Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi in mostra a Roma
50 anni dalla scomparsa di Roberto Longhi: i Musei Capitolini ripartono con una importante mostra sulle opere caravaggesche presenti nella collezione del grande storico dell’arte.
Tornano le mostre, da fruire in un tempo dilatato dagli ingressi contingentati e dalle dovute misure di sicurezza. Tra le istituzioni che riaprono ci sono i Musei Capitolini di Roma che accolgono il pubblico con una mostra di spessore: Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi. A curarla Maria Cristina Bandera, direttore scientifico della Fondazione che porta il nome del grande storico dell’arte, situata a Firenze nella casa che fu sua dimora. E che comprende una grande “raccolta”, come amava chiamarla Longhi stesso, composta dalle opere delle maestranze che hanno segnato la storia dell’arte tra cui ovviamente un importante e significativo nucleo dedicato a Michelangelo Merisi da Caravaggio e ai suoi seguaci. E proprio al Caravaggio, grande amore di Longhi, il protagonista di questo grande progetto espositivo che comprende più di 40 opere distribuite in cinque sale. La mostra viene inaugurata in omaggio a Longhi, a 50 anni dalla sua scomparsa. Non si poteva dunque che partire da Caravaggio. Ecco perché.
CHI ERA ROBERTO LONGHI
Roberto Longhinasce nel 1890 ad Alba. Ultimo di tre figli, frequenta i cinque anni di ginnasio presso il Liceo Govone, in quel di Modena. Successivamente si diploma a Torino, iscrivendosi poi alla facoltà di Lettere dell’Università dove frequenta il corso di Storia dell’arte tenuto da Pietro Toesca, laureandosi con lui nel 1911 con una tesi su Caravaggio. “Studioso importante e innovativo, soprattutto una figura carismatica” così lo descrive la curatrice Bandera in conferenza stampa, alla presenza della Sindaca Virginia Raggi e del Vicesindaco Luca Bergamo.“Longhi ha iniziato a studiare Caravaggio da giovanissimo. All’epoca Caravaggio, come ricorderà nei suoi scritti anche Longhi, era uno degli artisti meno noti d’Italia. Naturalmente questa attenzione al pittore, di cui lo storico dell’arte ne riconobbe subito la portata rivoluzionaria, si pose anche nello spirito d’avanguardia in cui Longhi si era mosso. Quest’ultimo dedicherà la sua vita al Merisi, con un’attenzione al pubblico (un aspetto che amo sottolineare) fino alla epocale mostra ospitata da Palazzo Reale, a Milano, nel 1951. ‘Il pubblico guardi bene, osservi come Caravaggio non sia l’ultimo pittore del Rinascimento ma piuttosto il primo artista dell’età moderna. Il pubblico guardi come Caravaggio si sia imposto di essere naturale, comprensibile, umano, piuttosto che umanistico, in una parola popolare’.”Così Longhi spiegava la modernità del grande pittore italiano e il pubblico premiò la mostra; furono fatti 500.000 i visitatori. Tantissimi sono stati gli scritti, i contributi e le soddisfazioni in ambito accademico e di ricerca; il metodo Longhi è uno dei capisaldi della Storia della Critica dell’Arte, cui tutte le generazioni successive si sono rivolte. Scomparso nel 1970 e, in ottemperanza alle sue volontà, l’anno successivo viene costituita la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte a lui intitolata. Ad oggi le attività si sono intensificate, promuovendo diverse borse di studio rivolte a studiosi e ricercatori meritevoli da tutto il mondo.
