La materia del paesaggio. Breve storia del metallo
Esistono molti modi per “leggere” il tessuto urbano. Uno di questi è l’osservazione dei materiali che lo compongono. La restauratrice Silvia Conti descrive la storia dei metalli, concentrandosi sulle loro tecniche di lavorazione.
In questa strana estate post o trans pandemica, tra viaggi annullati, ferie andate in fumo durante il lockdown e fughe improvvisate, ipotizziamo un viaggio urbano tra gli elementi di interesse storico artistico che ci attorniano. Non è importante recarsi in un luogo specifico, l’importante è trovarsi in un nucleo urbano con un pizzico di storia alle spalle; che sia Italia, del sud, del centro o del nord, che sia un Paese europeo o extraeuropeo. Non è importante la dimensione del nucleo abitato e non sono importanti gli oggetti o le opere su cui indirizzeremo l’attenzione, se siano opere di rilievo artistico oppure elementi decorativi minori, di contorno o tecnici e costruttivi. L’idea è dirigere lo sguardo alla materia che compone il paesaggio costruito dall’uomo, partendo dall’essenza naturale della materia stessa, passando attraverso l’individuazione delle tecniche artistiche, artigianali o industriali della sua realizzazione. Sino a ricomporre la storia del manufatto fatta di materia prima, tecniche di realizzazione e collocazione temporale o datazione. Si potrebbe considerare un esercizio estivo propedeutico al riconoscimento dell’arte, delle tecniche artistiche, della storia e del restauro.
LA MATERIA DELLE CITTÀ
Noi tutti abbiamo presente le didascalie poste accanto all’opera d’arte nelle mostre. Piccoli talloncini, spesso minimali ed eleganti, con la scritta preferibilmente grigio chiaro su fondo bianco o bianco su grigio chiaro o ancora dalle lettere incise nel plexiglass, sempre troppo piccoli per non indurci ad avvicinarsi per poterli leggere. Quei talloncini contengono preziose informazioni sull’opera esposta: Autore (quando conosciuto), titolo, data, luogo, materia compositiva e tecnica esecutiva. Quei piccoli riquadri sono l’emblema della sintesi dell’opera, attraverso la loro redazione si può persino valutare la qualità di una mostra.
Partendo dai dettagli in uno spazio più ampio, magari urbano, possiamo pensare di apporre idealmente quelle didascalie su ogni oggetto di interesse storico che si incontri sulla via. Certo, pensare a una visione didascalica di un intero centro storico di una qualsiasi città può apparire un’operazione ardua, improbabile o forse folle e maniacale ma in fondo non lo è. La fase propedeutica e progettuale del restauro è costituita proprio da questa forma di lettura schematica e didascalica della materia dell’arte con l’aggiunta dello stato di conservazione. Aggirandosi per una qualsiasi città o paese, possiamo andare in cerca delle stesse informazioni sul complesso o sui singoli oggetti che compongono un paesaggio cittadino. Le stesse informazioni che chiederemmo circa un oggetto esposto in un museo, in una chiesa o in una mostra. In questo gioco si scopre ben presto che gli elementi materiali che compongono una città storica non sono moltissimi, provando a riassumerli si potrebbero elencare nelle seguenti sette macro categorie: pietre naturali e marmi; terra cotta e ceramiche; metalli; elementi lignei; intonaci; conglomerati artificiali come graniglie e stucchi, catrami; vetro.
È singolare pensare alle ristrette categorie materiali che compongono il nostro “mondo”, quello costruito dall’uomo. In maggior parte sono materie tratte dalla natura, essenziali, versatili, durature.
METALLI E TECNICHE
In questo articolo vorrei fissare lo sguardo sui metalli e su come possono essere plasmati e lavorati sino a divenire parte del nostro paesaggio edificato. All’inizio della storia è il ferro, tra tutti i minerali il più antico ed essenziale. Il ferro mantiene spesso il fascino della materia primitiva, è il minerale che ha scandito l’evoluzione della specie umana. Quando si osserva il dettaglio di un ferro eroso dal tempo e dagli agenti atmosferici lo si percepisce vivo. Ha i colori della terra e del cuoio. Un minerale duttile e malleabile dal quale si traggono manufatti forti e tenaci, anime dell’architettura, gabbie strutturali, torri, carene di navi. Si fonde, si estende, si batte, assume ogni forma. Si aggancia, si salda, si imbullona. È un materiale umile e laborioso, duro e flessibile e si adatta a ogni utilizzo. Permane ligio e inalterato per lungo tempo, sino a quando non vede il sole, l’acqua e il mare. Allora la sua superficie si ossida, si sfalda, si sbriciola, perde la scorza come sentisse affiorare la nostalgia delle origini.
Proviamo ora ad analizzare i dettagli che ci consentano di distinguere tecniche esecutive e collocare temporalmente un oggetto in ferro, suddividendoli per tecniche di realizzazione
LA BATTITURA A CALDO
Una tecnica antica che prevede si ammorbidisca il metallo attraverso il calore. A metallo incandescente ma non fuso, viene eseguita la battitura dello stesso sino a plasmarne la materia nella forma desiderata: la battitura a caldo si riconosce dalle preziose imperfezioni della superficie metallica che riporta le tracce dei colpi del martello e i segni delle piegature con le tenaglie. La tecnica della battitura a caldo è molto antica ma si è conservata sino quasi ai giorni nostri, pertanto un elemento realizzato con la tecnica della battitura a caldo ha ottime possibilità di essere antico.
