cui intessiamo relazioni molto strette e costanti sul territorio, e con le nuove realtà che si affacciano sul panorama dell’arte contemporanea e non solo. Guardiamo sempre con grande curiosità e interesse alle attività proposte dagli altri operatori culturali e crediamo infinitamente nelle relazioni e nella cooperazione per poter realizzare progetti e proposte per il pubblico di un profilo sempre più alto e inclusivo.
Infine contiamo sul nostro pubblico, sulla partecipazione e sulla fiducia che ogni visitatore ripone nella nostra istituzione scegliendo di visitarci o di aderire a una delle molteplici iniziative – per la maggior parte gratuite – proposte in ogni stagione culturale.
Un bilancio dell’anno che si è appena concluso?
Siamo molto soddisfatti della ricchezza e della varietà delle proposte che hanno animato gli spazi di Teatrino, Palazzo Grassi e Punta della Dogana.
In particolare, il Teatrino ha presentato più di 100 appuntamenti, tutti gratuiti e di natura diversa, che hanno permesso il coinvolgimento in prima persona di numerosi e interessanti protagonisti della vita culturale italiana e internazionale. Un’ampia gamma di proposte che hanno interessato diversi linguaggi e discipline, per esempio nel mese di gennaio la performance di Robert Henke, Renick Bell ed Electric Indigo ha portato nell’atrio di Palazzo Grassi moltissimo pubblico, tra studenti, residenti in città o persone che ci hanno raggiunto appositamente per questa serata, così come le atmosfere immersive portate in scena da Hicham Berrada o l’avvolgente THE GROUND Sessions di Tarek Atoui, ideata appositamente per Palazzo Grassi. Siamo riusciti inoltre a mettere a disposizione del nostro pubblico 3 masterclass con affermati professionisti del settore: Sara Wookey che ha lavorato con danzatori professionisti su “On Transmitting Trio A” di Yvonne Rainer, Stefano Luca in collaborazione con Michele Tadini di Venice Electroacoustic Rendez-Vouz, ha condotto i partecipanti nella reinvenzione sonora del Canal Grande, il nostro art director, Leonardo Sonnoli, ha invece tenuto lezioni di graphic design. Inoltre, i nostri Servizi Educativi hanno messo a punto, insieme al poeta e performer Alessandro Burbanck un percorso formativo speciale, dedicato all’arte di raccontare l’arte contemporanea, dal titolo emblematico, “Ekphrasis”.
E le mostre?
Per quanto riguarda le due mostre: “Luogo e Segni”, che ho co-curato insieme a Mouna Mekouar, conclusasi a Punta della Dogana il 15 dicembre 2019, e “Luc Tuymans – La Pelle” che l’artista ha curato insieme a Caroline Bourgeois a Palazzo Grassi, dove è in corso sino al 6 gennaio 2020, abbiamo registrato un grande favore di pubblici diversi. Moltissime le attività nell’ambito dei progetti espositivi che ne approfondivano diversi aspetti. Per quest’anno poi abbiamo avuto anche la possibilità di avvalerci di alcuni mediatori d’eccezione! Nel mese di luglio è stato infatti lanciato il progetto “Altri Sguardi”, un bando per diventare mediatori culturali, rivolto a richiedenti asilo e rifugiati politici della Città Metropolitana di Venezia e l’adesione è stata significativa. Ci interessava uno sguardo che fosse diverso rispetto ai nostri, sicuramente non eurocentrico e meno condizionato dalla cultura occidentale. 9, tra donne, uomini, ragazze e ragazzi, hanno lavorato con i nostri Servizi Educativi elaborando delle visite guidate specifiche sulla mostra “La Pelle” e lo scorso 29 ottobre il pubblico di Palazzo Grassi li ha incontrati e si è lasciato guidare alla scoperta delle opere esposte e della storia e dell’architettura dello spazio.
Un decennio si è appena concluso. Quale è la sfida che secondo te i Musei e le istituzioni culturali italiani devono affrontare nel prossimo decennio?
È proprio per rispondere a una domanda come questa che sei anni fa abbiamo aperto il Teatrino, straordinaria esperienza di creazione architettonica nel cuore di Venezia, sempre affidata a Tadao Ando, che ha portato in scena eventi culturali, alcuni dei quali davvero indimenticabili. La questione era dare forma a un’istituzione che avesse scala umana e s’inserisse in una rete sociale e urbana in maniera armoniosa, generando nuovi significati.
Quali sono le esigenze del visitatore che il Museo deve cercare oggi di soddisfare?
Dal nostro punto di vista, il valore fondamentale che un museo deve assicurare al proprio pubblico e che a Palazzo Grassi ci impegnano a mantenere sempre crescente è l’accessibilità. Avvicinare un pubblico eterogeneo alle nostre attività sfruttando registri comunicativi e linguaggi espressivi diversi. Garantire ai più giovani la possibilità di trovare dei supporti adeguati, dalle guide digitali scaricabili con il free wifi sempre disponibile negli spazi espositivi, o esperienze di partecipazione diversa, come il progetto Palazzo Grassi Teens. Utilizzare l’arte come volano per stimolare il confronto e avere un ruolo di facilitatore verso la comprensione dei temi della cultura e dell’attualità. A partire da politiche di accesso che agiscono a più livelli, dalla gratuità entro i 19 anni di età, o la presenza di mediatori che utilizzano la LIS Lingua Italiana dei Segni, fino alla definizione dei temi da affrontare, per noi il rapporto con il visitatore e la mediazione costituiscono l’elemento verso cui dedichiamo maggiore attenzione e cura.
Il Museo non è più soltanto il luogo in cui si presentano opere d’arte, ma una piattaforma di incontro, scambio, che stimola il dialogo, produce contenuti, una piazza aperta alla cittadinanza in cui chiunque può trovare uno stimolo diretto.
–Santa Nastro
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