Scolpire il movimento. Il laboratorio di Beatrice Pucci e Marino Neri nelle carceri delle Marche
Un progetto finanziato dalla Regione Marche e realizzato dall’Associazione Compagnia Teatrale La Pioletta di Cagli porta il cinema di animazione nelle carceri marchigiane. Si chiama “Scolpire il movimento” il laboratorio condotto da Beatrice Pucci e Marino Neri con i detenuti, che hanno prodotto una favola animata e tre video a tema ecologico.
Protagoniste nelle prime ore di quella che è stata sentita come la “nostra reclusione” per le tensioni e i disordini che sono scoppiati al loro interno a causa dell’ulteriore restringimento delle regole dovute al Coronavirus, e tornate in questi giorni alla ribalta delle cronache per le scarcerazioni di boss mafiosi, le carceri italiane vengono in realtà per la maggior parte del tempo dimenticate, cancellate come non-luoghi, nel senso di luoghi che non esistono, dall’immaginario della nostra società, con tutto il loro carico di storie, dolori, fragilità, che corrispondono non a concetti astratti ma a persone.
Dimentichiamo che nella nostra Costituzione la detenzione è prevista a scopo rieducativo, per indirizzare di nuovo delle vite che hanno deviato, forse facendo coincidere troppo nel nostro pensiero l’idea di colpa con il concetto cristiano di espiazione, e non concentrandoci sul fatto che la società nel suo complesso, compresi noi “di fuori”, deve collaborare attivamente per far funzionare la democrazia, con le sue regole, per il rispetto di tutti. Di questo forse ce ne siamo accorti in questi giorni. Delle situazioni nelle prigioni dovute al sovraffollamento, alla mancanza di personale, di spazi riabilitativi, di fondi per le attività qualcosa dovremmo sapere se ci informiamo (guarda caso sono gli stessi problemi delle scuole).
Ma che cosa può fare una l’arte quando si confronta con problemi tanto realistici e urgenti come quelli dei detenuti?
In questi giorni in cui ci sentiamo tutti un po’ prigionieri, abbiamo pensato a quelle persone che lo sono sempre. Non sempre è possibile lavorare in maniera qualitativamente efficace con i carcerati, e spesso ci si deve affidare al volontariato, ma la Regione Marche da molti anni garantisce continuità con una linea stabile di finanziamento ad attività culturali destinate a portare dignità e bellezza negli istituti di pena. In particolare negli ultimi anni ha promosso il progetto artistico di rete della Compagnia teatrale La Pioletta di Cagli, che da quindici anni lavora con il teatro negli istituti penitenziari insieme a dei professionisti, mentre nel 2017 e 2019 vincendo un bando ha portato nei sei istituti di reclusione delle Marche – Fossombrone, Pesaro, Ancona Montacuto, Ancona Barcaglione, Fermo e Ascoli Piceno (Camerino è chiuso dopo il terremoto), alcuni di massima sicurezza, altri case di reclusione di fine pena, come anche un carcere femminile – il cinema di animazione con il progetto Scolpire il movimento.
Protagonisti del laboratorio, oltre ai reclusi, sono stati l’artista autrice di film di animazione in stop motion Beatrice Pucci (Cagli, 1979; vive a Modena) e l’illustratore e autore di fumetti Marino Neri (Carpi, 1979; vive a Modena), che hanno guidato il lavoro dei detenuti introducendoli al linguaggio del cartone animato e della scrittura di sceneggiature e, con un programma serratissimo di sei ore per quattro giorni in ogni istituto, sono riusciti a realizzare una favola animata dal titolo Seraffino l’asino con la testa di pecora, interamente scritta e realizzata dai prigionieri con un lavoro suddiviso tra gli istituti come in una casa di produzione, con compiti specifici per cui il materiale passava di mano in mano arricchendosi del contributo dei singoli, fino al montaggio finale a opera dei due artisti e la sonorizzazione con le musiche di Demetrio Castellucci.
Nell’esperienza successiva il lavoro si è concentrato sul tema dell’ecologia e ha portato alla produzione di un video per ogni istituto con tecniche diverse come le carte ritagliate, la plastilina e la sabbia.
IL DIALOGO FRA ARTISTI E DETENUTI
Se all’inizio gli artisti si sono sentiti come degli alieni a calarsi in questa realtà così “a parte” rispetto al mondo creativo, il fatto di essersi posti in maniera professionale, trattando i detenuti come studenti dell’accademia, ha permesso loro di ottenere un grandissimo impegno e soprattutto entusiasmo nel vedere conclusi i propri corti. “La tecnica del cinema e dell’animazione ha bisogno di tanti talenti” – dicono Neri e Pucci – “e ogni persona con questo progetto ha potuto tirar fuori la propria attitudine”.
Lo stupore di vedere realizzata una loro idea in un piccolo film di animazione, che è stato poi proiettato anche al Pesaro Film Festival, ha restituito ai detenuti l’orgoglio di avere e realizzare un progetto, forse proprio ciò che nella loro vita è mancato. Inoltre ha dato loro una voce, la possibilità di parlare all’esterno, ma soprattutto dialogare con i propri cari durante le visite di qualcosa che non riguardasse la realtà del carcere, ma l’effimero dei sogni. Oltre all’orgoglio, per chi di loro è padre o madre, di raccontare ai propri figli di aver fatto qualcosa di buono, saper realizzare un cartone animato, riuscendo a raccontare anche un po’ di se stessi. E donando a noi fuori tanta poesia.
‒ Annalisa Filonzi
www.teatrocarcere-marche.it/compagnia-la-pioletta
www.beatricepucci.com
marinoneri.com/blog/
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