I segni del sacro. A Roma
Braccio di Carlo Magno, Roma – fino al 29 febbraio 2020. “I segni del sacro – Le impronte del reale”, a cura di Francesca Boschetti, presenta per la prima volta un’importante selezione di circa 150 opere per lo più inedite tra disegni, acqueforti, litografie, xilografie, talvolta accostate a dipinti e sculture, tutte provenienti dalla Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.
Il complesso universo della grafica del XX secolo si snoda in un avvincente percorso tra realtà e spiritualità, in una cornice d’eccezione qual è il Braccio di Carlo Magno di Gian Lorenzo Bernini, in cui antico e moderno convivono sposandosi in una perfetta armonia. Tanti sono i grandi nomi esposti: Henri Matisse, Joan Miró, Marc Chagall, Edvard Munch, Paul Klee, Salvador Dalí, Felice Casorati, Mario Sironi, giusto per citarne alcuni.
A partire dal titolo si introducono i temi della mostra rievocando i “segni”, ovvero i gesti che si imprimono sulla matrice, che compongono poi le immagini attraverso le “impronte”, tracce trasmesse sul foglio durante il procedimento di stampa.
LA NASCITA DI UN AMBIZIOSO PROGETTO
L’esposizione è il risultato di un lavoro tanto complesso quanto coinvolgente, iniziato anni fa a partire dalla ricognizione dei circa 4000 fogli che compongono la collezione grafica, operazione delicata portata avanti dal reparto di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani e condivisa con le restauratrici del Laboratorio Restauro Opere su carta, Chiara Fornaciari da Passano e Cristina de’ Medici Nardini, che ne hanno verificato sistematicamente lo stato di conservazione. Di pari passo si è portato avanti lo studio delle opere e delle tecniche esecutive, finalizzato alla selezione degli esemplari, per lo più mai esposti al grande pubblico. Come nota la curatrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani Micol Forti, “la carta, che rappresenta il supporto privilegiato delle opere grafiche, esige la lontananza da spazi pubblici. La sua sensibilità e fragilità nei confronti della luce, dell’umidità e della temperatura limita sensibilmente la presenza di queste opere in esposizione”.
GENESI E RAGIONI DELLA MOSTRA
La mostra racconta una collezione caratterizzata da note di particolare ricchezza e disomogeneità: una raccolta giovane che segue un taglio non convenzionale, lontano da specifiche predilezioni di gusto ed estranea a qualsivoglia sistematicità collezionistica, nata di pari passo con la Collezione d’Arte Religiosa Moderna voluta da papa Paolo VI e inaugurata nel 1973. Un centinaio di stampe e una sessantina di disegni componevano questo originario nucleo, che andò via via ampliandosi attraverso donazioni e costanti acquisizioni che ancora oggi, come rileva Francesca Boschetti, “seguono nuovi criteri di selezione, pur mantenendo comunque una continuità con l’idea originaria di dare vita a una Collezione che sia testimonianza attiva e dinamica della spiritualità contemporanea”.
Il progetto, inoltre, si pone l’ambizione di avvicinare il grande pubblico alla grafica, un settore che suscita spesso diffidenza proprio a causa della sua intrinseca riproducibilità, lontano dall’idea di unicità dell’opera d’arte. La mostra, invece, esalta la complessità di un settore che asseconda tendenze di forte sperimentazione, il cui esito si traduce in un’arte intima che si intende così definitivamente riscattare.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
L’ipotesi di un itinerario cronologico o topografico è messa da parte in favore di un percorso fluido e aperto, articolato in quattro linee tematiche ‒ evidenziate cromaticamente dal convincente allestimento dell’architetto Roberto Pulitani ‒ che accompagnano lo spettatore con sicurezza e discrezione.
Tra le opere di carattere sacro si menzionano la splendida acquaforte e puntasecca Deposizione di Marino Marini ‒ prima di soli due esemplari ‒, il Padre Nostro, magnifica serie di dodici xilografie acquerellate di Max Pechstein, e il volume Natività di Francesca Cataldi, realizzato nel 2002 sfruttando il processo di ossidazione del ferro. Guardano, invece, al vero le xilografie della serie Leggende romane di Duilio Cambellotti, le acqueforti di Luigi Bartolini e Giorgio Morandi, due tra i più grandi incisori del Novecento.
La mostra, interamente sostenuta dai Musei Vaticani diretti da Barbara Jatta, prevede l’ingresso gratuito; un importante investimento culturale, oltre che un modo per ribadire alcuni aspetti fondamentali della missione dei musei: la conservazione, lo studio, la comprensione e infine la divulgazione di tesori che, per consistenza numerica e per la loro fragilità, non sarebbero altrimenti accessibili.
‒ Elisabetta Masala
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