Al MAN di Nuoro le storie segrete dei contatti tra Sardegna e Piemonte
MAN, Nuoro – fino al 15 novembre 2020. Il MAN riapre al pubblico con la mostra “Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale, una ricostruzione storica delle reciproche influenze culturali tra Sardegna e Piemonte a partire dalla fondazione del regno sardo piemontese.
Dopo la chiusura forzata imposta dall’emergenza pandemica, il MAN di Nuoro inaugura la mostra Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale, a cura di Luca Scarlini.
Il progetto, che doveva essere inizialmente presentato a marzo, consiste in una selezione di opere d’arte, documenti e testi letterari che testimoniano la storia degli scambi culturali tra la Sardegna e il Piemonte a partire dal Regno Sardo-Piemontese fino agli Anni Sessanta.
La sua realizzazione è stata possibile grazie a un lavoro di ricerca archivistica e storiografica, alla collaborazione con varie istituzioni, tra cui i Musei Reali di Torino e la Biblioteca di Cagliari, che hanno acconsentito al prestito di alcuni oggetti, e alla messa in sicurezza degli spazi del museo, ora adeguati alle norme anti COVID.
Completo di video-animazioni ideate dal collettivo Mira e di un catalogo appositamente realizzato dalla casa editrice Ilisso, Il regno segreto segna il primo passo del MAN verso il ritorno alla normalità.
LA MOSTRA AL MAN
La logica espositiva adottata da Scarlini si avvale dei principi della critica post-coloniale, un approccio teorico multidisciplinare nato negli ambienti accademici anglosassoni nei primi Anni Ottanta e dedicato allo studio delle dinamiche culturali e sociali innescate dagli incontri (e soprattutto dagli scontri) tra differenti comunità. L’obbiettivo di queste ricerche è dare spazio a più versioni di uno stesso evento storico, superando ogni gerarchia tra vinti e vincitori. Seguendo tali direttive, Il regno segreto dà vita a una narrazione corale dei contatti tra le due regioni che unisce testimonianze provenienti sia dal contesto sardo sia da quello piemontese e che include oggetti realizzati nell’ambito di diverse discipline artistiche.
Il risultato è un percorso cronologico che si dipana dalla fondazione del Regno di Sardegna (1720) fino a raggiungere gli Anni Sessanta del secolo scorso.
GLI ARTISTI ESPOSTI IN SARDEGNA
Ad aprirlo vi sono i dipinti di genere di Giovanni Micheli Graneri, le tavole tratte dal resoconto di viaggio di Alberto Ferrero della Marmora, Voyage en Sardaigne, e i falsi idoli sardo-fenici protagonisti di una truffa organizzata ai danni del re Carlo Alberto, tutte in qualche modo testimonianze della fascinazione per la Sardegna in epoca sabauda.
Un’ampia sezione ospita poi le fotografie di Vittorio Besso e di Ettore Sottsass, i quali documentarono rispettivamente i lavori per la costruzione nell’isola delle miniere, delle ferrovie e dei monumenti funerari in stile sabaudo.
Particolare spazio è dedicato infine a quegli artisti sardi che in epoca moderna maturarono il proprio stile e trovarono fortuna in Piemonte. Tra questi Edina Altara, Carlo Chessa e Tarquinio Sini, di cui la mostra presenta una selezione di illustrazioni, a loro volta accompagnate da diverse video installazioni curate dalla Fondazione Sardegna Film Commission della Regione Sardegna.
‒ Camilla Mattola
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