LA MOSTRA. PAROLA ALLA CURATRICE
Ad introdurre in maniera più approfondita la mostra Il tempo di Caravaggionella conferenza stampa è la Sovrintendente Maria Vittoria Marini Clarelli sottolineando che “la mostra era allestita il giorno prima del lockdown, riaprendo con il ritorno da Amsterdam del capolavoro del Merisi, Ragazzo morso da un ramarro, che rappresenta il cuore della raccolta di Roberto Longhi”.Effettivamente l’opera citata, databile tra il 1596-1597, acquistata negli anni Venti dallo Storico dell’arte è la punta di diamante, cui poi segue un’altra opera attribuitagli, il Ragazzo che monda un frutto-una copia antica del Caravaggio che Longhi definiva una “reliquia” tanto da esporla nella rassegna a Palazzo Reale nel 1951- insieme ad un corpus di più di 40 opere firmate da artisti che ne hanno subito il fascino, in un continuum di luci e ombre. “Le opere in mostra sono tutte quelle della Fondazione. È Longhi che ci ha indicato la strada, perché questa collezione era il riflesso dei suoi studi. L’aspetto tangibile delle sue ricerche. Quindi bastava seguire il pensiero di Longhi e sceglierne un percorso, un cammino, tanto che abbiamo voluto che in mostra ci fossero alcuni frasi e citazioni longhiane perché è in realtà lui stesso a dare una direzione” dichiara la curatrice Maria Cristina Bandera ad Artribune. Una mostra importante, questa, che “rappresenta un segno tangibile della continuità della nostra più alta tradizione figurativa. Quindi, recuperare questi aspetti, questi valori, può – non ci possono essere certezze, ovviamente- essere un segnale importante” per ritrovare la luce dopo un periodo buio come quello che abbiamo vissuto, come nei netti chiaroscuri di Caravaggio. “Quello che può essere più utile per spiegare il pensiero di Longhi è quando dichiara che ‘i quadri di Caravaggio sono dei bellissimi fotogrammi, se riportati in un film sembrano girati su scene vere’ sull’accaduto. Ecco l’importanza di Caravaggio interpretata da Roberto Longhi.”
IL TEMPO DI CARAVAGGIO. CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE DI ROBERTO LONGHI
La mostra si apre con le parole dello Storico dell’arte, scritte nel 1951: “Dopo il Caravaggio, i ‘caravaggeschi’. Quasi tutti a Roma, anch’essi, e da Roma presto diramatesi in tutta Europa. La “cerchia” si potrà dire, meglio che la scuola; dato che il Caravaggio suggerì un atteggiamento, provocò un consenso in altri spiriti liberi, non definì una poetica di regola fissa; e insomma, come non aveva avuto maestri, non ebbe scolari.”La mostra è costruita con un approccio scientificoche non dimentica il grande pubblico, toccando dapprima il clima artistico del manierismo lombardo e veneto dove si formò il pittore, con quattro tavolette di Lorenzo Lotto e due dipinti di Battista del Moroe Bartolomeo Passarotti. Nelle opere che seguono sono visibili le nette influenze del famoso naturalismo di cui Caravaggio incarnò gli aspetti e le pratiche in maniera magistrale. Tra le maestranze troviamo Carlo Saraceni, Angelo Caroselli, Guglielmo Caccia (detto il Moncalvo), Domenico Fetti, Pier Francesco Mazzucchelli(detto il Morazzone). Non manca Jusepe de Riberacon cinque tele raffiguranti gli Apostoli, la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo, insieme a Valentin de Boulogne – recentemente esposto al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo del Louvre di Parigi- con un’ambientazione che fa riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Troviamo poi le opere di artisti fiamminghi e olandesi come Gerrit van Honthorst, Dirck van Baburen e Matthias Stom, insieme a due paesaggi di Viviano Codazzi e Filippo Napoletano. Tra i grandi artisti sono visibili i genovesi Bernando Strozzi, Giovanni Andrea De Ferrari, Gioacchino Assereto, Andrea Vaccaro, Giovanni Antonio Molineri, Giuseppe Caletti, Carlo Ceresa, Pietro Vecchia, Francesco Cairoe Monsù Bernardo. Infine, concludono il percorso due capolavori di Mattia Preti insieme a due opere di Giacinto Brandi.
–Valentina Muzi
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