LO STAMPO O FORGIATURA A STAMPO
Forme decorative, foglie e fiori possono essere realizzati a mezzo di immissione del metallo fuso in stampi di ghisa oppure con la più diffusa tecnica della forgiatura a stampo, dove il metallo viene compresso da stampi preformati che imprimono la forma. La tecnica dello stampo esiste sin dall’antichità ma ha una grande diffusione dalla Rivoluzione industriale in poi, quindi oggetti decorativi stampati hanno ottime probabilità di collocarsi tra il XIX secolo e i giorni nostri.
LA FORGIATURA A MANO
Prevede, come la battitura a caldo, il riscaldamento del metallo e la battitura continua a mezzo di elementi meccanici, tipo magli o strumenti industriali, sino a dare alla materia la forma desiderata. La forgia fornisce manufatti plasmati, lisci e di forme flessuose ma regolari. Di datazione non semplicissima poiché la tecnica del maglio è rimasta pressoché inalterata per secoli e la forgiatura industriale l’ha sostituita. Pertanto potrebbero risultare utili dettagli come le saldature o i metodi costruttivi dell’oggetto nell’insieme per definirne la collocazione temporale.
LA TRAFILATURA
Una tecnica più recente, dalla Rivoluzione industriale in poi. È la tecnica con la quale il metallo allo stato liquido o semi solido viene forzosamente indotto a passare attraverso condotti sagomati che ne definiscono la forma, per estrusione. Con questa tecnica si formano aste, tubi e barre. Oggetti di questo tipo sono difficilmente antecedenti al XIX sec.
LA LAMINAZIONE
Si utilizza per formare delle lamine, può essere effettuata a mano, per battitura, per forgiatura oppure per processo meccanico industriale (a freddo oppure a caldo). La laminazione è una tecnica sempre esistita ma vi è una differenza sostanziale tra la laminazione antica ottenuta con battitura a maglio o manuale e quella industriale che produce lamine metalliche. La datazione di una lamina, soprattutto se tinteggiata, è una delle operazioni che più possono trarre in inganno.
LE LEGHE METALLICHE
Le tecniche sopra descritte sono per lo più riferibili al ferro, altra categoria è costituita dalle leghe metalliche derivate dalla mescolanza, in proporzioni variabili, tra il ferro e altri minerali. Nel nostro paesaggio urbano possiamo trovare leghe usate per le caratteristiche di forza e durata, come la ghisa o, in tempi più recenti, l’acciaio. La ghisa è una lega povera, la troviamo impiegata nelle colonnine delle stazioni, nelle strutture che formano le pensiline, nelle fontanelle e nei vecchi lampioni dell’illuminazione pubblica, panchine e chiusini. La ghisa è quasi sempre realizzata a stampo o fusione in terra o conchiglia poiché non è duttile come il ferro, è molto dura e resistente all’usura ma, a differenza del ferro, si può rompere poiché più rigida.
Sempre tra le leghe abbiamo composti di ben altra qualità, potremmo definirli semi preziosi come il bronzo e l’ottone. Il primo è materiale prediletto per la realizzazione delle sculture; dalle minuscole borchie dei portoni sino alle sculture di ampie dimensioni. La tecnica ideale per la realizzazione degli oggetti bronzei è la fusione a cera persa, una delle tecniche più complesse e affascinanti del panorama storico artistico. Il bronzo è il materiale per eccellenza dell’espressione artistica scultorea. L’ottone è più rigido e più recente, lo troviamo in dettagli di alcune cancellate o portoni di inizi Novecento.
I METALLI PREZIOSI
Poi abbiamo i metalli preziosi come l’oro e l’argento. Quasi mai in forma massiccia, ridotti in polvere o foglie sottilissime, ricoprono le superfici per conferire loro dettagli preziosi. La tecnica è quella della laminazione o riduzione in foglia sottilissima della materia prima che viene successivamente applicata sulla superficie da dorare mediante doratura a foglia e bolo, doratura a missione per le tecniche più antiche. In tempi più recenti, esattamente dal 1791, quando Galvani la mise a punto, possiamo trovare la tecnica galvanica che fissa, a mezzo di elettrolisi in liquido salino, uno strato di metallo prezioso, “placcatura”, su altro metallo più povero. Tale tecnica è semi industriale e prevede l’immersione dell’oggetto in vasche di liquido e il passaggio elettrico che fissa per galvanizzazione le particelle di un metallo sull’altro.
Aggirandosi per un qualsiasi centro urbano potremo incontrare queste e altre modalità di applicazione dei metalli nelle forme decorative o strutturali. Una materia che ci accompagna sin dagli esordi della storia e che tuttora trova ampi spazi di espressione in nuove forme e innovazioni materiali, rese possibili dall’evoluzione tecnologica e industriale.
‒ Silvia Conti
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