Gianikian/Ricci Lucchi e Italo Zannier: riflessioni sull’immagine a Rovereto
MART, Rovereto ‒ fino al 23 agosto 2020. Due mostre tra immagine fotografica e filmata, memoria e oblio. Gli straordinari film dello storico duo Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi e gli archivi di una vita dell'"attivista" friulano Italo Zannier.
Sono due mostre molto diverse tra loro quelle proposte dal MART, ma entrambe indagano lo statuto dell’immagine tra storia e contemporaneità, memoria e oblio. Immagine filmata nel caso di Yervant Gianikian (Merano, 1942) e Angela Ricci Lucchi (Lugo, 1942 ‒ Milano, 2018), fotografica nel caso di Italo Zannier.
Si rivelano ancora una volta straordinari i lavori del duo di artisti/filmaker (la difficoltà nel definirli dipende dall’originalità assoluta). È il momento di uno sguardo retrospettivo, ora che Angela Ricci Lucchi è scomparsa e il marito porta avanti il loro lavoro. Ma l’opera in mostra, I diari di Angela, Noi due cineasti. Capitolo secondo (2019), appena acquisita dal Mart, è tutto tranne un semplice documentario. Il mix di immagini d’archivio relative al lavoro della coppia, di pagine dei diari di Angela e di testimonianze di personalità della cultura diventa un flusso di coscienza (dell’autore e di chi guarda il film) onirico e dalla valenza universale.
ARTE DI TESTIMONIANZA
Un’intera, enorme sala è dedicata a I diari di Angela, e il formato della proiezione aiuta a immergersi nel flusso delle immagini e delle parole. Lo stesso accade per Trittico del XX secolo (2002-2008), l’altro lavoro del duo proposto. E qui siamo nello stile più tipico di Gianikian e Ricci Lucchi, con una proiezione a cinque canali in cui scorrono immagini d’archivio rallentate e virate: filmati relativi ad atroci momenti storici in cui si esprimono la violenza dell’uomo e la sopraffazione di un individuo sull’altro.
La colorazione delle immagini tende a un maestoso effetto pittorico, ma non c’è un filo di estetizzazione. Il trattamento a cui vengono sottoposti i materiali preesistenti li evidenzia nella loro crudezza, rende impossibile volgere altrove lo sguardo, interrogando lo spettatore come testimone o addirittura come correo di ciò che sta guardando.
LA FOTOGRAFIA DALLA NASCITA ALLA MATURITÀ SECONDO ZANNIER
Di tutt’altro tono la mostra dedicata a Italo Zannier (Spilimbergo, 1932), “attivista” nel campo della fotografia, docente, teorico e lui stesso fotografo. Alle pareti campeggiano cento dei suoi scatti, alcuni più scolastici altri più originali, intensi e suggestivi ‒ su tutti i lavori aleggia una certa sensazione di aggraziata malinconia.
Nelle teche al centro sala sono invece disposti i tesori da lui raccolti nel corso di decenni: libri illustrati di vari generi ed epoche. Osservandoli si ripercorrono i diversi modi in cui via via l’immagine è stata riprodotta, ma anche l’evoluzione della concezione del ruolo della fotografia e il controverso rapporto tra immagine e realtà.
Dall’epoca in cui la fotografia non esisteva e l’illustrazione o l’incisione ne anticipavano la funzione si giunge a volumi risalenti all’epoca dei primordi della fotografia, fino a pubblicazioni e libri d’artista contemporanei.
‒ Stefano Castelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati