Il paradosso di Frigolandia

Mentre la Yale University acquista l’archivio della mitica rivista Frigidaire, il comu-ne di Giano dell’Umbria ordina lo sgombero del luogo dove è custodito.

E in quanto alle cose, è noto che neppure esistono se non capitano per entro a questo nostro brancolare alla cieca”
Cesare Brandi, La fine dell’avanguardia

Nel cuore della regione Umbria, in zone verdeggianti e collinari, note perlopiù per la produzione di vini e olii, c’è un piccolo paesino di 3mila anime. Si chiama Giano dell’Umbria ed è votato all’attività agricola e ignoto ai più, come la maggior parte dei sempre meno abitati centri dell’Italia minore (esclusi quelli che furbescamente aggiunsero al proprio nome quello di grandi poeti che vi nacquero o vissero, vedi Arquà Petrarca o Castagneto Carducci).
Giano dell’Umbria, tuttavia, ha una particolarità: è affiancato da una città, una piccola fortezza, dovrei forse dire un parco divertimenti, visto il suffisso –landia che per qualunque bambino è indizio di montagne russe.

COS’È FRIGOLANDIA

Il nome è Frigolandia e si presenta come un ampio edificio su un solo piano, circondato da un paio di casette più piccole, il tutto arrampicato su un pendio verdeggiante e scosceso.
Esiste dal 2005, quando Vincenzo Sparagna decise di abbandonare Roma e avviare, in Umbria, un nuovo capitolo per la rivista Frigidaire, per Il Nuovo Male e per il suo inestimabile patrimonio di pubblicazioni, tavole, stampe, dipinti e opere d’arte di ogni tipo. È pensata come un museo senza averne l’aspetto, come un luogo d’incontro privo di sala conferenze, come una città immaginaria che però emette passaporti cartacei (dico sul serio, fate le vostre ricerche). Di fatto è sede dell’archivio di decine di riviste che sono già a pieno diritto nella storia dell’editoria italiana, ma è anche un luogo vivo, che sforna volumi nuovi, che festeggia ricorrenze inusuali come la Presa della Bastiglia e il Giorno del Ringraziamento e fa incontrare giovani fumettisti, studiosi e appassionati da tutta Italia.
Vincenzo Sparagna è il custode di queste dinamiche materiali e immateriali: giornalista napoletano, cresciuto professionalmente a Roma, prima tra le fila dello storico periodico satirico Il Male e successivamente fondatore insieme ad altri di Frigidaire.

COS’ERA FRIGIDAIRE

Possiamo immaginare Frigidaire come un oggetto pesante che gravita nel vuoto dello spazio e con la sua massa attrae altri oggetti, fino a creare un sistema di corpi che si muovono insieme, gli uni intorno agli altri, come nel sistema solare.
Questo fenomeno, che in fisica richiede qualche miliardo di anni per compiersi, nel caso di Frigidaire fu molto rapido e aggregò una straordinaria cerchia di giornalisti, fotografi, disegnatori e artisti di ogni tipo. Tra questi basti citare Filippo Scòzzari, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Andrea Pazienza, e tra i prodotti di questa fucina, oltre a Frigidaire: Frìzzer, Vomito, Il Nuovo Male, Il Lunedì di Repubblica, La Piccola Unità
Riassumere questa storia in poche righe sarebbe come provare ad arrivare su Marte in bici, fatto sta che fra le verdi colline dell’Umbria, da ormai quindici anni, esiste un luogo che racchiude tutta l’eredità di un’inestimabile fase dell’arte e della cultura italiana.

Frigolandia

Frigolandia

LA MIOPIA DI UN’AMMINISTRAZIONE UMBRA

Pare un magnifico racconto di (re)esistenza, che tuttavia, come nelle migliori favole, subisce le minacce di un subdolo antagonista. Si tratta dell’amministrazione di Giano dell’Umbria, il paesino di 3mila abitanti che i più assennati di voi pensavano avrebbe presto mescolato il proprio nome con quello della sua attrattiva più importante (“Giano Frigolandia”, non suonerebbe neanche male).
Al contrario, qualche mese fa il Comune ha emesso un’ordinanza di sgombero che intima a Sparagna e alle tonnellate di carta che egli si porta appresso di andarsene. È un atto amministrativo, senza appelli e cassazioni dietro cui rifugiarsi, solo un ricorso al più kafkiano dei tribunali: il TAR.
Il rischio è grande. Non tanto per Sparagna, che in qualche modo se la caverà; lui che da buon napoletano è pieno di amici sparsi per il territorio italiano.
Chi rischia di più siamo noi; noi giovani umbri, pensatori, artisti e cittadini rischiamo di perdere un inestimabile repertorio di idee realizzate e non, di materiali da consultare avidamente per capire cosa sia andato perduto e cosa sia ancora vivo. Soprattutto per guardare al futuro attraverso la lente di un passato che è ancora fertile di significati.
Ma perché vogliono sgomberare Frigolandia?”, starete pensando fra voi. Non pagheranno l’affitto, faranno festini, propaganda politica estremista, andranno a fare la spesa in paese con il pisello all’aria?
Niente di tutto questo, anzi, niente in assoluto. Frigolandia, ai tempi del trasferimento iniziale, fu accolta a braccia aperte. Individuò, con molta immaginazione, la sua futura casa (una ex colonia balilla e poi scuola elementare dismessa) e la ricevette dall’amministrazione locale attraverso una regolare assegnazione, con rinnovi automatici fino al 2045 e un canone di affitto sempre corrisposto. Malgrado ciò, una parte della popolazione iniziò ben presto a essere infastidita dalla presenza dell’“uomo venuto dalla città”, che si era appropriato di un edificio “appartenente alla cittadinanza” (edificio che, per altro, è sempre aperto e accessibile alla popolazione insieme al parco che c’è intorno). Un’antipatia del tutto irrazionale, che crebbe e presto si fece spazio nell’agenda politica di tutte le amministrazioni che si succedettero alla guida del paesino, indipendentemente dall’orientamento politico.
Da anni, le liste candidate a Giano recano fieramente la voce “sgombero dell’ex colonia” fra i punti di forza del loro programma. Uno sgombero che si sta cercando di realizzare oggi attraverso questa ordinanza che contesta il rinnovo automatico della concessione avvenuto allo scadere dei primi dieci anni (nel 2015), in realtà previsto dal contratto e pienamente legittimo. Un cavillo, insomma, posto alla base di un gesto formalmente scomposto, con cui il nuovo sindaco vuole premiare il suo elettorato.
Del resto, di questi tempi, quello che porta consenso non è soggetto a ragionamento critico, neanche utilitaristico. Esiste soltanto la conservazione della specie politica, a qualunque costo.

COSA C’ENTRA LA YALE UNIVERSITY?

Se è vero, come suggerisce la citazione in apertura, che Frigolandia non esiste per i molti di voi che non ci sono ancora capitati, posso testimoniare che è vivissima, che è la dimostrazione che le idee fermentano nel silenzio del tempo e spesso rinascono con maggiore forza.
Sfogliare per la prima volta un vecchio numero di Frigidaire fu per me, all’età di 25 anni, una folgorazione. Fu la scoperta che nell’editoria fosse esistita la libertà. E per questa umanità fatta a pezzi, luoghi come Frigolandia sono l’unica speranza di salvezza, l’unica ipotesi di comunione.
In tempo di certificazioni e denominazioni controllate però, la mia parola non vale molto. Ma certamente deve valere quella dell’università di Yale, Connecticut, che nel 2018 acquistò una consistente porzione dell’archivio sito a Frigolandia per metterlo a disposizione dei propri studenti. Una delle università più prestigiose del mondo venne a Giano dell’Umbria, nella persona del professor Kevin Repp [curatore di “libri e manoscritti moderni europei” alla Beinecke Rare Book & Manuscript Library, N.d.R.], per visitare un luogo la cui fama era arrivata oltreoceano e per portare parte dei materiali ivi custoditi al servizio della ricerca nel proprio Paese con una significativa (anche dal punto di vista economico) acquisizione.
Contemporaneamente, un piccolo paese di campagna, che trova in Frigolandia la sua unica fonte di visibilità nazionale e internazionale, vuole liberarsi a tutti i costi di quell’impiccio. Probabilmente per ottenere qualche fondo europeo per una ristrutturazione da lasciare incompiuta, o forse soltanto per ottusità.
È lecito, in effetti, pensare che il Comune di Giano dell’Umbria non possa capire il valore di ciò che è contenuto tra le mura di Frigolandia, e non mi stupirebbe uno sfruttamento a fini turistici privo di alcuna consapevolezza critica. Non mi stupirebbe neppure l’indifferenza, sport molto praticato tra le pieghe delle valli umbre e, a mio parere, del tutto rispettabile.
L’ostilità è però figlia di una totale assenza di pudore della politica contemporanea; un’attitudine da combattere per non scivolare in un territorio in cui tutto si può paragonare a tutto. Un territorio in cui la sagra dell’oca e la Cappella Sistina possono occupare la stessa voce all’ordine del giorno.
Un territorio di inconsapevolezza e opportunismo, che è disposto a sacrificare qualunque cosa per il più misero tornaconto personale. Un territorio in cui già navighiamo, almeno in parte, e da cui abbiamo occasione di smarcarci urlando a gran voce: “Frigolandia non si tocca”.

Frigolandia

Frigolandia

L’APPELLO PER SALVARE FRIGOLANDIA

Vogliamo ancora imparare molto dall’anziano signore dai capelli bianchi che si rifugia silente tra le colline. Vogliamo portare amici a Frigolandia e raccontargli tutte le storie che conosciamo. Poi dirgli: “Forse moriremo infelici, come sembra inevitabile in quest’epoca di solitudine, però ora sfoglia uno di questi vecchi numeri di Frigidaire! Sento che lì dentro c’è una risposta alle nostre domande. Non so ancora quale però, dovremo tornare ancora molte volte per capirlo”.
Da giorni è stata attivata una raccolta firme online per la salvaguardia di Frigolandia. Potete aggiungere la vostra.

– Alberto Brizioli

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Alberto Brizioli

Alberto Brizioli

Alberto Brizioli nasce a Perugia, dove tuttora vive dopo varie peregrinazioni ed esperienze internazionali. Laureato in giurisprudenza, si dedica alla fotografia, al videomaking e alla regia cinematografica. Attualmente lavora alla gestione dei progetti Emergenze e Edicola 518 insieme al fratello…

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